giovedì 27 dicembre 2012

Nelle terre selvagge

Tra frizzi e lazzi anche quest'anno Natale, con i suoi pasti pantagruelici, è passato. Ho cucinato parecchio ma non ho avuto il tempo per fotografare praticamente nulla. Pazienza: vorrà dire che replicherò le mie ricette in momenti meno indaffarati! Continuo quindi con il mio resoconto americano.
Nello scorso post ho anticipato che non ci siamo mai azzardati a fare il bagno nell'oceano sebbene l'acqua fosse deliziosamente tiepida sia a Miami che alle Keys. E allora perchè rinunciare? Beh, ho scoperto che le acque della Florida, sia dolci che salate, sono infestate da un sacco di bestiacce non sempre raccomandabili. Prima di partire, con un tempismo perfetto, avevo appunto visionato un simpatico documentario sugli attacchi degli squali lungo le coste della Florida che non mi ha molto rassicurato. Oltre a ciò quando ci si trova davanti cartelli tipo questo:
la voglia di fare il bagno scende ai minimi storici! L'unica volta che ho osato immergere i piedi nelle acque cristalline delle Florida Keys dopo pochi minuti ho avvistato, a un paio di metri dai miei piedi, una macchia scura che si avvicinava: non sono stata curiosa, ho girato i tacchi e sono tornata a riva. Meglio non rischiare! E questo è niente rispetto a quello che mi aspettava! Infatti, dopo le isole, siamo tornati sulla terraferma con destinazione il parco Everglades. In pratica tutta la parte sud della Florida è una riserva naturale occupata da stagni, acquitrini, una vegetazione tropicale lussureggiante e una fauna a dir poco variegata: aironi, aquile, fenicotteri ma anche tartarughe e strani pesci tropicali. Sapevamo della possibilità di incontrare alligatori, coccodrilli e pantere della Florida ma immaginavamo fosse un po' come per i cinghiali sul nostro Appennino: tutti sanno che ci sono ma non è poi così semplice avvistarne. Non potevamo essere più lontani dalla realtà.
Anche se a un primo sguardo possono sembrare tronchi galleggianti, no, non lo sono! Sebbene questo fosse una sorta di allevamento ci siamo presto resi conto di quanto l'incontro con un alligatore non sia affatto inusuale: durante il giro in airboat (una figata incredibile!) svariati esemplari di ragguardevoli dimensioni nuotavano tranquillamente a meno di un metro dalla nostra barchetta dai bordi inquietantemente bassi (solo dopo ci hanno detto che possono fare dei "salti" per agguantare la preda. E solo dopo ho capito perchè ci avevano consigliato di non sporgere le braccia!), per non parlare poi di tutti quelli che abbiamo avvistato negli stagni e addirittura nei fossi a bordo strada durante il nostro giro nel parco!!!
Giunti nella parte più a sud del parco, dove le acque salmastre dell'oceano si mescolano a quelle dolci dei fiumi, ci siamo un po' rilassati dato che gli alligatori vivono solo nei fiumi d'acqua dolce. Infatti, in questo tipo di acque più salate, vivono niente meno che i coccodrilli! Ma sono molto più rari.... o forse no??
Per aumentare le probabilità di avvistarne qualcuno abbiamo optato per un tour in battello fra le mangrovie. Quindi, staccato l'ormeggio, percorsi 5 metri dal molo d'imbarco e il capitano richiama la nostra attenzione sulla rampa di ingresso in acqua per le barche:


Si, è proprio lui! Un coccodrillo che si sta placidamente incamminando verso il parcheggio auto! O_O
Forse non sono così rari come credevamo dato che poi ne abbiamo visti altri fra le mangrovie, che, tra l'altro, si sono rivelate uno spettacolo mozzafiato! Sembrava di essere al Jurassic Park: mancavano solo i tirannosauri che spuntavano dalla vegetazione!

Al rientro ormai il sole stava calando regalandoci un tramonto infuocato in perfetto stile "Via col vento" e una temparatura "frizzantina".

Appena scesi dal battello abbiamo avuto un altro incontro molto ravvicinato con un'altra specie autoctona e decisamente aggressiva: le zanzare. A sciami interi. Non riuscivamo quasi a parlare perchè ci entravano in bocca nonostante lo spray repellente. Siamo dovuti scappare di corsa verso le auto (facendo comunque attenzione al coccodrillo di cui sopra)! Alla fine di questa esperienza avventurosa e molto "wild" ci siamo diretti verso luoghi più civilizzati e meno infestati!
Nota culturale: la Florida è l'unica zona al mondo dove possiamo incontrare sia alligatori che coccodrilli!
Che dire: se in Italia abbiamo lucertole e ramarri, in Florida hanno gli alligatori e i coccodrilli.
Se qualcuno si sta ancora chiedendo "il coccodrillo come fa?", beh, adesso io lo so come fa: un sonoro "Stack" quando chiude di scatto le fauci e una specie di sibilo quando si sente minacciato e chiede rinforzi ai compagni (meglio sorvolare su come lo abbiamo scoperto).

Per la ricetta da abbinare alle Everglades ho pensato a qualcosa di molto rustico e corposo. Ho immaginato alcune tende in una radura vicino alle mangrovie (c'erano veramente dei coraggiosi campeggiatori), magari tra le palme, un falò acceso, per tenere lontane le fiere e difendersi dal freddo e dall'umidità della notte, e un pentolone sopra la brace ardente che sobbolle lentamente...



TRIPPA con PATATE e CIPOLLE

Ingredienti (per 3 persone):
800 g trippa bollita
500 g di patate sbucciate
3 cipolle bianche
50 g pancetta tesa a dadini
2 spicchi d'aglio
1 bicchiere e 1/2 di vino rosso
3 cucchiai di farina
120 g strutto
brodo di carne
1 ciuffo di prezzemolo
2-3 bacche di ginepro
sale, pepe nero

Sbollentare per alcuni minuti la trippa in acqua bollente, poi scolarla bene e tagliarla a striscioline quando è fredda.
In un largo tegame far sciogliere lo strutto a fuoco basso e quando è ben caldo aggiungere gli spicchi d'aglio sbucciati e schiacciati e le striscioline di trippa. Rosolare alcuni minuti, poi eliminare l'aglio. Quando la carne sarà ben colorita, condire con sale e pepe, aggiungere le bacche di ginepro e spolverare con la farina rimescolando perchè venga assorbita, poi bagnare con il vino e, quando questo sarà sfumato, con un bicchiere di brodo caldo.
Dopo circa 15 minuti di cottura aggiungere anche la pancetta e le cipolle sbucciate e tagliate a grosse fette. Continuare la cottura a fuoco lento per altri 10 minuti, poi aggiungere le patate tagliate a tocchetti. Bagnare ancora con altro brodo (circa mezzo bicchiere) e lasciare cuocere fino a che le patate non sono cotte (almeno mezz'ora). Servire calda abbondantemente cosparsa di prezzemolo tritato.
Buon appetito!



Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Sapori in valigia

domenica 16 dicembre 2012

Hemingway, gatti e un tramonto

Lasciata Miami alle nostre spalle siamo partiti alla volta delle isole Keys, destinazione Key West. Lungo la strada non potevamo esimere dal fermarci a fare colazione con dei deliziosi bagel, i miei arcinemici. E sul fatto che siano i miei arcinemici non ci sono dubbi: non solo non mi riescono ma ne ho mangiati talmente tanti che il mio girovita è aumentato in maniera vergognosa. So che è colpa loro! Eppure arriverà il giorno in cui imparerò a prepararli come si deve!
Proseguendo nel viaggio le paludi e gli acquitrini del sud della Florida hanno gradualmente lasciato spazio all'oceano e, praticamente senza accorgercene, ci siamo ritrovati nel bel mezzo di un fittissimo arcipelago di isolette tutte collegate tra loro da una specie di autostrada, in massima parte costituita da ponti, la Overseas Highway: uno spettacolo unico. Talvolta le isole erano talmente piccole e strette che si poteva vedere l'oceano da entrambi i lati della strada! Viaggiando sui ponti (il più lungo dei quali misura più di 7 miglia: è l'autostrada sul mare più lunga del mondo), circondati da un'oceano di mille sfumature, dal blu notte al verde chiaro. A volte si aveva più l'impressione di stare in barca che non di guidare un'auto. Lontano, all'orizzonte, l'azzurro del cielo sembrava fondersi con l'oceano, non fosse stato per le increspature sulla superficie.

