martedì 31 gennaio 2012

Aspettando la neve

Eccomi qui. In attesa. Nonostante il frenetico periodo lavorativo oggi sono uscita presto da lavoro in seguito all'allarme neve. Stavolta non ho fatto la stakanovista e me ne sono andata prima che iniziasse l'eventuale bufera: volevo evitare l'odissea dell'ultima nevicata!
In questo mezzo pomeriggio libero mi sono sentita sospesa come in una sorta di limbo: un tempo non-tempo, un infinito battito di ciglia, un respiro trattenuto.
Guardo il cielo bianco fuori dalla finestra e decido che in questa sorta di bolla temporale ho voglia di biscotti. Dolci, profumati e croccanti biscotti. Apro il mio libro di biscotti (ottimo regalo di buoni amici) e mi metto al lavoro.
Ecco. La neve sta scendendo sottile e silenziosa. Spero di svegliarmi domani mattina sotto una coltre morbida e bianca così che possa infilare la testa sotto il mio caldo piumone e continuare a dormire: non ho nessuna intenzione di avventurarmi per strada con l'auto per andare a lavoro (non so nemmeno montare le catene!!!). Ti prego! Fa che nevichi sul serio!!!

BISCOTTI al CAFFE'
Ingredienti:
2 tuorli
120 g zucchero semolato
250 g farina
125 g burro
cacao amaro in polvere
2 cucchiai caffè solubile
40 g nocciole
40 g noci
1 cucchiaino di lievito in polvere
latte
sale

Lavorare a crema i tuorli con lo zucchero. Mescolare la farina, 2 cucchiai abbondanti di cacao e il lievito. Sciogliere il caffè in 2-3 cucchiai di latte freddo. Tritare finemente noci e nocciole. Impastare tutti gli ingredienti più il burro sciolto a temperatura ambiente e un pizzico di sale. L'impasto risultante è abbastanza "sabbioso", quasi come se fosse un crumble. Compattare l'impasto il più possibile e farlo riposare in frigo almeno un'ora. Dopo il raffreddamento creare dei cilindri con l'impasto (io ho usato la sparabiscotti per compattare ulteriormente l'impasto e dargli una bella forma cilindrica) e porli in freezer 5-10 minuti. Affettare i cilindri d'impasto con uno spessore di circa mezzo centimetro. Adagiare le fette sulla teglia da forno rivestita di carta da forno e infornare a 180°C per 15 minuti al massimo. Sfornare, lasciare raffreddare e gustare in qualunque momento della giornata: sono deliziosi!
Buon appetito!

Biscotti al caffè


Con questa ricetta partecipo al contest della Pasticciona

lunedì 30 gennaio 2012

Problemi di parentela

Non sono una persona impulsiva. Affatto. Anzi, a ben vedere a volte sono anche troppo riflessiva: prima di dire o fare qualcosa ci penso e ci ripenso così tanto che a volte perdo delle occasioni. Tutto sommato però questa mia peculiarità mi ha risparmiato tante figuracce che, per una un po' rintronata come me, sono sempre in agguato. Il problema però è che non si può stare sempre all'erta: i cali d'attenzione sono all'ordine del giorno e sono proprio quelli i momenti in cui, fatalmente, decido di aprire bocca a sproposito.
Per esempio, quando si è all'inizio di una relazione ogni dettaglio è importante: come ci si veste, gli argomenti di conversazione, gli sguardi, le movenze... tutto. Ne segue che tutti cercano di apparire sempre al meglio, in ordine, ben vestiti e brillanti. Io non facevo certo eccezione, anche se, col senno di poi, parlare di relazione tra due ragazzini di 16 anni mi fa un po' ridere!
Il fattaccio è accaduto tanti anni fa (perciò posso considerare la figura di m...a come caduta in prescrizione) in una caldissima mattina di maggio/giugno.
La mia classe e quella del mio fidanzatino (alias il solito maschio alfa: ebbene si...ci siamo conosciuti fra i banchi di scuola) stavano rientrando a scuola dopo un'uscita a piedi in giro per il paese, non ricordo a far cosa. Io&lui, teneri come due marshmallow, stavamo in fondo alla fila di studenti tenendoci per mano con gli occhietti languidi. Ad un certo punto una signora dai capelli quasi completamente bianchi attirò la Sua attenzione e ci fermammo. La conversazione fu spiccia e dal tono intuii che si trattava di una parente. Mi presentò velocemente, io sfoderai il mio sorriso d'ordinanza e poi ce ne andammo al seguito della scolaresca.
A quel punto, complice il caldo e la stanchezza, persi l'occasione di stare zitta:
"Insomma, chi era quella signora? Tua NONNA?"
"No, veramente è mia MAMMA!"
"Ah!........." (ma nella mia mente "X@&!m0;^%@?*")
Avrei voluto sotterrarmi! Era già abbastanza grave il fatto che avessi "sottilmente" insinuato che Sua mamma mi appariva più anziana di quanto mi aspettassi, ma il fatto che il mio primo inconsapevole incontro con la suocera fosse avvenuto mentre stavo sudando come un ladro in chiesa (ricordo perfettamente la chiazza di sudore sulla mia Polo rossa) mi fa arrossire per la vergogna anche ad anni di distanza!
Per fortuna i maschi, anche i più mammoni, non sono molto sensibili sulla questione "età femminile" e, sempre per fortuna, mia suocera è una bravissima persona che non si lascia turbare da queste sciocchezze. Io, purtroppo, si, soprattutto quando la protagonista di tali nefandezze sono io!

