venerdì 22 febbraio 2013

Contraddizione

A me il coriandolo proprio non piace. L'ho capito due anni fa, a Londra, mentre mangiavo un piatto indiano a Camden Town completamente ricoperto di coriandolo. Però, dato che sono del segno dei gemelli, possiedo una personalità multipla (schizofrenia?....Forse!) e mi piace contraddire anche me stessa! Così, tanto per contraddirmi ancora una volta, perchè non sfidare la sorte e tentare un cupcake cocco e coriandolo per San Valentino??? Cercavo un dolce monoporzione un po' innovativo, che esulasse dalla solita cioccolata o dai cuoricini rossi tipici del giorno degli innamorati, candido come un fiore, magari con una eco esotica. Il risultato è stato sorprendente: durante la preparazione ho ripulito sia la ciotola dell'impasto che quella del frosting usando nient'altro che il mio dito! De-li-zio-so! Anche il maschio alfa è rimasto piacevolmente sorpreso: l'ho capito dalla sua espressione stupita dopo il primo morso. Sapevo che sarebbe stato scettico di fronte ad un dolce che non contenesse nemmeno una briciola di cioccolata ma volevo stupirlo e ci sono riuscita. In qualche modo volevo catapultarci lontano da qui, dall'inverno, dal freddo, dal grigio, evocare paesaggi esotici, candidi fiori profumati, frutti dolcissimi e un clima più mite. Sono sicura di aver provato a creare quest'illusione ma sono altrettanto sicura di aver infranto tutte le fantasie del povero maschio alfa che, quando si è voltato verso di me e mi ha guardata, invece di trovare una esotica tipa in stile Pocahontas si è trovato di fronte una biondina paffutella e slavata, con gli occhi lucidi, il naso arrossato dal raffreddore e una tosse cavernosa più adatta ad un fumatore incallito che a una serata romantica. Per fortuna si è comportato da vero signore e si è prodigato in complimenti per me e la mia cucina. Ah....l'amour....!!!!



CUPCAKE COCCO  e CORIANDOLO


Ingredienti (per 8 cupcakes):
30 g di farina di cocco disidratato
1 cucchiaio di semi di coriandolo secchi (o un cucchiaino abbondante di coriandolo in polvere)
75 g burro
60 g zucchero di canna
1 uovo
80 g ricotta
60 g farina
1/2 bustina di lievito

Per il frosting:
90 g zucchero a velo
90 g burro
15 g farina di cocco disidratato
3 cucchiai di rum (oppure un liquore al cocco)
1 cucchiaino di semi di coriandolo secchi


In un mortaio pestare bene i semi di coriandolo fino a ridurli in polvere. Con le fruste elettriche montare per 5 minuti lo zucchero di canna con il burro morbido a temperatura ambiente. Unire la farina di cocco e il coriandolo in polvere, poi l'uovo e quindi la ricotta, sbattendo bene la preparazione ogni volta che si aggiunge un ingrediente. Mescolare la farina con il lievito, versare sul composto e mescolare energicamente: si ottieneun impasto piuttosto consistente. Rivestire una teglia da muffin con pirottini di carta e riempirli per 3/4 con l'impasto preparato. Infornare in forno caldo a 180°C per 15 minuti, poi sfornare e lasciare raffreddare. Preparare il frosting montando a lungo il burro morbido con lo zucchero a velo setacciato. Unire poi la farina di cocco, il rum e i semi di coriandolo ridotti in polvere. Continuare a lavorare con le fruste fino a che non si ottiene un composto morbido e spumoso. Decorare immediatamente le tortine ormai fredde con il frosting ottenuto, magari aiutandosi con una sac-a-poche, poi raffreddare in frigorifero (se è caldo). Personalmente non ho messo i cupcakes in frigo perchè in casa la temperatura era sufficientemente bassa e il frosting si è indurito ugualmente.
N.B. Attenzione a non esagerare con il frosting: è incredibilmente burroso e potrebbe risultare pesante, oltre che stucchevole.
Buon appetito!