              
Giunti a a Key West siamo rimasti sorpresi dall'atmosfera retrò dell'isola: tutte quelle deliziose casette di legno mi facevano venir voglia di mollare tutto e trasferirmi lì per gustarmi il tramonto seduta sotto un portico di legno, con un panama bianco in testa e un bel bicchiere di rum!


Per prima cosa abbiamo deciso di recarci a Mallory Square per il "Sunset celebration". La piazza si affaccia sull'oceano e ogni sera, a partire da 2 ore prima del tramonto, vi si esibiscono acrobati e artisti di strada di ogni genere. E questo è solo l'inizio delle notti festaiole di Key West!


Narra la leggenda che una sera Tennessee Williams (uno dei tanti scrittori vissuti sull'isola) festeggiasse ubriaco la conclusione di un suo libro proprio in questa piazza e che, rapito dalla bellezza del tramonto, abbia iniziato ad applaudirlo. Da qui nasce l'usanza del sunset celebration!
Un altro famosissimo scrittore che si era stabilito su questa splendida isola è Ernest Hemingway! Dato che il maschio alfa è un suo fan non potevamo non visitare la sua casa-museo, una meravigliosa villa in legno, immersa nella vegetazione tropicale, con tanto di piscina e...gatti! Tanti gatti, tantissimi! A quanto pare Hemingway amava moltissimo queste bestiole tanto che aveva costituito una colonia nella sua casa, in cui continuano a vivere i discendenti. Come si capisce che sono proprio i discendenti dei gatti di Hemingway? Semplice: sono gatti polidattili, ovvero hanno un dito in più! Troppo carini!



Capisco benissimo perchè Hemingway decise di vivere lì e capisco anche perchè quando si è trasferito in Idaho ha poi deciso di suicidarsi!
Sono stati due giorni fantastici: abbiamo fatto il bagno di notte (rigorosamente in piscina: nelle prossime puntate spiegherò il perchè!), ci siamo svegliati all'alba per passeggiare lungo la costa, abbiamo mangiato pesce, aragosta, alligatore fritto (sa di pollo!) e la specialità locale: la Key lime pie, di cui ho prontamente cercato la ricetta.
Mi è dispiaciuto lasciare l'isola: era un vero paradiso! Per consolarci, sulla via del ritorno verso la terraferma, ci siamo fermati a pranzare in una specie di vecchia baracca di legno, una sorta di rivendita di esche dove attraccano i pescatori di aragoste e dove abbiamo potuto gustato uno stupefacente Reuben all'aragosta. Certo che solo gli americani infilerebbero l'aragosta in un panino! Era comunque delizioso, soprattutto gustato con buoni amici, riparati da uno splendido sole, sotto un portico affacciato sull'oceano....

Per ricordare queste mie amatissime isolette comunque non ho replicato il panino all'aragosta! Ho invece preparato una torta "griffata", stra-famosa, sontuosa e golosa: la Reine de Saba! L'ho preparata per il compleanno di mia mamma ed è stata molto apprezzata da tutti i  golosoni di casa. Preparata con ingredienti molto tropicali come il cioccolato, il rum e il caffè mi ha fatto pensare che a Hemingway sarebbe piaciuta!



TORTA REINE DE SABA

Ingredienti:
160 g farina 00
160 g burro
160 g cioccolato fondente
160 g zucchero  + 2 cucchiai
100 g farina di mandorle
4 uova
4 cucchiai di caffè
3 cucchiai di rum
1 cucchiaino di essenza di mandorle

Per la glassa:
120 g cioccolato fondente
120 g panna fresca
3 cucchiai di caffè
1 cucchiaio di rum

Per decorare:
mandorle a lamelle (50 g)
cacao amaro (2 cucchiai)
polvere di caffè (1 cucchiaio raso)

Sciogliere il cioccolato a bagnomaria, poi aggiungere il caffè e il rum e lasciare intiepidire. Con le fruste elettriche montare il burro morbido a temperatura ambiente con lo zucchero fino a che il composto non è soffice e spumoso, poi aggiungere il cioccolato fuso continuando a montare.
Dividere i tuorli dagli albumi e montare a neve questi ultimi. Quando sono quasi perfettamente montati aggiungere i 2 cucchiai di zucchero per stabilizzare la massa. Sbattere leggermente i tuorli e incorporarli al composto di burro e cioccolato, poi aggiungere la farina di mandorle e l'essenza di mandorle.
Aggiungere all'impasto 1/4 degli albumi montati mescolando dall'alto verso il basso, poi procedere alternando aggiunte di farina e albumi, mescolando sempre delicatamente.
Imburrare e infarinare uno stampo rotondo a cerniera da 22 cm e versarvi l'impasto ottenuto. Livellare con una spatola e cuocere a 180°C per 30 minuti. La torta è cotta quando inserendo uno stuzzicadenti esso risulterà asciutto ai bordi e leggermente oleoso al centro.
Per la glassa: portare a ebollizione la panna in un pentolino, poi togliere dal fuoco e aggiungere il cioccolato mescolando velocemente fino a che non si è sciolto completamente. A questo punto aggiungere il caffè e il rum e amalgamare. Lasciare raffreddare la glassa in modo che si rapprenda.
Dopo aver sformato la torta e averla lasciata raffreddare ricoprirla completamente con la glassa. Decorare i bordi con le mandorle a lamelle e spolverizzare la superficie con cacao e polvere di caffè precedentemente mescolati.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Sapori in valigia



sabato 8 dicembre 2012

Rientro alla base

Non sono mai stata una dormigliona ma devo ammettere che il rientro a casa è stato come un brusco risveglio da un bellissimo sogno: solo alcuni giorni fa gironzolavo felicemente al sole in maglietta e bermuda e ora tuoni e fulmini, pioggia, freddo, grigiume. Una doccia fredda. Letteralmente.
Ebbene si, sono tornata e con sommo rammarico devo constatare che la mia casina non mi è mancata così tanto come avrei creduto e che una vita "on the road", con valigia sempre al seguito e tanti motel, non mi è dispiaciuta affatto.
E' difficile anche solo raccontare cosa è stato per me un viaggio del genere: troppe cose da dire, luoghi favolosi da descrivere, sensazioni, risate, cibo, amici. Così dovrebbe essere la vita.
Per non fare confusione partirò dall'inizio e dedicherò un post ad ogni tappa del mio viaggio, a cui abbinerò una ricetta che in qualche modo cercherà di essere attinente.
Pronti. Attenti. Via!

MIAMI
Dopo più di 12 ore di volo su dei sedili Alitalia incredibilmente scomodi, finalmente abbiamo poggiato piede per la prima volta su suolo americano. Due sono state le cose che mi hanno immediatamente colpito:
1) L'enorme quantità di palme: se qui in Italia il paesaggio è punteggiato da pini e querce, in Florida l'albero più diffuso è sicuramente la palma, di tutte le dimensioni e altezze: indispensabile per una atmosfera caraibica. Fantastiche. Me ne sono letteralmente innamorata tanto che ho un sacco di foto in cui le abbraccio affettuosamente!
2) L'atmosfera natalizia. Appena giunti in aeroporto, mentre ci toglievamo gli strati di maglioni per il gran caldo, la prima cosa che ci è comparsa davanti è stato un imponente albero di Natale da cui provenivano musichette natalizie (in seguito abbiamo scoperto che esiste un canale radio che trasmette solo musica natalizia!!!). Incredibile ma vero, a metà novembre si vedevano ovunque addobbi e alberi di Natale (palme comprese). Oltre alla precocità nella preparazione di tale festività, la cosa che lascia stupefatto un turista italiano è che il tutto si svolge in una ambientazione calda in cui tutti vanno a giro in bermuda e ciabatte! Non capisco proprio con che coraggio le caffetterie propongano piatti e bevande natalizie tipo cioccolata calda speziata o gingerbread quando sarebbe più indicata una bella granita!