La ricetta di oggi è un risotto fresco e profumato, come l'adolescenza!

RISOTTO al LIMONE
Ingredienti (per 3-4 persone):
400 g riso (per me Ribe)
1 + 1/2 limone (succo e scorza)
1 cipolla dorata piccola
50 ml vino bianco
mascarpone
semi di papavero
1 l brodo leggero
olio evo
una noce di burro
sale, pepe nero

Tritare finemente la cipolla e farla soffriggere in un largo tegame 5 minuti con 3 cucchiai di olio e poca acqua, facendo attenzione a non farla diventare scura. Appena la cipolla si è ammorbidita versare il riso e tostarlo un paio di minuti mescolando continuamente in modo da fargli assorbire il condimento. Sfumare con il vino e con il succo di limone. Nel frattempo aromatizzare il brodo facendolo scaldare con le scorze di limone. Salare, pepare e abbassare il fuoco continuando a mescolare con un cucchiaio di legno.Portare il riso a cottura unendo il brodo caldo un mestolo alla volta. Verso fine cottura aggiungere 2 cucchiai di semi di papavero. Quando il riso è cotto spengere il fuoco e mantecare con una noce di burro 2 cucchiai abbondanti di mascarpone. Servire guarnendo con una fettina di limone euna foglia di prezzemolo.
Buon appetito!

Risotto al limone


Con questa ricetta partecipo al contest "Amarcord" di Cuoche a casa tua

mercoledì 25 gennaio 2012

Da bosco e da riviera

E' il terzo giorno infernale della seconda settimana di fuoco a cui sono sottoposta in questo gennaio lavorativo. Non so se è perchè ancora non mi sono ripresa dalle vacanze natalizie o se improvvisamente tutti si sono risvegliati e hanno deciso che ci sono un sacco di cose da fare. Ovviamente gli altri decidono...io sono il braccio esecutore! Corri di qua e di là, va a finire che per far tutto esco di casa con il buio e rientro che il sole è già tramontato da un pezzo. Una stanchezza incredibile, che non provavo da un sacco di tempo: per cercare di riprenderemi ho trascorso il weekend praticamente in catalessi, stravaccata sul divano, complice anche un tempo grigio e triste che mi ha resa ancora più apatica e sonnolenta. Solo domenica pomeriggio ho avuto un guizzo di vitalità grazie a un paio d'ore di shopping in buona compagnia: il miglior antistress che conosco! E per il resto del tempo che faccio? Mica posso andare in letargo in un centro commerciale!
Per fortuna conosco un metodo antistress più economico: tenere la mente impegnata non costa niente! Allora per sopravvivere assumo la mia tipica espressione assente e mi lascio cullare da dolci ricordi. E cosa c'è di più gratificante che pensare all'estate per contrastare tutto questo grigiume?
Mi ricordo quando in agosto i miei mi portavano in vacanza a Tirrenia: il sole, il gruppo di amici con cui fare bisboccia e giocare a beach volley, la sabbia e il mare. Adoravo abitare per un mese l'anno nelle vicinanze del mare, anche solo per l'odore di salmastro. Mano a mano che ci si avvicinava a Ferragosto tutti iniziavano a fremere, chi per l'eccitazione di poter fare gavettoni, chi per la paura di doverli subire. Tutti. Tranne io, la pecora nera, a cui non era permesso festeggiare in spiaggia con gli amici. Mentre gli altri si attrezzavano con pistole ad acqua e secchi io passavo in rassegna il guardaroba per decidere cosa indossare al tradizionale faraonico pranzo familiare di Ferragosto. Se qualcuno crede che una temparatura tra i 35 e i 40° C possa scoraggiare il mio parentame dallo strafogarsi con almeno 5 portate, si sbaglia di grosso! Il che significa che per quel giorno potevo tranquillamente dimenticarmi di fare il bagno, onde evitare una sicura congestione. Il lato positivo della situazione? Il cibo, naturalmente!
In una di queste occasioni andammo in un piccolo ristorante all'aperto sulle colline di Livorno. Soffiava una leggera brezza e la vista del mare dall'alto era mozzafiato. Non ricordo tutto quello che mangiammo, ma ricordo perfettamente questi tagliolini con pesto e cicale, che nel corso degli anni sono diventati un classico in casa mia. Posso assicurare che il tocco di "terra" dato dal pesto si abbina meravigliosamente alle cicale, un crostaceo forse un po' sottovalutato ma di gran gusto (e più economico degli scampi).