Con questa ricetta partecipo al giveaway di Dolcemeringa



e al contest di La cultura del frumento



mercoledì 20 febbraio 2013

Conosciamoci

Mi piacciono i giochi a domande perchè sono una gran curiosona (per non dire ficcanaso),  perciò sono molto felice di accettare e continuare il gioco cui mi hanno invitata sia Luana di Sognando Dolcezze  che Vale, per conoscere un po' meglio tutte le magnifiche persone che stanno dietro a ricette e foto strepitose. Si tratta di rispondere alle 11 domande che vengono poste da chi invita, poi bisogna scegliere altri 11 blog e fare a nostra volta 11 domande. Facile, no?
Intanto ecco le mie risposte per Luana:
 1) E' stato facile trovare un nome per il tuo blog?
Si! E' stato il primo nome che mi è venuto in mente: volevo che facesse riferimento alla mia professione di chimico (ecco perchè laboratorio), dato che la correlazione tra cucina e chimica è più stretta di quanto si possa pensare.
2) Quanto tempo dedichi al tuo blog?
Ci passo giornalmente ma per scrivere un post mi occorrono almeno un paio d'ore (a volte di più: sono pigra).
3) Il tuo piatto preferito?
Non uno ma tre, a parimerito: astice alla catalana, rosticciana alla brace, uova al tegamino. Potrei mangiarne fino a scoppiare e prima o poi succederà davvero!
4) Quando hai scoperto di avere la passione per la cucina?
Boh! Sono una mangiona e il cibo mi ha sempre interessata. Ricordo che già da piccola mi piaceva pasticciare in cucina e un anno, per Natale, mi fu regalata la gelatiera: ne ero entusiasta.
5) Il piatto o dolce che proprio non ti riesce?
Ho un brutto rapporto coi lievitati, con i quali ho un conto in sospeso da anni, ma da quando ho il licoli la situazione è notevolmente migliorata!
6) Se non hai alcuni ingredienti per una ricetta rinunci o la modifichi?
Dipende da quanto è fondamentale l'ingrediente mancante: a volte modifico, a volte rinuncio.
7) Dove vivi? Ti piace vivere lì?
Vivo in un paesino vicino a Pistoia da ormai 15 anni e ci sto benissimo! Per me è il posto ideale in cui vivere.
8) Sei sposata, fidanzata, single? Hai figli?
Fidanzata da 16 anni in totale, convivente da 4. Niente bambini per ora.
9) Ti piacerebbe fare un corso di cucina?
Certo che si! Anche se sono perfettamente cosciente di avere un mucchio di cose ancora da imparare mi piace fare la saccente!
10) Quanti anni hai?
Non si chiedono queste cose a una signora!!!! Vabbè...ormai vado per i 32 ma me ne sento la metà!
11) Il tuo nome?
Facilmente intuibile.....Jessica! Jeggy è solo uno degli innumerevoli nomignoli che usiamo in casa.

E quelle per Vale:
1) Cosa significa per te il tuo blog?
E' un hobby, un passatempo che mi permette di mettermi alla prova in tante aspetti: cucina, scrittura, fotografia.
2)Cosa ti rilassa di più in cucina?

Preparare dolci, anche se poi ne mangio pochissimi.
3) Quale piatto non vorresti mai trovare da invitata a cena?

Le ostriche crude.
4) Preferisci il pranzo o la cena?

Cena: posso fare le cose con più calma, considerando anche che mangio lentissima!
5) Ti piace ascoltare la musica quando cucini? Se si, quale?

Dipende da cosa sto cucinando: per i dolci mi piace la musica classica, se devo preparare mille cose meglio un po' di rock!
6) Quali sono i tuoi piatti vincenti?

Cheesecake, torta al cioccolato, paella alla valenciana.
7) Quale complimento "culinario" ti ha fatto più piacere ricevere?

Vedere le persone care che mangiano di gusto ciò che ho cucinato è il complimento più bello per me.
8) Preferisci una cena in pizzeria, al ristorante o nella tua casetta?

Sono indecisa tra ristorante e casa mia ma penso dipenda dai momenti.
9) Oltre alla cucina quali sono i tuoi hobby?

Può non sembrare ma sono abbastanza sportiva: pallavolo, tennis e quando è bel tempo ogni tanto vado pure a correre! Poi ci sono i viaggi e i libri: ne ho tanti e adoro leggere.
10) Qual'è il tuo primo/secondo/dolce preferito?

Come primo piatto direi ravioli, come secondo astice alla catalana, come dolce decisamente creme bruleè.
11) Cosa pensi del mio blog? E di me?

Tante ricette carine, semplici e buone. E tu? Tu sei un vulcano di energia!!!

E ora ecco le mie 11 domande. Siccome ne ho già lette un bel po' a giro per il web cercherò di essere originale:
1) Ti applichi molto alla fotografia per il blog?
2) Quale piatto cucineresti per corteggiare qualcuno?
3) Ti spaventano ingredienti nuovi che non conosci?
4) Pensi che avere un blog di cucina sia una forma di narcisismo?
5) Quale piatto/ingrediente proprio non riesci a mangiare?
6) Qual è l'attrezzo da cucina che possiedi ma che non usi?
7) Qual è il tuo dolce preferito?
8) Qual è il tuo libro di ricette preferito?
9) Una cosa che ti ha dato grande soddisfazione riuscire a preparare?
10) Hai mai frequentato un corso di cucina?
11) Pizza o pasta?

Infine gli 11 blog a cui rivolgo le mie domande:
1) Golosando serenamente
2) Emporio 21
3) My ricettarium
4) Le pappe kitchen
5) Bietolin@ in cucina
6) Cookalaska
7) Il ricettario di Cinzia
8) Puffin in cucina
9) Sale e coccole
10) Smalti pentole e rock and roll
11) Tra cucina e pc

Per finire una ricettina facile, facile e veloce, con un sapore delizioso, molto aromatico, che sa d'oriente, copiata direttamente da Alessandro Borghese. Chissà che il mio prossimo viaggio non sarà proprio in oriente!