A parte l'iniziale shock natalizio ci siamo goduti la città (che si divide in Miami downtown, sulla terraferma, e Miami Beach, molto lussuosa e circondata dall'acqua) per quasi 2 giorni. La parte più caratteristica è sicuramente South Beach, con i suoi bassi edifici Art Deco in colori pastello, molto vip. Ovviamente, per sentirci vip anche noi, è lì che abbiamo deciso di soggiornare! L'emblema di questa zona è Ocean Drive, strada antistante una strepitosa spiaggia, strapiena di localini alla moda e molto costosi: per certi versi sembrava di essere in passeggiata a Viareggio!



Di notte la via si trasforma e le tonalità pastello sono sostituite da insegne al neon multicolor, musica e una fauna locale in abiti piuttosto succinti. La notte sembra di stare a Rimini!



Di tutt'altra pasta è Miami downtown, il centro degli affari, più seriosa, dove si possono ammirare i famigerati grattacieli



e Little Havana, il quartiere cubano dove ci siamo avventurati alla ricerca di un po' di folklore ispanico e sigari (cubani, ovviamente). C'è persino chi ha avuto il coraggio di prendere un gelato gigante in una nota gelateria (secondo la guida) dall'aspetto decisamente inquietante. Comunque il gelato al mango era effettivamente buono e non ci sono state conseguenze gastrointestinali!
In definitiva Miami non mi ha colpito particolarmente: si tratta di una città culturalmente non molto ricca, più incline al divertimento ma che si presta bene per passeggiate curiose!
Dimenticavo la parte gastronomica! Per la prima sera in America non potevamo che recarci in un diner talmente caratteristico da sembrare appena uscito da un quadro di Hopper dove ci siamo abbuffati con ottimi ed enormi  hamburger e french fries: più caratteristico di così!



La prima ricetta che associo al mio viaggio americano è questo delicatissimo risotto alla melagrana che con i suoi colori mi ricorda Ocean Drive.


Ero un po' scettica quando l'ho provato, ma l'abbondanza di melagrane provenienti dall'albero nell'orto mi imponeva di inventarmi qualcosa per consumarle. Beh, mi sono dovuta ricredere alla grande: non solo è delizioso secondo i miei gusti, ma lo è anche per il maschio alfa (giuro che mi stavo per commuovere quando mi ha detto che gli piaceva), per il mio babbo (ancor più stupefacente) e persino per i miei tradizionalissimi suoceri. Provare per credere.
Tra l'altro si tratta di una ricetta adattissima per le feste e in particolare per il cenone dell'ultimo dell'anno: dicono che le melagrane portano fortuna...cercherò di farne indigestione!

RISOTTO alla MELAGRANA e PORRO

Ingredienti (per 3 persone):
200 g riso originario
2 melagrane
1 porro
50 g robiola
30 g burro
brodo vegetale (circa 400 ml)
vino bianco
olio evo
sale, pepe nero

Affettare il porro e stufarlo dolcemente con 10 g di burro e 1 cucchiaio di olio evo. Salare leggermente e quando è morbido toglierlo dal fuoco e frullarlo con il minipimer fino a ottenere una crema (aggiungere eventualmente qualche cucchiaio di brodo per rendere il tutto più fluido).
In una casseruola scaldare il restante burro con 2 cucchiai di olio evo. Quando il burro è sciolto e spumeggiante aggiungere il riso e lasciarlo tostare alcuni minuti a fiamma alta, dopo salare, sfumare con un bicchierino di vino bianco e abbassare la fiamma. Aggiungere la crema di porro e un mestolo di brodo caldo e mescolare con un cucchiaio di legno. Cuocere lentamente fino a che il riso non è morbido (occorreranno almeno 20 minuti) aggiungendo poco brodo caldo alla volta in modo che il riso non si asciughi troppo.
Sgranare le melagrane e tenere da parte una manciata di chicchi. Ricavare il succo di melagrana dai restanti chicchi schiacciandoli con il passaverdura (o centrifugandoli). Quando il riso è quasi giunto a cottura versare il succo di melagrana e mescolare: tutto assumerà una deliziosa tonalità rosa!
Mantecare alla fine con la robiola e servire caldo spolverizzato con del pepe nero appena macinato e i chicci di melagrana tenuti da parte.
N.B. La cremosità del risotto dipende da quanto liquido viene aggiunto. A me non piace troppo morbido (ma nemmeno troppo asciutto) perciò per avere la giusta consistenza ho usato circa 400 ml di brodo, ma niente vieta di usarne di più se si vuole un risotto più "all'onda".
Il sapore è molto delicato perciò consiglio di non aggiungere altri formaggi e di sostituire la robiola al massimo con del mascarpone o della ricotta per non coprire il gusto della melagrana.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Sapori in valigia 

venerdì 9 novembre 2012

Countdown

-6.
Tra esattamente sei giorni, a quest'ora, mi troverò in volo e, per la prima volta, starò sorvolando l'oceano.
Sono ormai più di 4 mesi che studiamo, organizziamo, tramiamo nell'ombra e finalmente siamo pronti.
Per me è ancora difficile capacitarmi di questo incredibile viaggio fuori stagione. Per lungo tempo ho continuato a usare il condizionale "dovremmo partire", "prenderemmo 2 auto", "andremmo", "faremmo"... perchè mi sembra tutt'ora impossibile. Ho taciuto fino a ora per scaramanzia (perchè io alla sfiga non ci credo, però non si sa mai!). Eppure ormai è cosa certa: documenti, biglietti, prenotazioni... è tutto fatto. Per una volta si è presentata un'occasione straordinaria e abbiamo saputo coglierla. Anzi, a dir la verità l'abbiamo colta in molti perchè siamo in 8. 8 amici...praticamente come andare in gita, solo che ormai siamo tutti ultra-trentenni e decisamente più citrulli di quando eravamo teenager (almeno per quanto mi riguarda). Secondo me ci aspettano scene da barzelletta!
A proposito: non ho ancora detto dove vado! In FLORIDA!!!
Per 11 giorni voglio dimenticarmi di tutto e scorrazzare attraverso il Sunshine State: Miami, Florida Keys Islands, Everglades, Cape Canaveral, Orlando (con ovvia tappa al parco Universal di Harry Potter!) e chissà cos'altro mi aspetta. E' un sogno che si avvera! Ancora adesso se in tv vedo o sento parlare di Miami il mio pensiero istintivo è "Cavolo che viaggione, come sarebbe bello andarci!"...beh, stavolta ci vado davvero!

Saluto l'Italia e il freddo con una ricetta deliziosa, sorprendente (non pensavo assolutamente mi sarebbe venuta così bene) che più autunnale non si può. Sembra una classica torta al cioccolato ma attenzione: è totalmente gluten-free grazie alla farina di castagne che conferisce un sapore pieno e inconfondibile. La consistenza è sofficissima, umida e scioglievole: difficile da descrivere ma va giù che è una meraviglia! Si conserva ottimamente per svariati giorni e secondo me dà il massimo se accompagnata da panna montata. Può costituire anche un'ottima base da farcire, magari con crema di marroni o ganache al cioccolato. Magari provo al mio rientro!
Se non riuscirò a postare nient'altro saluto tutti quanti e....buon viaggio a me!