Tagliolini con pesto e cicale


TAGLIOLINI con PESTO e CICALE

Ingredienti (per 2-3 persone):
250 g tagliolini all'uovo
10 canocchie (o cicale) freschissime
150 g pesto alla genovese
2 spicchi aglio
1/2 bicchiere vino bianco
olio evo
sale, pepe nero

Sbucciare e schiacciare gli spicchi d'aglio e farli soffriggere qualche minuto in un largo tegame con 2-3 cucchiai di olio evo. Fare attenzione che non brucino. Lavare le cicale sotto acqua corrente e tagliarle in 3 pezzi con le forbici. Eliminare l'aglio dal soffritto e aggiungere le cicale. Salare, pepare e dopo un minuto alzare la fiamma e sfumare con il vino. Dopo che il vino è quasi completamente evaporato aggiungere il pesto e mescolare. La cottura è velocissima e non bisogna eccedere altrimenti il pesto si asciuga troppo. Cuocere i tagliolini in acqua bollente salata e appena scolati farli saltare un minuto nel condimento di pesto e cicale. Servire immediatamente.
Buon appetito!

Ho appena ricevuto un premio da Carla che mi ha fatto immensamente piacere e mi ha molto risollevato il morale dopo queste giornate così stancanti. E poi essendo verde si abbina bene pure ai miei tagliolini! :-P


Ecco le 7 cose che voglio condividere:
1) I miei libri
2) la mia voglia di viaggiare
3) la pallavolo
4) la casa che divido con il maschio alfa
5) un tramonto sul mare
6) la speranza di un futuro sempre migliore
7) una gran risata

Giro questo premio a:
Claudia
Serena
Marcella
Alessandra
Vale
Gloria
Max
Natalia
Iaia
Lory
Franca
Matteo
Gianni
Vale
Stefania

mercoledì 18 gennaio 2012

Antichi sapori

Negli ultimi mesi, dopo aver sbrigato il delirio della spesa del sabato mattina e aver affrontato un'orda di agguerriti pensionati, io e il maschio alfa abbiamo preso la sana abitudine di recarci in biblioteca per rilassarci. La biblioteca di Pistoia per me è un luogo incantato: c'è sempre un meraviglioso silenzio, ma non di quei silenzi che fanno paura o imbarazzo, no. C'è un silenzio di pace e tranquillità, di studio, meditazione e pensieri. Molto diverso anche dal silenzio che si può trovare in chiesa, piu greve e timoroso. Sto bene in biblioteca, mi piace gironzolare per gli scaffali alla scoperta di tesori nascosti: libri vecchi e nuovi, cd di musica classica e dvd introvabili. Mi piace quel silenzio sereno, placa i miei tumulti e mi riappacifica col mondo. Per quanto possa piacermi il computer (e questo blog ne è la prova, sebbene non ci capisca un granchè) l'odore della carta esercita sempre un fascino irresistibile su di me; sfogliare le pagine una ad una e avvertire la ruvidità della carta tra le dita è qualcosa che nessun eBook potrà mai dare.
Ultimamente passo la maggior parte del tempo in emeroteca, dove ho scoperto una nutrita collezione di riviste che ne comprende anche alcune di cucina! E' in questo angolo di biblioteca, con comode poltroncine rosse e pareti in vetro da cui filtra il sole del mattino, che ho scoperto Cucina Naturale, una fantastica rivista che non conoscevo! Ne ho sfogliato alcuni numeri e ho trovato un sacco di ricette e spunti originali. Da quella volta, quando vado in biblioteca, mi porto carta e penna per le annotazioni!
Sfogliando un vecchio numero ho trovato un accenno ad una antica zuppa medievale a base di pane, porri e latte che mi ha fatto letteralmente venire l'acquolina in bocca: la porrata. Non c'erano foto, nè dosi così mi sono documentata un po' per altre vie. Si tratta di una antichissima zuppa, molto amata in Italia e in Francia, un piatto povero della tradizione contadina preparato in inverno con quello che c'era (pane secco, cipolla, porri, latte di vario tipo) in grado di soddisfare il palato e pienare la pancia.
Dopo essermi "acculturata" con queste nozioni di archeogastronomia mi sono fiondata in cucina e ho preparato la porrata (che fra l'altro è anche un ottimo modo per non buttare il pane raffermo!): l'ho trovata deliziosa! Ho sempre saputo che i contadini in cucina ci sanno fare!

Porrata



PORRATA

Ingredienti (per 3-4 persone):
250 g pane raffermo
3 porri
1 cipolla bianca o dorata
1/2 l latte
brodo leggero (vegetale o di pollo)
noce moscata
burro
olio evo
sale, pepe nero

Mettere in ammollo in acqua calda il pane raffermo per una decina di minuti. Affettare molto sottilmente la cipolla e farla soffriggere in una pentola per alcuni minuti insieme a una noce di burro e 3 cucchiai di olio evo: deve appassire bene ma non scurirsi. Lavare e tagliare i porri a rondelle sottili, poi aggiungerli al soffritto di cipolla e farli stufare aggiungendo mezzo bicchiere di brodo caldo. Quando sono morbidi salare leggermente. Strizzare bene il pane e aggiungerlo ai porri, mescolare e far prendere il bollore. Aggiungere il latte caldo e un pizzico di noce moscata e lasciare sobbollire il tutto a fiamma bassissima per un'ora circa, mescolando ogni tanto. Se la zuppa dovesse risultare troppo asciutta aggiungere brodo a piacere (in cottura) fino alla consistenza desiderata. Servire calda magari spolverizzata di pepe nero appena macinato e un buon pecorino grattugiato. Accompagnata da un bel bicchiere di vino rosso è la morte sua!
Buon appetito!


Con questa ricetta partecipo al contest di Pensieri e pasticci



e alla raccolta di Menta Piperita & Co.

domenica 15 gennaio 2012

Un libro e un coniglio

Mi sono svegliato da poco, dopo un sonno breve e tormentato, la testa ancora intontita. Ho i piedi graffiati e doloranti per il lungo camminare: dalla Contea a Brea, Collevento, Gran Burrone, le miniere di Moria, Lothlorien e poi ancora gli Emin Muil fino al Nero Cancello e qui, l'Ithilien. Ci siamo separati dalla Compagnia e abbiamo perduto Gandalf; abbiamo vagato, sperduti, fino a che non abbiamo incontrato Gollum.
C'è silenzio intorno a me...troppo. Dov'è il padrone? Dov'è? Non dovebbe allontanarsi da me. E' pericoloso andare in giro per questa desolata brughiera: Orchi e chissà cos'altro potrebbero essere in agguato. Pensare che una volta l'Ithilien era considerato il giardino di Gondor per la sua rigogliosità. Di tutta quella magnificenza e vita restano solo l'erica, gli alberi, le felci e una gran quantità di erbe aromatiche, che profumano l'aria come se fosse già primavera, come se tutto il nostro mondo non fosse in pericolo, come se non ci dovessimo recare nella terra di Mordor per attraversare un territorio morto e in putrefazione per raggiungere il Monte Fato e distruggere finalmente l'anello del potere, l'anello dell'Oscuro Signore, che con il suo malefico influsso sta soggiogando tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo.
Finalmente scorgo il padrone che dorme tranquillo sotto una felce. Lo guardo e penso a quanto gli sono affezionato: Frodo non è solo il mio datore di lavoro, ma anche il mio migliore amico e lo hobbit migliore che conosco. Lo guardo e vedo la sua stanchezza, il pallore del suo volto che sembra quasi emanare luce, il suo tormento interiore. Sta cambiando: è sempre più triste e taciturno, nei suoi occhi si è insinuato il sospetto e la paura di venir derubato dell'anello. Ma chi vorrebbe accollarsi un tale onere? Io no di certo, anche se farei di tutto per aiutarlo a portare questo fardello. Ma non posso: lui, e lui soltanto, è il Portatore dell'Anello e questo gravoso compito lo sta consumando. E' solo e per una volta Gollum, quell'essere putrido, non gli ronza intorno tormentandolo, avvelenandogli la mente e l'anima. Come poteva essere anch'egli uno hobbit? Non mi fido di lui, non mi fido della sua viscida gentilezza; so che brama solo quel maledetto anello. Lo cerca con sguardo avido: sarebbe disposto a tutto per averlo. Vorrei poterlo cacciare via, lontano da noi ma purtroppo ci serve: è l'unico che può farci entrare a Mordor senza passare dal Nero Cancello, senza che l'occhio di Sauron ci scorga. E' un piano folle e disperato ma non abbiamo scelta.
Ma dove diavolo si è cacciato quello schifoso? Si sarà nascosto al buio a rosicchiare qualche sventurata preda: un essere che teme la luce del sole e l'aria fresca della campagna non può portare niente di buono. Sono sicuro che il mio vecchio gaffiere sarebbe d'accordo con me! Gli ho chiesto di procurarci del cibo perchè non ne posso più di mangiare lembas, il pane elfico, ed è riuscito a cacciare due sparuti conigli con cui voglio preparare uno stufato. Per fortuna ho portato con me due casseruole e un mestolo di legno per poter cucinare: sapevo che prima o poi mi sarebbero tornati utili. Le erbe aromatiche per dare più sapore non mancano in questo territorio, peccato non abbia a disposizione anche qualche bella patata per contorno e un po' di buon vino della Contea! Per fortuna, nel fondo del mio zaino, porto sempre la mia preziosa scatolina del sale. Non ne verrà fuori una prelibatezza ma, che diamine, per una volta faremo un pasto caldo. Sono sicuro che dopo anche padron Frodo si sentirà meglio e più ottimista.
Io sono Samvise Gamgee e questo è il mio coniglio stufato con le erbe aromatiche.

Coniglio stufato alle erbe aromatiche


Ingredienti:
1 coniglio a pezzi
250 ml vino bianco
3 spicchi aglio
erbe aromatiche miste (basilico, prezzemolo, origano, erba cipollina, salvia, rosmarino...)
1 foglia alloro
2 bacche di ginepro
olio evo
sale, pepe nero

Tritare l'aglio e un mazzetto di prezzemolo e far soffriggere tutto in una capiente casseruola insieme a 30 ml di olio evo. Aggiungere il coniglio a pezzi e le bacche di ginepro e far rosolare su tutti i lati a fiamma vivace per alcuni minuti. Aggiungere la foglia di alloro e tutte le altre erbette tritate grossolanamente, salare, pepare e sfumare con il vino. Abbassare la fiamma e far cuocere semicoperto almeno 30 minuti: il fondo di cottura deve ritirarsi e addensarsi leggermente. Accompagnare naturalmente con patate lesse o al forno!
Buon appetito e buona lettura!