TORTA di CASTAGNE e CIOCCOLATO

Ingredienti:
300 g farina di castagne
150 g zucchero
85 g burro
3 uova
250 ml latte intero
150 g cioccolato fondente
1 bustina di vanillina
1 bustina di lievito
1/2 bicchierino di rum

Separare i tuorli dagli albumi e montare molto bene i primi con lo zucchero e la vanillina fino a farli diventare chiari e spumosi (io uso le mie fidate fruste elettriche).
Sciogliere il burro, lasciarlo intiepidire e aggiungerlo lentamente all'impasto di uova continuando a mescolare con le fruste. sempre lentamente e continuando a mescolare, aggiungere anche il latte.
Mescolare la farina di castagne con il lievito e aggiungerla gradualmente all'impasto.
Sciogliere il cioccolato molto dolcemente (possibilmente a bagnomaria) e dopo averlo lasciato intiepidire, aggiungerlo all'impasto insieme al rum e amalgamare bene.
Montare a neve ben ferma gli albumi e incorporarli delicatamente all'impasto con movimenti dal basso verso l'alto.
Imburrare e infarinare uno stampo a cerniera a bordi alti da 21 cm di diametro e infornare a 180°C per 40  minuti (fare comunque la prova stecchino perchè la torta è molto umida). Sfornare e lasciare raffreddare prima di aprire lo stampo. Servire accompagnata da panna montata.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest di Zucchero & farina e le auguro buon compleanno.


giovedì 1 novembre 2012

La zuppa delle streghe

"Tremate, tremate, le streghe son tornate..."
Anche per quest'anno è ormai trascorsa  la notte-horror per eccellenza, con le sue zucche, dolcetto-scherzetto, streghe-vampiri&Co.
Per l'occasione avevo deciso di uscire con le amiche, truccata in modo assurdo, per andare a sganzarmi un po', ma la mia cervicale ha deciso diversamente: voleva restare a casa! Ho dovuto ripiegare su una cena coi miei, anche se non ho rinunciato al trucco assurdo e stravagante, tanto che facevo una seria concorrenza alle bambine travestite da strega presenti al ristorante!
Certo è che è stata veramente una notte da streghe con il freddo e la pioggia! Ma cosa mangeranno mai le streghe??? Qualcosa di orripilante, tipo questa zuppa?


Ma siamo sicuri che non sia buona? Io l'ho provata: il gusto è particolare e speziato ma mi è sembrata piuttosto buona! ;-)

Ho utilizzato le carote viola che non avevo mai visto, nè assaggiato: il sapore non mi è sembrato particolarmente diverso dalle solite carote arancioni, ma il colore...quello si che è diverso e adatto alle streghe! Facendo qualche ricerca ho anche scoperto che le carote viola sono quelle originali, mentre quelle arancioni sono frutto di una modificazione genetica operata nel '700 da agricoltori olandesi particolarmente devoti alla dinastia regnante degli Orange: per questo hanno iniziato ad incrociare la carota viola (originaria dell'Afganistan) con altre varietà fino a che non è stata ottenuta la varietà arancione, che poi è diventata talmente popolare da soppiantare quella viola.


VELLUTATA SPEZIATA di CAROTE VIOLA

Ingredienti (per 3 persone):
4 grosse carote viola
1 scalogno
1 piccola patata
2 cucchiai di semi di cumino
1 cucchiaio di semi di coriandolo
cannella in polvere
600 ml di brodo vegetale
yoghurt bianco magro
olio evo
sale, pepe nero

Affettare lo scalogno e farlo appassire in una pentola con un paio di cucchiai di olio evo, una punta di cucchiaino di cannella in polvere e i semi di cumino e di coriandolo precedentemente pestati in un mortaio. Sbucciare la patata, raschiare le carote e tagliare tutto a tocchetti. Quando lo scalogno è diventato lucido e trasparente aggiungere la patata e le carote e lasciare insaporire il tutto alcuni minuti. Aggiungere il brodo caldo tutto in una volta e far prendere il bollore, poi incoperchiare, abbassare il fuoco e lasciare cuocere lentamente circa mezz'ora (le verdure devono essere cotte e morbide). Verso fine cottura salare e pepare a piacere. Frullare con il pimer a immersione fino a ridurre tutto in una crema omogenea. Accompagnare con yoghurt bianco leggermente salato: la sua acidità ben contrasta il sapore dolce della carota e delle spezie utilizzate. Servire calda.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest di Radici di zenzero 



Con questa ricetta partecipo al contest di L'emporio 21 sulle spezie in collaborazione con il Mercato del Gusto







martedì 30 ottobre 2012

E giunse l'autunno

Se fino ad ora abbiamo goduto di un autunno fittizio, infine è giunto anche l'autunno sostanziale con le sue piogge e il cielo scuro e grigio. Inevitabile. L'importante è non lasciarsi scoraggiare dal grigiume e coglierne i lati positivi: non  posso più indossare magliette come la scorsa settimana? Poco male: tiro fuori dall'armadio i miei fashionissimi cappottini e gli stivali. E mentre fuori dalla mia porta infuria una pioggia fredda e insistente da due giorni, mi viene da domandarmi: in questo momento, in quale altro luogo potrei stare così bene se non a casa mia, all'asciutto, con il calore dei fornelli accesi e un bel libro mentre mi rannicchio sotto il mio plaid zebrato? In fondo ogni stagione porta con sè lati positivi e negativi, basta saperli vedere. ;-)
E per riscaldare gli animi e contrastare il freddo pungente ecco un piatto decisamente "hot", che di certo sarebbe controindicato in estate!
Ho utilizzato la verza e l'ultimo peperone dell'orto, per evidenziare il passaggio di consegne dall'estate all'autunno e la mia amata 'nduja per dare più carattere al tutto. E' un contorno molto ricco, che accompagna molto bene carne di ogni tipo semplicemente grigliata, ma può essere utilizzato anche per farcire dei bei crostoni di pane abbrustolito. E la cena è pronta...anche se fuori piove!



PADELLATA di VERZA e PEPERONI PICCANTE

Ingredienti (per 6 persone):
1 verza
60 g 'nduja
60 g pancetta tesa in una sola fetta
1 peperone rosso
1 cipolla rossa
1 spicchio d'aglio
olio evo
sale

Affettare la cipolla molto sottile e farla soffriggere insieme all'aglio sbucciato e schiacciato con 3 cucchiai di olio evo fino a che non è trasparente (attenzione a non farla bruciare), poi aggiungere la 'nduja e farla sciogliere dolcemente nel soffritto a fuoco basso. Aggiungere anche la pancetta tagliata a dadini. Nel frattempo affettare la verza a listarelle, eliminando le parti più dure. Togliere il picciolo al peperone ed eliminare i semi e i filamenti bianchi al suo interno, poi tagliarlo anch'esso a listarelle. Eliminare l'aglio, salare (poco, la 'nduja e la pancetta sono già molto saporite) e versare il peperone e la verza nel tegame insieme al soffritto. Stufare tutto a fuoco medio per almeno mezz'ora aggiungendo eventualmente acqua calda nel caso il fondo di cottura si asciugasse troppo. Il contorno è pronto quando la verza è morbida.
Buon appetito!

sabato 20 ottobre 2012

Non tutti sanno che...

Ho sempre avuto difficoltà ad argomentare. La cosa potrà sembrare strana, dato il mio infinito sproloquiare su questo blog, ma è così: a scuola i miei temi raramente superavano le 2 colonne e venivano solitamente scritti furiosamente nell'ultima mezz'ora del tempo concesso. Non è che mi manchino le idee, è solo che mi risulta difficile tradurle in parole coerenti fra loro. Date le premesse ci si potrebbe chiedere come mi è venuto in mente di lanciarmi in questa avventura da blogger e la risposta è sempre lui: il maschio alfa.
Perchè è lui il vero letterato della coppia: lettore accanito di tomi immensi, aspirante scrittore, mio personale editor, nonchè blogger (pure lui!) di cinema, libri e musica prevalentemente. Voglio fargli un po' di pubblicità, quindi ecco il link: http://mygreendarling.blogspot.it/ e voglio anche dire che nel prossimo numero della rivista "Il mucchio selvaggio" è pubblicato un suo racconto che ha vinto il concorso indetto dalla rivista stessa. Ne siamo strafelici!
Nel corso degli anni ha cercato di trasferirmi la sua passione per la scrittura così, alla fine, mi ha convinto a condividere le ricette che preparo (e di cui spesso mi veniva richiesta la ricetta) e a dare un tocco personale al blog scrivendo qualcosa, che è anche un ottimo modo per mantenere in esercizio la grammatica e l'italiano in generale.
La ricetta di oggi quindi è dedicata a colui che mi ha spinta ad iniziare a scrivere in modo che non diventi "un'analfabeta di ritorno", come diceva sempre il nostro professore di italiano. In effetti i biscotti di oggi somigliano molto al mio compagno: esteriormente hanno un aspetto duro, scontroso e sembrano dei sassi screpolati ma è solo timidezza perchè l'interno è incredibilmente morbido, scioglievole, dolce ma con il carattere forte del cioccolato fondente e poi la nota fresca e sorprendente data dalla menta, che stupisce senza coprire il resto. Magari potranno non essere perfetti ma a me piacciono esattamente così!