Il Signore deli anelli : Il fantasy per eccellenza e il mio libro preferito in assoluto, fin dalla prima lettura avvenuta quando frequentavo ancora le scuole medie. Da allora l'ho riletto solo una volta ma medito di rifarlo al più presto: venir trasportata in un altro mondo, vivere avventure epiche e meravigliose grazie alle parole mi piace moltissimo ed è un ottimo antistress! Una storia che parla della lotta del bene contro il  male e che ha nell'amicizia un cardine fondamentale. Una storia che ci insegna che per quanto una persona possa essere piccola e apparentemente insignificante, può cambiare il corso della storia e il destino del mondo. Mi ha sempre affascinato la figura di Samvise Gamgee, un'anima candida, eternamente ottimista con una insospettabile forza: non è il protagonista ma è certo che senza di lui Frodo avrebbe combinato ben poco! Come potrebbe non piacermi? Nel bel mezzo di un viaggio probabilmente senza ritorno, ricercati dagli eserciti del male, con una guida improbabile e il male che dilaga lui trova comunque il modo di cucinare perchè "un buon pasto risolleva il morale". La penso esattamente come lui e probabilmente, al suo posto, avrei fatto la stessa cosa!

Con questa ricetta partecipo alcontest di Dolci pensieri

sabato 14 gennaio 2012

Disintossicazione (Versione 2.0)

Ci risiamo: una vellutata anche oggi. Che ci posso fare se in cucina sembro schizofrenica? Nell'ultimo periodo sto alternando ricette di dolci ipercalorici a cremose vellutate vegane, che sarebbero perfette per una dieta depurante post-festività, non fosse per i sopracitati dolci da ingrasso!
Inoltre se nel weekend ho tempo e voglia per arditi esperimenti dolci, infrasettimanalmente la voglia e il tempo di cucinare si approssimano allo zero e mi trovo a dover mettere insieme una cena calda (caratteristica imprescindibile col freddo di stagione), leggera, gustosa e appetibile anche per l'uomo di casa. Il tutto in tempi record e talvolta con limitate scorte di vivande! Con questa filosofia ultimamente stiamo regredendo verso un regime alimentare da svezzamento! Eppure io adoro queste calde pappine colorate di verdure! In questo caso per vivacizzare il colore un po' smorto del cavolfiore ho aggiunto il giallo solare del curry che, oltre a dare un bel colore allegro, si sposa benissimo col cavolo.
Ricetta banale? Può darsi, ma io la consiglio comunque.

VELLUTATA di CAVOLFIORE al CURRY

Ingredienti (per 2-3 persone):
1 piccolo cavolfiore (500 g)
mezza cipolla dorata
1 patata di medie dimensioni
polvere di curry
1/2 bicchiere latte (facoltativo)
brodo vegetale
olio evo
sale

Affettare finemente la cipolla e stufarla in una casseruola alcuni minuti con 1 solo cucchiaio di olio e poca acqua. Lavare il cavolfiore e dividerlo a cimette, sbucciare la patata e tagliarla a dadi. Aggiungere le verdure così preparate alla cipolla e lasciare insaporire un paio di minuti a fuoco vivace, poi salare. Aggiungere abbastanza brodo (o semplice acqua) da coprire quasi completamente le verdure. Per un risultato finale più cremoso aggiungere anche mezzo bicchiere di latte (io lo faccio sempre). Far riprendere il bollore e aggiungere un cucchiaino abbondante di polvere di curry, poi abbassare la fiamma e lasciar cuocere semi-coperto per mezz'ora. Togliere dal fuoco e frullare con il pimer a immersione. Se la vellutata dovesse risultare troppo liquida rimettere sul fuoco per far addensare, se troppo soda aggiungere del brodo fino alla consistenza desiderata.
Si può omettere la stufatura della cipolla e cuocerla insieme alle altre verdure in acqua, eliminando anche quel poco olio che ho usato, però la perdita di gusto è maggiore rispetto al risparmio sul conto calorico: secondo me il gioco non vale la candela!
L'ho servita semplice semplice, senza guarnizioni nè condimenti perchè la trovo perfetta così: ha una consistenza molto cremosa e appagante e trovo che il binomio cavolfiore-curry sia splendido e molto saporito, senza bisogno di aggiunte.
Buon appetito!

Vellutata di cavolfiore al curry

mercoledì 11 gennaio 2012

Profiterol o tiramisù?

Si suole dire che l'Epifania tutte le feste si porta via. Nel mio caso ciò non corrisponde a verità in quanto allo scoccare della mezzanotte del 7 gennaio iniziano i festeggiamenti per il SUO compleanno. Infatti anche il maschio alfa compie gli anni (non mi è concesso dire quanti perchè si sente vecchio....peggio di una donna! Basti sapere che ne ha uno più di me! :-P) ed essendo un maschio viziato e coccolato gli piace ricevere auguri e regali. E' quindi con i festeggiamenti della Sua augusta persona che termina il periodo più ipercalorico dell'anno. Quest'anno sono stata veramente scandalosa: a corto di idee dopo il Natale appena trascorso, non gli ho ancora regalato niente. In ogni caso una cosa non potevo esimermi di fare: una faraonica torta di compleanno, ovviamente. D'altronde ho preparato torte di compleanno per chiunque negli ultimi mesi, potevo non preparare qualcosa di assolutamente speciale per il mio compagno di una vita?
Da tempo immemore so che ci sono due dolci che lo fanno letteralmente impazzire: il tiramisù, rigorosamente preparato da sua mamma, con il quale non è permessa competizione (cocco di mamma! nda) e il profiterol. Una mattina di tanti anni fa lo sopresi a mangiarsi le tanto amate bignè addirittura alle 9.30!!! Se non è gola questa...
Dunque: non potevo fare il tiramisù, ma il profiterol? Oddio, ho sempre sentito dire che è difficilissimo fare i bignè, senza contare gli accalorati scoraggiamenti di mia mamma "Compra i bignè gia pronti che di sicuro non ti vengono. E' già un miracolo se ti è venuto bene il tronchetto, non sfidare ulteriormente la fortuna.". Fortunatamente se tengo un blog di cucina è anche perchè il mio ego è abbastanza grande da farmi sentire in grado di cucinare qualunque cosa (o quasi), perciò ho fatto un pieno di autostima e mi sono lanciata nella preparazione della pasta choux seguendo alla lettera questa ricetta.
Se scrivo questo post è facile immaginare quale sia stato il risultato! ;-)
Poi un'altra idea geniale: e se unissi i 2 amati dessert in una unica, goduriosissima golosità? Fatto!
Per il maschio sarebbe dovuta essere una sorpresa, visto che gli ho reso la cucina off-limit per un paio di ore al giorno negli ultimi due giorni, e sono sicura che non si aspettava il profiterol dato che gli avevo già ampiamente spiegato che non ne ero capace. Poi però, la mattina del pranzo della festa ho capitolato e gli ho mostrato il frutto delle mie fatiche.Vedere la sua espressione stupita e il sorriso che gli si allargava sul viso è stato bellissimo e piu soddisfacente di vederlo scartare l'ennesimo regalo. Il tutto è stato seguito da un perfido ghigno come a dire "questo è tutto mio e guai a chi lo tocca!"
Per fortuna ancora non sapeva che li avevo riempiti con la crema di mascarpone, la sua altra grande passione. In quel caso penso che sarebbe veramente scappato nella solitudine del suo studio con la sua torta di compleanno! :-)

Profiterol al tiramisù


PROFITEROL al TIRAMISU'

Ingredienti:
(dovrebbe essere una dose per 24 bigne...a me ne sono venuti 21)
2 uova
66 g burro a temperatura ambiente
70 g farina
75 ml acqua
10 ml latte parzialmente scremato
mezzo cucchiaino sale

Mettere in un pentolino acqua, latte, sale e il burro tagliato a tocchetti e abbastanza morbido. Scaldare dolcemente in modo che il burro sia perfettamente fuso prima che l'acqua inizi a bollire. Quando l'acqua inizia a bollire versare la farina tutta in una volta e mescolare con un cucchiaio di legno. Cuocere a fiamma bassa finchè il composto non si sarà asciugato un po' e sul fondo del pentolino non si è formata una patina biancastra. L'impasto resta abbastanza morbido in ogni caso, quindi è bene non esagerare con la cottura. Togliere dal fuoco quando si inizia a sentire odore di burro cotto.
Trasferire il composto in una ciotola e continuare a mescolare per farlo freddare (io ho usato le fruste eletttriche) per un paio di minuti. Sbattere le uova in una ciotolina e aggiungerle lentamente all'impasto continuando a mescolare (sempre con le fruste elettriche). Non aggiungere la dose successiva di uovo se la precedente non è stata perfettamente incorporata. Ho ottenuto un impasto morbido ma sodo.
Ungere bene con del burro una teglia da forno (niente carta da forno). Con 2 cucchiaini prelevare un quantitativo di impasto della grandezza di una ciliegia, renderlo il più possibile sferico e adagiarlo sulla teglia. Chi è pratico può usare la sac-a-poche. Proseguire fino al termine dell'impasto. I bignè devono essere ben distanziati tra loro perchè in cottura gonfiano parecchio.
 Infornare a 200° C per 12 minuti (i bignè saranno già gonfiati), poi continuare la cottura per 20-25 minuti lasciando lo sportello del forno socchiuso (ho usato il manico di un cucchiaio a contrasto con lo sportello per creare una sorta di valvola di sfogo del forno). Sfornare e lasciare raffreddare.
I miei sono venuti bellissimi: gonfi e cavi all'interno. Sembravano proprio di pasticceria e io ne sono orgogliosa come non mai! Ecco i miei amati pargoletti:

bignè


per la farcitura:
500 g mascarpone
5 tuorli
5 cucchiai abbondanti di zucchero a velo

Sbattere a lungo i tuorli con lo zucchero fino a che non si eè creata una crema gonfia e liscia. Aggiungere il mascarpone e amalgamare bene fino all'ottenimento di una crema omogenea. Lasciare riposare in frigo una notte prima di usarla per farcire i bignè: in questo modo si rassoda e non c'è rischio che fuoriesca.