MINT-CHOCOLATE CRINKLES

Ingredienti (per circa 20 biscotti):
100 g cioccolato fondente
60 g zucchero
1 uovo
40 g burro
125 g farina
15 g cacao amaro
3 cucchiai sciroppo di menta
1 bustina di vanillina
1 punta di cucchiaio di lievito per dolci
sale

zucchero
zucchero a velo


Setacciare la farina con il lievito, il cacao e un pizzico di sale. Spezzettare il cioccolato e scioglierlo a bagnomaria: quando è fuso togliere dalla fiamma, aggiungere il burro a pezzetti e mescolare con una spatola fino a che non si è ottenuto un composto lucido e omogeneo. Lasciare intiepidire.
A parte montare l'uovo con lo zucchero fino a che non è gonfio e spumoso, unire la vanillina, lo sciroppo di menta e il composto di cioccolato e burro. A questo punto aggiungere anche le polveri, gradualmente e mescolare fino a che non sono state completamente assorbite. Risultra un impasto piuttosto morbido. Coprire la ciotola con pellicola e far riposare in frigo almeno un'ora (in questo modo l'impasto si rassoda). Dopo il riposo l'impasto risulta decisamente più consistente ed è lavorabile. Prelevare il composto ottenuto con le mani, formare palline di circa 2/2.5  cm di diametro e schiacciarle leggermente ai "poli". Passare le palline prima nello zucchero semolato e poi nello zucchero a velo. Adagiare le palline ottenute (con queste dosi ho ottenuto circa 20 biscotti) su una teglia rivestita di carta da forno e far riposare ancora in frigo per circa 15 minuti. Cuocere in forno preriscaldato a 170°C per 9 minuti (sfornare appena si formano le crettature in superficie): in questo modo il cuore resta morbido e scioglievole. Appena sfornati sembrano crudi tanto sono morbidi ma basta lasciarli raffreddare per ottenere la consistenza perfetta.
Buon appetito!

martedì 9 ottobre 2012

Mal comune, mezzo gaudio?

Quando, una delle prime mattine di autunno, il maschio alfa si sveglia e ti comunica con voce gracchiante che ha un po' di mal di gola, tu sai già che ne pagherai le conseguenze molto presto. Detto, fatto: stamattina mi sono alzata con la gola in fiamme, naso tappato, voce da oltretomba e aspetto da sopravvissuta a una esplosione nucleare. Penso che chiunque abbia inventato gli zombie si sia ispirato a qualcuno con un pesante raffreddore! Siamo una bella coppia... non c'è che dire! Quando eravamo più giovincelli e rampanti la sera brindavamo con mojito e cosmopolitan: ieri sera ci siamo guardati negli occhi lucidi semi-influenzati e abbiamo amabilmente condiviso una aspirina effervescente prima di andare a dormire. Le nuove frontiere del romanticismo!
Con la difficoltà di respirazione anche mangiare diventa faticoso, quindi cosa c'è di più adatto di una calda e corroborante zuppa? Questa versione è sempre stata preparata da mia mamma ma devo ammettere che sono molto soddisfatta del risultato. Semplice e buona: un vero toccasana.



ZUPPA di CIPOLLE


Ingredienti (per 4 persone):
4 cipolle bianche
1 carota
1 costola di sedano
1 patata
2 spicchi d'aglio
prezzemolo
3 cucchiai farina integrale
noce moscata
olio evo
sale, pepe nero

pane toscano
Formaggio Asiago (o pecorino fresco)

Preparare un brodo vegetale con la carota raschiata, la patata sbucciata, la costola di sedano, una cipolla, un mazzetto di prezzemolo e un litro e mezzo di acqua. Lasciare sobbollire un paio d'ore. Nel frattempo affettare le restanti cipolle e soffriggerle con 4 cucchiai di olio, gli spicchi d'aglio sbucciati e schiacciati e poca acqua (in modo che non si brucino) fino a che non sono morbide. Salare e pepare a piacere durante la cottura.Quando il brodo è pronto frullare tutto con il pimer a immersione e tenere in caldo. Scaldare una pentola e tostarvi la farina a fiamma alta per un paio di minuti al massimo, poi iniziare ad aggiungere gradualmente il brodo caldo mescolando velocemente con una frusta perchè non si formino grumi. Una volta terminato il brodo aggiungere le cipolle stufate (dopo aver eliminato gli spicchi d'aglio) e lasciare insaporire una decina di minuti a fiamma media. Aggiungere una macinata di noce moscata e aggiustare di sale.Servire calda accompagnata con crostini di pane toscano farciti con qualche fettina sottile di formaggio e tostati in forno 5 minuti. Io ho usato l'Asiago, che ci stava splendidamente (il connubio cipolle-formaggio? Godurioso!), ma credo che anche un pecorino poco stagionato sarebbe un valido sostituto.
Buon appetito!

domenica 7 ottobre 2012

Globalizzazione

E' ricominciata la stagione dei cavoli nell'orto e io ne sto già approfittando ampiamente: verze, cappucci cavolfiori... tutti deliziosi.
Per utilizzare un piccolo cavolo cappuccio stavolta ho preparato la mitica insalata di cavolo (o coleslow), un classico della cucina americana. L'ho assaggiata per la prima volta questa estate, durante la nostra vacanza a Budapest. A Budapest???? E che c'entra la coleslow con Budapest? Niente, ovviamente, non fosse per il fatto che il primo impatto con la città è stato piuttosto traumatico: poche indicazioni e tutte in ungherese (chiunque capisca questa lingua ha tutto il mio rispetto), cartine non aggiornate, non trovavamo la metro, il bancomat, il bus navetta... E' stata una fatica raggiungere il centro città come non mi era mai capitato. Eravamo stanchi e un po' scoraggiati e appena giunti in prossimità dell'albergo abbiamo sentito il bisogno di rifocillarci, così ci siamo rifugiati in un noto e rassicurante Kentucky Fried Chicken.
Lo so che di solito faccio la salutista, che non mangia porcherie e snobba i fast food ma le alette di pollo fritte del KFC mi mandano letteralmente fuori di testa e non perdiamo mai l'occasione, all'estero (visto che solo in Italia non esiste!), di sbafarci inaudite quantità di untissimo pollo fritto. Budapest non ha fatto eccezione solo che stavolta, insieme al pollo al colesterolo, veniva servita anche una ignota piccola scatolina con all'interno una specie di insalatina condita da una salsa bianca. Il temerario maschio alfa si è comportato da vero cavaliere ("Prima le signore!") e mi ha caldamente invitato ad assaggiare per prima, per scoprire cosa fosse. E' stato lì che ho avuto la rivelazione: insalata di cavolo! Da allora, quando c'è un cavolo cappuccio a giro per casa, non riusciamo a fare a meno di prepararla perchè è davvero buona e saporita, un contorno speciale per wurstel e salsicce alla griglia (ma non solo)!
L'unica cosa strana è che quando la mangio, invece di pensare a New York o Chicago o San Francisco mi viene in mente Budapest!!! Magari in futuro le cose cambieranno, anche perchè conto di assaggiare presto l'originale coleslow. Ma questa è un'altra storia...



INSALATA di CAVOLO (COLESLOW)

Ingredienti (per 4 persone):
350 g cavolo cappuccio
1 carota
1 cipollotto fresco
125 g yoghurt bianco magro
2 cucchiai di maionese
1 cucchiaio di senape
1 cucchiaio di aceto di vino
1 cucchiaio di zucchero
erba cipollina fresca
sale, pepe nero

Per prima cosa occorre preparare la salsa: riunire in una terrina lo yoghurt, la maionese, la senape, l'aceto, lo zucchero, un a presa di sale e pepe nero appena macinato in quantità a piacere. Aggiungere anche un mazzetto di erba cipollina finemente tritata e mescolare tuttto fino a che non è omogenea. Affettare molto sottilmente il cavolo e il cipollotto. Grattugiare la carota (dopo averla raschiata) con la grattugia a fori larghi e mischiarla con il cavolo e il cipollotto. Condire l'insalata ottenuta con la salsina preparata e servire.
Buon appetito!

lunedì 1 ottobre 2012

Cena alternativa

Premetto che mangiare mi piace (se non si fosse capito) e mi piace sia la quantità che la qualità. Però quando è troppo, è troppo. Non è nemmeno un mese che sono a casa e già mi sembra di scoppiare. La mia disoccupazione fa si che io sia a casa per pranzo ogni giorno e, dato che sono sola, la soluzione più naturale è pranzare dai miei, che abitano molto vicino. Un unico problema: se non si mangia primo, secondo, contorno, frutta non può essere classificato come pranzo, al massimo spuntino.Considerando che negli ultimi anni mi sono abituata a mangiare una sola portata a pasto, seppur abbondante e con le ovvie eccezioni di uscite, feste e ricorrenze, si fa presto a capire come un pranzo completo ogni giorno mi provochi un certo appesantimento e una fantastica sonnolenza pomeridiana.
La sera, molto spesso, mi scopro a non essere affamata ma, per evitare di arrivare a mezzanotte e aver voglia di addentare anche il tavolino, mi costringo (si vabbè....non è poi una così grossa violenza) a una cena più frugale, di solito a base di verdura.
Potrei controllarmi di più a pranzo invece di abbuffarmi? In linea teorica si, solo che quando ho davanti tutto quel ben di dio la mia forza di volontà migra in luoghi lontani e la mia gola prende decisamente il controllo della situazione.
E allora c'è bisogno di qualche escamotage serale per evitare di brucare la solita insalata o i soliti spinaci saltati: questa, secondo me, è una valida alternativa.


Patate. Ebbene si, sono delle banalissime patate al vapore: leggere ma molto sazianti. Però le patate bollite sono noiose! Ecco allora che le ho condite con una salsina sorprendente a base di birra, più delicata di quanto si possa immaginare ma abbastanza saporita da rendere queste patate un contorno speciale o, nel mio caso, un appetitoso piatto unico!

PATATE alla BIRRA

Ingredienti (per 3 persone):
600 g patate
1 cipollotto bianco fresco
100 ml birra chiara
1 cucchiaio di senape
alcune foglie di salvia fresca
olio evo
sale, pepe nero

Sbucciare le patate, tagliarle a tocchetti e cuocerle al vapore (oppure bollirle) una ventina di minuti. Scolarle e lasciarle raffreddare. Tritare molto finemente il cipollotto. Preparare il condimento: riunire in una ciotolina la birra fredda, la senape, il cipollotto tritato, 3-4 cucchiai di olio evo, una presa di sale e del pepe nero (meglio se appena macinato) ed emulsionare il tutto con una forchetta. Condire le patate ormai fredde con la salsina preparata e profumare con alcune foglie di salvia spezzettate. Servire subito oppure conservare in frigo per il giorno successivo.
Buon appetito!

martedì 25 settembre 2012

Elaborazione di fine dell'estate

E' arrivato così, all'improvviso, senza che me ne rendessi conto. Me ne stavo tranquilla a chiaccherare, ignara di tutto, finchè un'amica ha detto "E' il primo giorno di autunno!". Grande è stato il mio stupore per un fatto tanto ovvio e innegabilmente vero. Per la prima volta ho sperimentato le 5 fasi del lutto.
1. Il rifiuto: "Che diavolo dici? Non è possibile che sia già autunno mentre io me ne sto qui, a tarda sera, con indosso solo un leggero vestitino coi laccini. L'estate non può essere già finita!"
2. La rabbia: "Mi prenderei a calci per non essere tornata al mare prima della fine della stagione"
3. Il patteggiamento:"Vabbè, dai, il tempo è ancora bello e soleggiato...è come se fosse ancora estate."
4. La depressione: "Oddio, le giornate si stanno già accorciando. Il sole tramonta e fa buio troppo presto...voglio solo starmene sul mio divano con una copertina a guardare la televisione e mangiare pop-corn."
5. L'accettazione: Girando fra i banchi del mercato mi rendo conto che fanno bella mostra di sè zucche, castagne e funghi. L'estate ci ha lasciati e l'autunno è arrivato per davvero.

Ne segue che si tratta, in ogni caso, di un momento di transizione che ho riportato in cucina usando tutte le verdure crude tipiche dell'estate e un ingrediente più prettamente invernale, la trippa, che io adoro.
Questa insalata è un must delle mie estati fin da quando ero una ragazzina: la preparava prima il macellaio di fiducia, poi mio babbo (lo specialista delle frattaglie di casa).
Al contrario di quanto si può pensare, la trippa è un tipo di carne poco calorico che, anzi, è consigliata anche nelle diete e comunque, anche se facesse ingrassare solo a guardarla, ne mangerei fino a scoppiare tanto è buona e fresca!
Un unico accorgimento: è consigliabile acquistare la trippa già bollita (che deve avere un bel colore bianco, non giallognolo!) dal macellaio di fiducia, dato che si tratta di un prodotto deperibile soggetto a emanare cattivo odore se non correttamente trattato e conservato.





 INSALATA di TRIPPA

Ingredienti (per 3-4 persone):
1 kg trippa bollita
1 costola di sedano
1 pomodoro maturo
1/2 peperone verde
1 peperoncino fresco
1 cipolla fresca di Tropea
2 spicchi di aglio
1 carota
alcune foglie di radicchio rosso
prezzemolo
olio evo
aceto di vino
sale

Scottare per appena 5 minuti la trippa in acqua bollente. Scolare e lasciare raffreddare,poi tagliare la trippa a listarelle di circa 1/2 centimetro. Tagliare la cipolla e il radicchio a fettine sottilissime e grattgiare la carota raschiata sulla grattugia a fori larghi. Fare una dadolata di tutte le altre verdure crude. In una terrina riunire le verdure e la trippa a striscioline. Condire con l'aglio sbucciato e tagliato a pezzi grossi, il prezzemolo precedentemente tritato fine, olio evo, sale e qualche goccia di aceto. Per chi non ha problemi di commensali di gusti difficili aggiungere anche qualche oliva nera. Lasciare insaporire in frigorifero almeno mezz'ora (ma è ottima anche preparata la sera per il giorno successivo) e poi servire.
Buon appetito!


Con questa ricetta partecipo al contest di Archcook


e al contest di Anto-nella-cucina

venerdì 21 settembre 2012

2 anni e non sentirli

Tre giorni fa questo mio piccolo blog ha compiuto ben due anni! Ma come è volato il tempo??? Sono andata a rileggere il post dello scorso anno e mi sono resa conto che non sono riuscita a tener fede a nessuno dei miei buoni propositi: non ho ancora provato il pane (ad eccezione della mitica focaccia), la pasta fatta in casa e la pavlova. E nemmeno è migliorata la qualità delle mie fotografie! Vergogna! A mia discolpa posso dire che ho comunque fatto altre cose: sono riuscita nella realizzazione di pandispagna, cupcakes e bignè. La strada per sentirmi davvero competente però è ancora molto lunga! Nella speranza di continuare a imparare cerco di trarre ispirazione da altri.
Quest'anno, per festeggiare, niente torta, che qui siamo in fase di remise en forme, ma dei biscottoni, o cookies, profumati, saporiti e dalla morbida consistenza. Da provare con un bel bicchierone di latte freddo! Sono facili e veloci da preparare e ottimi per riciclare l'ennesima banana morente del cesto della frutta! Anzi, a dire il vero più la banana è matura (al limite dell'avvizzito) e più è intenso e meraviglioso il profumo che dona ai biscotti. La ricetta l'ho presa qui: ho solo aggiunto le noci tritate che trovo stiano magnificamente con la banana.