per la glassa:
160 g cioccolato fondente
140 g panna fresca
2 cucchiai caffè solubile

In un pentolino versare la panna e sciogliervi il caffe solubile. Scaldare la panna a fuoco basso e sciogliervi dolcemente il cioccolato precedentemente spezzettato. Amalgamare bene e far raffreddare un po' prima di utilizzarla per glassare i bignè.

per il caramello (guarnizioni):
70 g zucchero semolato
10 ml acqua

Versare acqua e zucchero in un pentolino, mescolare e iniziare a scaldare a fuoco basso. Non toccare più niente fino a che lo zucchero non si è fuso e non ha assunto un colore ambrato. Spengere il fuoco, prelevare il caramello a piccole porzioni (io ho usato un cucchiaio) e creare delle specie di linguette depositandolo su un foglio di carta da forno. Quando sono perfettamente solidificate usare le linguette per guarnire il profiterol.

Assemblaggio:
Praticare un piccolo foro alla base dei bignè, usando un coltello. Riempire la sac-a-poche con la crema di mascarpone e riempire le bignè allargando il foro praticato usando un beccuccio liscio abbastanza lungo e largo. Immergere parzialmente i bignè nella glassa di cioccolato tenendoli per la base, poi disporli sul vassoio di portata (io ho creato una specie di piramide). Versare la glassa avanzata sulla piramide in modo da ricoprire quasi completamente i bignè (questione di gusti: si può anche limitare la glassa ma a noi il profiterol piace affogato di cioccolata!). Guarnire con le linguette di caramello e servire.

Ammetto che è stato un lavoro piuttosto lungo ma il risultato ha sorpreso me per prima, che non sono affatto una estimatrice del classico profiterol: la crema al mascarpone è semplice e incontra più il mio gusto; la glassa di cioccolato al caffè è assolutamente da provare perchè davvero goduriosa! Per quanto riguarda LUI....beh, il giorno successivo era rimasto solo un bignè (che è stato pappato dopo cena), perciò presumo che abbia davvero apprezzato!
Buon appetito e buon compleanno al mio maschio alfa!



Con questa ricetta partecipo al contest della  Pasticciona in cucina


e al contest del Molino Chiavazza sulle torte di compleanno

mercoledì 4 gennaio 2012

Disintossicazione

Basta. Non ce la faccio più. Gli ultimi 15 giorni sono stati un tour de force, più faticosi di una maratona, più impegnativi dell'esame di meccanica quantistica (beh...forse non così difficili!): mangia, assaggia, ingurgita, tracanna...Altro che digestivo: qui ci vuole l'idraulico liquido per digerire tutto quello che mi sono sbafata! Credo di aver raggiunto l'apice durante il cenone di fine anno: io e il maschio alfa siamo migrati alla volta di Radicofani, in un delizioso ristorantino di paese dove ci hanno rimpinzato talmente tanto da fargli perfino rifiutare il profiterol, il suo dolce preferito! Dopo un ricco antipasto, 4 primi piatti, il coscio di maiale al forno e la tagliata di fiorentina il maschio alfa ha gettato la spugna. Io invece ho continuato imperterrita a ingozzarmi, tanto che all'ennesimo carciofino fritto che mi infilavo in bocca il maschio mi ha guardato disgustato e mi ha sussurrato:"Jessy....fai veramente schifo!". Ma quanto è romantico!!!!
Ora però sono davvero allo stremo delle forze e sento la necessità di disintossicarmi da tutto questo tripudio di calorie. E allora via libera a una montagna di verdure rimineralizzanti, e cosa c'è di meglio di una bella vellutata?
Ho scoperto da poco il sedano rapa e lo trovo delizioso: più dolce del classico sedano, si abbina molto bene al gusto amarognolo del radicchio rosso per dare vita a un piatto dal gradevole contrasto cromatico, saporito ma estremamente ipocalorico. In realtà si abbina bene anche a formaggi dal gusto deciso come il gorgonzola, ma in questo caso è off limits!

VELLUTATA di SEDANO RAPA con RADICCHIO all'AGRO

Ingredienti (per 2-3 persone):
1/2 sedano rapa
1 patata
1 cespo di radicchio trevigiano
1 cipolla
olio evo
aceto
brodo vegetale
sale, pepe

Sbucciare la patata e il sedano rapa, tagliarli a tocchetti e poi mettere tutto in una pentola capiente insieme a circa un litro di brodo (va bene anche semplice acqua). Far prendere il bollore, poi salare, pepare e incoperchiare abbassando la fiamma. Lasciar sobbollire una mezz'ora. Quando le verdure sono morbide frullare tutto con un pimer a immersione: si ottiene una crema piuttosto densa.
Nel frattempo lavare il radicchio, asciugarlo e tagliarlo a striscioline. Affettare sottilmente una cipolla e farla soffriggere in padella con appena un cucchiaio d'olio per un paio di minuti, poi aggiungere il radicchio e far stufare a fuoco basso aggiungendo, se necessario, qualche cucchiaio di acqua. Dopo una decina di minuti salare, pepare e sfumare con un cucchiaio di aceto. Proseguire la cottura ancora per qualche minuto, poi spengere.
Servire la vellutata calda guarnita con alcune cucchiaiate di radicchio.
Buon appetito!