BISCOTTONI BANANA, NOCI e CIOCCOLATO

Ingredienti (per 12 biscottoni):
300 g farina 00
1 uovo
100 g zucchero
80 g burro morbido
1 banana molto matura
1 cucchiaio yoghurt bianco o alla vaniglia
100 g cioccolato fondente (o gocce di cioccolato)
una manciata di gherigli di noci

Impastare il burro morbido con la farina fino a formare delle briciole. Formare una fontana e disporre al centro lo zucchero, l'uovo, lo yoghurt e la banana ridotta ad una pappetta dopo averla schiacciata bene. Impastare velocemente per amalgamare gli ingredienti e quando l'impasto è omogeneo formare un panetto, avvolgerlo nella pellicola e farlo riposare una mezz'oretta in frigo. A questo punto lavorare nuovamente l'impasto aggiungendo il cioccolato spezzettato e le noci tritate grossolanamente. Far nuovamente riposare l'impasto coperto altri 15 minuti in frigo. Stendere l'impasto su un piano infarinato fino a uno spessore di circa 1/2 cm. Usare un bicchiere dall'apertura abbastanza ampia ma bordo sottile come stampo per ritagliare i biscottoni. Disporre i biscottoni su una teglia rivestita di carta da forno e infornare in forno preriscaldato a 180°C per una quindicina di minuti. Lasciare raffreddare prima di servire.
Buon appetito!


sabato 15 settembre 2012

Il mio nome è...

Io ho un nome. Può non piacermi da matti, ma ce l'ho. Non tutti lo conoscono, ovviamente: d'altronde mica sono famosa, io. E allora mi domando perchè perfetti sconosciuti e spesso anche colleghi (che il mio nome dovrebbero ormai saperlo) si prendono la libertà di appellarmi con nomignoli che di certo non ho scelto, nè approvato ma che, anzi, trovo velatamente maschilisti e sicuramente irritanti? Sono stufa dei vari "Chicca", "Stella", "Bella", "Tesoro", "Amore" (posso giurare che sono stata salutata più volte con ognuno di questi nomi). Odio l'atteggiamento di condiscendenza che solitamente deriva da questi vezzeggiativi. A volte ho l'impressione di non essere presa minimamente sul serio e che manchi solo che qualcuno mi carezzi la testa come ad un cane. In questi casi non sarebbe più adeguato un generico "Signorina"? Posso arrivare a tollerare il "Signora", perchè, diciamo la verità, in fondo l'età c'è tutta, anche se non sembra. E se proprio si vuole dare un tocco personale alla conversazione basta chiedermi il nome che non mi vergogno a rispondere, anche se mi è già stato chiesto ma non viene ricordato, prima di lanciarsi in ameni tentativi di socializzazione!
Oggi ricetta "arrabbiata", piccante, perchè quando rimugino su questo argomento mi saltano tutti i gangheri!
Continuano le sperimentazioni con il tofu che al naturale, secondo il mio gusto, continua a sapere di cartone. Invece affogato in questo sughetto saporito e piccante è proprio buono e un'ottima alternativa proteica alla carne.




SPEZZATINO di TOFU alla PIZZAIOLA PICCANTE

Ingredienti (per 2 persone):
125 g tofu naturale
10 olive nere denocciolate
2 cucchiai di capperi sotto sale
400 g di pomodori pelati
1 cipolla rossa
1 peperoncino piccante fresco
origano secco
olio evo
sale

Sbucciare la cipolla, affettarla grossolanamente e soffriggerla in un tegame antiaderente con un paio di cucchiai di olio evo e qualche cucchiaio di acqua fino a che non è trasparente. Aggiungere il tofu tagliato a tocchetti di circa 2 cm di lato e lasciarlo insaporire. Salare e aggiungere il peperoncino tagliato a fettine (compresi i semi). Versare i pomodori pelati con il loro liquido e spezzettarli un po' direttamente nel tegame usando un cucchiaio di legno. Far prendere il bollore a fiamma vivace, poi aggiungere i capperi dissalati sotto acqua corrente, le olive tagliate a rondelle e abbondante origano tritato. Abbassare il fuoco, incoperchiare parzialmente e lasciare sobbollire almeno 20 minuti: il sughetto deve ritirarsi della metà. Servire caldo.
Buon appetito!

N.B. Il giorno dopo è ancora più buono perchè il tofu avrà assorbito tutti i sapori del condimento.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Olio e Aceto



Con questa ricetta partecipo al contest di Le cuoche per gioco


lunedì 10 settembre 2012

La televisione del futuro

Sono a casa da solo 3 giorni e già mi sono trasformata in una perfetta casalinga disperata: abbigliamento molto sciatto, pattine d'ordinanza, capelli da pazza e televisione sempre accesa. Mi manca solo la schiera di gatti e poi sarò perfetta! Diciamo comunque che inizierò a preoccuparmi per la mia salute mentale quando mi sentirò attratta dalle televendite...
Parlando di televisione è un periodo in cui io e il maschio alfa siamo fortemente attratti da tutti quei programmi americani di cucina in cui si vedono ristoranti e ricette ipercalorici. Roba da infarto.
Mentre mangiamo la nostra parca insalata per cena, ammirando cotali bombe gastronomiche, ogni tanto capita che ci guardiamo negli occhi, sbavando come due cammelli, e ci diciamo che, si, non deve essere lontano il giorno in cui la televisione non solo ci mostrerà questi manicaretti d'oltreoceano ma ci permetterà pure di assaggiarli, prelevandoli direttamente dallo schermo!!! Ah, che bei sogni!
Durante una di queste sere ci siamo imbattuti nel "mago del barbecue" che cucinava una sorta di insalata di pollo malese con cocco e peperoncini (non ho seguito benissimo perchè ero impegnata nella preparazione della cena, ossia dell'insalata): alla vista del piatto finito siamo rimasti 5 minuti istupiditi a guardarlo senza proferire parola. Quando mi sono riscossa mi sono ripromessa di provare a replicare, anche se non ho il barbecue per affumicare 8 ore un pollo! Invece l'ho cotto al cartoccio, in forno, a bassa temperatura e per lungo tempo ed è stato sorprendente: morbido, saporito e senza grassi aggiunti. Un'alternativa sarebbe quella di cuocere il pollo al vapore, ma credo ci rimetterebbe in gusto e profumo.
Non so se mi è venuto uguale a quello visto in tv (la televisione del futuro ancora non esiste, purtroppo) ma sono molto soddisfatta del risultato e ci è piaciuto talmente che di sicuro replicherò. Non avevo mai provato il cocco in ricette salate, ma è assolutamente delizioso: non è dolce e non è affatto stucchevole come pensavo inizialmente. Trovo sia un piatto piuttosto leggero, molto saporito e particolare, in grado di spezzare la monotonia del solito pollo. Da provare!



INSALATA di POLLO MALESE

Ingredienti (per 3-4 persone):
6 sovracosce di pollo spellate
1 piccolo cocco
3 peperoncini freschi piccanti
mezzo peperone rosso
olio evo
sale, pepe nero

Salare e pepare le sovracosce. Creare un cartoccio con la carta da forno in cui chiudere le sovracosce (senza aggiungere olio), poi avvolgere il cartoccio stesso in un foglio di alluminio in modo che il tutto sia più possibile sigillato. Cuocere il cartoccio al forno per 5 ore a 100°C: la carne diventa molto morbida e conserva un profumo buonissimo. Lasciare raffreddare e quando il cartoccio ha raggiunto temperatura ambiente aprirlo e staccare la carne dalle ossa (operazione che con questo tipo di cottura diventa semplicissima). Sfilacciare la carne di pollo e riunirla in una terrina.
Aprire il cocco: inserire un cavatappi in uno degli "occhi" della noce di cocco posti a una delle estremità e avvitare fino a che non si è aperto un buchetto. Ripetere l'operazione per gli altri due occhi. A questo punto capovolgere il cocco e raccogliere il liquido contenuto al suo interno dentro un bicchiere e tenere da parte per altre preparazioni o come liquido in cui conservare il cocco. A questo punto avvolgere il cocco in un canovaccio e prenderlo a martellate (consiglio di svolgere questa operazione su un piano molto resistente: io l'ho fatto in terrazza!) fino a quando non si spacca in vari pezzi. Con l'aiuto di un coltello appuntito eliminare la scorza dura e recuperare la polpa. Lavare la polpa con acqua, asciugarla e grattugiarla con una grattugia a fori larghi.
Successivamente tagliare a listarelle abbastanza sottili il peperone, dopo aver eliminato semi e filamenti bianchi. Tagliare a fettine anche i 3 peperoncini. Quelli che ho usato sono lunghi, rossi ma non esageratamente piccanti. Siccome hanno un buon sapore, oltre a essere piccanti, ho eliminato parte dei loro semi per non rischiare di far diventare il piatto troppo piccante.
Aggiungere al pollo il cocco grattugiato, il peperone a listarelle e i peperoncini a fette. Condire con poco sale e poco olio evo, e servire dopo aver fatto riposare almeno mezz'ora in frigo.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest di Le cuoche per gioco


sabato 8 settembre 2012

Disoccupazione e muffin

Mi sento l'italiano medio. "Che vuol dire?" si chiederà qualcuno. Dopo 2 anni e mezzo di striminziti contratti a progetto sono, di nuovo, ufficialmente disoccupata e senza prospettive, come subito dopo la laurea. Potrei arrabbiarmi. Potrei iniziare a urlare dalla frustrazione. Potrei lasciarmi andare alla depressione. Potrei pensare che non è mai stato il lavoro dei miei sogni (e in effetti è così). Invece no. L'autocommiserazione in questo caso non è contemplata così, nel mio primo giorno da disoccupata, ho preferito dirigermi in cucina e preparare una fantastica teglia di muffin. D'altronde se la suocera si presenta con una vasca di mirtilli dell'Abetone appena raccolti cos'altro si può fare? E visto che, in questo caso, di comfort food si tratta, ho abbandonato la mia stracollaudata ricetta light con lo yoghurt e ho optato per la versione originale con il burro e un quantitativo di zucchero maggiore rispetto al solito. E' stata una mossa vincente: il grasso dolciastro del burro abbraccia l'acidulo dei mirtilli in maniera perfetta. D'altronde quando ci vuole, ci vuole! L'unica variazione che ho apportato è l'utilizzo della farina integrale perchè la vita è così: a volte un po' ruvida ma sempre buonissima.



 MUFFIN INTEGRALI ai MIRTILLI

Ingredienti (per 12 muffin):
120 g farina integrale
120 g farina bianca
160 g zucchero
2 uova
100 g burro
180 ml latte intero
150 g mirtilli freschi
1 bustina vanillina
mezza bustina di lievito

In una ciotola mescolare gli ingredienti solidi: le due farine, lo zucchero, il lievito e la vanillina. Sciogliere il burro e lasciarlo intiepidire prima di mescolarlo con le uova e il latte fino ad ottenere un composto omogeneo. Unire i 2 composti e mescolare velocemente (se rimangono dei grumi non è un problema). Aggiungere anche i mirtilli freschi lavati e asciugati e amlalgamare. Suddividere il composto ottenuto in 12-13 pirottini di carta a loro volta inseriti in una teglia da muffin (nel mio caso ho usato pirottini in silicone con all'interno pirottini di carta): il pirottino deve essere riempito per 3/4 circa. Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 25-30 minuti (mi piace che la superficie sia leggermente dorata). Sfornare, lasciare raffreddare e servire.
Buon appetito!

martedì 4 settembre 2012

Crudismo

Dopo la follia biscottifera e quella piccante mi sono dedicata al crudismo dato che le mie scorte di liquidi corporei si stavano velocemente prosciugando a causa del caldo atroce delle scorse settimane. Così, dopo le bruschette con i funghi crudi, ripropongo un binomio che rappresenta un grande classico, solo in versione rigorosamente cruda: zucchine e menta.
La zucchina, come è noto, si accoppia perfettamente con la menta fresca per creare un mix delizioso (e anche ipocalorico ;-)).
Un piatto straordinario nella sua semplicità perchè in questo caso è l'eccellenza e la genuinità degli ingredienti a fare la differenza: la zucchina e la menta appena colte rispettivamente dall'orto del suocero e dal vaso della suocera, danno il meglio di sè così al naturale e abbinate alla pasta integrale Benedetto Cavalieri, con il suo gusto pieno e la consistenza soda.
Il sapore del piatto è delicato ed estremamente rinfrescante: proprio quello che ci vuole per combattere il solleone che ci ha appena abbandonato ma che spero torni per il weekend! Incrociamo le dita!

Fusilli integrali alle zucchine crude marinate


FUSILLI INTEGRALI BENEDETTO CAVALIERI alle ZUCCHINE CRUDE MARINATE

Ingredienti (per 10-12 coppette):
100 g fusilli integrali Benedetto Cavalieri
1 zucchina grande
1 spicchio d'aglio
menta fresca
3 pomodorini secchi sott'olio
5-6 olive nere
olio evo
sale, pepe nero

Lavare la zucchina e spuntarla alle estremità. Grattugiare la zucchina con la grattugia a fori larghi e raccogliere in uno scolapasta a maglie fitte. Lasciare riposare una mezz'ora in modo che la zucchina perda i liquidi in eccesso. Raccogliere in una terrina e condire con lo spicchio d'aglio sbucciato e tagliato a pezzetti, 4-5 foglie di menta fresca tritata, olio evo, sale e poco pepe. Far marinare per almeno 15 minuti. Nel frattempo cuocere i fusilli integrali Benedetto Cavalieri in abbondante acqua salata, scolarli al dente e passarli velocemente sotto acqua corrente per raffreddarli. Condire i fusilli con le zucchine marinate e disporli nelle piccole coppette bianche di Atmosfera Italiana. Guarnire con foglioline di menta fresca e un filetto di pomodoro secco sott'olio infilato in una fetta di oliva nera.
Buon appetito!



venerdì 31 agosto 2012

Caldo e piccante

Fino a ora me ne è mancato il coraggio: mi vergognavo. E ne avevo tutte le ragioni.
La ricetta di oggi staziona nel mio pc da circa un mese: è facile e buonissima, però....è piccante...molto piccante. Perciò in presenza di Minosse, Caronte, Lucifero & Co. non ho avuto il cuore di proporre sul blog questa delizia decisamente "hot".
Nonostante non abbia avuto il coraggio di scriverne sul blog ho comunque avuto l'ardire di servire questi simpatici finger food come antipasto, durante la cena che avevo organizzato in occasione della partita Italia-Spagna degli europei di quest'anno, che si sono svolti a giugno-luglio.
Non so se qualcuno lo ricorda ma quella è stata una sera caldissima, afosa, non si respirava. Avevo allestito ben 2 ventilatori per cercare di creare un po' di refrigerio in cucina e in sala, invano. Si sudava anche stando fermi tanto che io e un'amica ci siamo trasferite direttamente in terrazza con le sedie. E al diavolo la partita: ci siamo accontentate di sentire l'audio come 2 vecchie comari!
Adesso, con l'avvento di Poppea e un deciso calo di temperatura, dopo una notte di tuoni e fulmini, credo sia finalmente giunto il momento per condividere questo sfizio "caliente", senza dovermi vergognare se dico che per prepararli c'è bisogno di accendere il forno!
In ogni caso queste girelle piccanti sono state molto gradite dai miei ospiti che le hanno spazzolate tutte nonostante la calura tremenda. Forse vuol dire che sono davvero buone!





GIRELLE di SFOGLIA PICCANTI

2 rotoli di pasta sfoglia rettangolari
250 g ricotta di mucca
75 g 'nduja calabrese
1 cipollotto di Tropea
sale

Tritare il cipollotto e riunirlo in una terrina con la ricotta e la 'nduja morbida (io la sciolgo parzialmente tenendola 1 minuto nel microonde a media potenza). Salare leggermente e amalgamare bene il tutto fino a ottenere un composto omogeneo. Stendere i 2 rotoli di pasta sfoglia e spalmarvi uniformemente la crema preparata fino ad esaurimento. Arrotolare la sfoglia su se stessa sul lato lungo aiutandosi con la carta da forno su cui è stesa. Porre i 2 rotoli formati in freezer per circa 15 minuti in modo che tutto diventi più solido e quindi più semplice da tagliare. Trascorso questo tempo tagliare i rotoli a fette spesse circa mezzo centimetro con un coltello a lama piatta e adagiarle su una teglia rivestita di carta da forno. Infornare a 180° C per 30-35 minuti (la sfoglia deve essere dorata). Sfornare, lasciare raffreddare e servire.
Buon appetito!




Con questa ricetta partecipo al contest piccantissimo di Le cuoche per gioco