Vellutata di sedano rapa con radicchio all'agro

Con questa ricetta partecipo al contest di Sale e coccole


e anche alla raccolta di Menta piperita & Co.

martedì 3 gennaio 2012

Miracolo di Natale

I miracoli esistono. Ne sono certa e adesso ne ho pure le prove.
Dopo anni di cocenti delusioni, arrabbiature, imprecazioni, tentativi miseramente falliti con risultati che oscillavano dal carbonizzato al quasi crudo, finalmente sono riuscita a produrre un tronchetto degno di tale nome!
Per tanta gente è una delle preparazioni più semplici del mondo (anche se nella mia famiglia nessuno, oltre a me, ha mai osato provare) ma per me è stato un incubo fin dalla prima volta che ho tentato. Alcune volte era risultato persino mangiabile, anche se avevo dovuto seppellire la pasta sotto uno spesso strato di crema per non dare a vedere che nell'arrotolamento si era rotta in quanto, evidentemente, poco morbida.
Come mio solito non ho mollato e a forza di batterci la testa e cambiare ricette sono riuscita laddove avevo sempre fallito. Sarà stata la magia del Natale?
Il miracolo è avvenuto la mattina del 25 dicembre. Dopo essermi sobbarcata l'onere di preparare il dolce per il pranzo di Natale (oltre a 2 antipasti, un primo e un secondo) ho deciso di riprovarci con il tronchetto e di farcirlo con la solita crema Rocher, facile da fare e che tutti adorano. Gli sfiduciati avevano già pronto un pandoro su cui spalmare la crema nel caso avessi fatto cilecca.
E invece, stavolta....ta daaaaaaaaaa!!!!
"Eureka!" Avrebbe esclamato Pitagora!
La pasta biscotto è uscita fuori dal forno ben cotta, morbida e fragrante: si è lasciata arrotolare a meraviglia, senza nemmeno accennare una spaccatura!
Quando l'ho portato in tavola ho fatto un figurone: grazie Babbo Natale!

Per la realizzazione della pasta biscotto mi sono ispirata alla ricetta presente nell'enciclopedia della cucina di mia mamma e incredibilmente, oltre a essere bello, il tronchetto era pure buono!

Tronchetto di Natale alla crema Rocher


TRONCHETTO di NATALE alla CREMA ROCHER

Ingredienti (per la pasta biscotto):
4 uova
55 g farina
55 g fecola
80 g zucchero
1/2 cucchiaino bicarbonato
1 bustina vanillina
1 tazzina di caffè

Separare gli albumi dai tuorli e montare quest'ultimi a lungo con lo zucchero, fino ad ottenere una crema liscia e spumosa. Aggiungere a poco a poco la farina e la fecola setacciate, poi il bicarbonato e la vanillina. Montare a neve ben ferma gli albumi e aggiungerli all'impasto delicatamente, con movimenti dal basso verso l'alto, fino a quando non è omogeneo.
Rivestire di carta da forno una placca da forno e stendervi l'impasto. Livellare bene in modo che lo spessore sia il più possibile omogeneo. Infornare a 180°C per 10 minuti, poi sfornare e rovesciare la pasta biscotto su un canovaccio umido. Staccare molto delicatamente la carta da forno e arrotolare la pasta finché è ancora calda. Nel mio caso sembrava un'operazione chirurgica a cuore aperto: io "operavo" con l'ausilio di spatola e coltello, mentre il mio assistente (alias il maschio alfa) osservava preoccupato la scena porgendomi i ferri del mestiere!
Una volta che la pasta si è raffreddata, srotolarla, bagnarla leggermente con il caffè (aiutandosi con un pennello da cucina) e farcirla con la crema Rocher.

Ingredienti (per la crema Rocher):
250 g mascarpone
un bicchiere nutella
100 ml panna fresca
40 g granella di nocciole
mezza confezione wafer alla nocciola

Mescolare il mascarpone con la nutella e la granella di nocciole. Aggiungere i wafer sbriciolati. Montare la panna fresca e aggiungerla lentamente alla crema. Lasciare raffreddare circa mezz'ora in frigo.

Con la crema ottenuta farcire l'interno del rotolo aiutandosi con una spatola. Arrotolare di nuovo il rotolo, tagliare le estremità e spalmare la crema anche all'esterno in modo da farlo somigliare ad un tronco. Io ho decorato semplicemente con delle stelline dorate (parte di un graditissimo regalo da parte di una cara amica) ma ci si può sbizzarrire con qualunque cosa a tema natalizio!
Buon appetito!

Tronchetto di Natale alla crema Rocher

Vorrei anche ricordare che è pronto il calendario 2012 e il librino in pdf con le ricette partecipanti alla raccolta per i bambini di Rocchetta Vara, iniziativa nata a seguito dell'alluvione del 25 ottobre. Tutte le informazioni necessarie per effettuare una donazione o per acquistare il calendario e/o il librino possono essere trovate qui.


Con questa ricetta partecipo al contest del Molino Chiavazza