SPEZZATINO di MAIALE ORIENTALE

Ingredienti (per 2 persone):
500 g lonza di maiale
3-4 carote
1 scalogno
2 spicchi d'aglio
radice di zenzero fresca
mezzo limone
4 cucchiai di salsa di soia
pepe nero
erba cipollina fresca
olio evo

Raschiare le carote, tagliarle in 4 nel senso della lunghezza e poi a bastoncini. In un tegame fare scaldare 2 cucchiai di olio evo e farvi rosolare le carote alcuni minuti. Tagliare la lonza a cubetti, come per fare lo spezzatino e aggiungerla alle carote. Rosolare la carne su ogni lato a fiamma vivace, poi continuare la cottura a fuoco più basso. Nel mixer frullare lo scalogno, gli spicchi d'aglio, un bel pezzo di radice di zenzero sbucciata (la quantità dipende dai gusti), il succo di mezzo limone, la salsa di soia e 2 cucchiai di olio evo fino a ottenere una cremina liscia. Versare la cremina ottenuta nel tegame con la carne e le carote e continuare la cottura per una decina di minuti. Verso fine cottura macinare un po' di pepe nero e aggiungere qualche stelo di erba cipollina tritata. Servire subito accompagnando preferibilmente con riso basmati bollito.
Buon appetito!

domenica 10 febbraio 2013

Prova in palestra

Trascorrere in casa la maggior parte delle proprie giornate può essere rilassante le prime due settimane, noioso dopo un mese, deprimente dopo 2 mesi, irritante dopo 3 mesi e decisamente da andare fuori di testa dopo 5 mesi. Per questo motivo ho accettato di fare qualche ingresso di prova in una palestra vicino casa: incrementare l'attività fisica, oltre ai soliti allenamenti di pallavolo, non può certo farmi male!
La cosa si è rivelata tragi-comica. Non era la prima volta che entravo in una palestra ma non mi ero mai avvalsa della consulenza del personale interno, dato che sono sempre stati i miei allenatori di squadra a decidere quali esercizi e in che quantità. Stavolta ero sola, inerme e non avevo la più pallida idea di cosa mi aspettava. Sono stata fatta accomodare in una stanza per massaggi dove uno zelante cinquantenne (ci tengo a precisare: di corporatura normale, non visibilmente palestrato) ha iniziato col chiedere le generalità: nome? età? altezza? Poi ha tirato fuori la bilancia e io ho avuto un istintivo primo moto di irritazione, che si è tramutato in un principio di svenimento appena ci sono salita, quando ho visto il peso. Dannazione! Continuo a prendere 1 chilo l'anno! La questione per me era già abbastanza imbarazzante ma il tizio non si scomponeva e scriveva tutto senza fare commenti. Poi, lo shock. "Signorina, alzi la maglietta!" Questo incosciente signore si è avvicinato con una specie di pinza e così, senza preavviso, mi ha afferrato la pancia! Si, proprio il rotolino di lonza, la ciambella di ciccia, quella che nessuno al mondo deve osare toccare, il mio punto debole, quello in grado di trasformarmi da pacifica Heidi in un inferocito Hulk! Non so dire quale sforzo di volontà io abbia fatto per evitare che, di riflesso, mi partisse una ginocchiata negli zebedei del tipo! Quest'uomo non saprà mai di essere stato vicino ad essere ucciso e continuerà a vivere la sua vita ignaro di essere passato attraverso un'esperienza di pre-morte! Ma non è finita qui! Dopo aver "pinzato" anche la parte posteriore del braccio (cosa che è passata praticamente inosservata, dopo il trauma della lonza), il responso: "Certo che la massa grassa è notevole! Lei dovrebbe cambiare alimentazione!" O_O
Ora....intendiamoci bene: lo so di non essere una silfide e di avere qualche chilo di troppo, ma da qui ad essere una palla di lardo (parafrasando il responso), ne passa. Mi sono calmata, ho esibito lo sguardo più accondiscendente di cui sono stata capace e ho spiegato che preferisco ammazzarmi di corsa, addominali e quant'altro piuttosto che costringermi ad una cucina sciapa e perennemente ipocalorica. Per la prima volta mi sono sentita in dovere di qualificarmi come foodblogger (ero fuori di me dalla rabbia) per giustificare il fatto che per me la cucina non è solo un mero atto per la sopravvivenza, ma un hobby vero e proprio. Sono uscita dalla stanzetta completamente istupidita con un unico mantra che mi ronzava in testa: "Datemi una cyclette!!!"
Alla fine di una seduta di pesi e addominali che ho trovato fin troppo leggera (e come sperano che perda peso se mi fanno fare le stesse cose della ultra-sessantenne in pensione?), il tizio che mi ha umiliato si è avvicinato e mi ha detto che lui è un nutrizionista e che magari dovevamo fissare un appuntamento nel suo studio per parlare della mia alimentazione.....Ok, ora è tutto più chiaro!

Nonostante la rivelazione che l'istruttore di palestra sia un nutrizionista in cerca di clienti abbia in parte sopito i miei sensi di colpa per la mia ciccia di troppo, ormai mi è stata messa la pulce nell'orecchio e un ridimensionamento del conteggio calorico (inteso soprattutto come ridimensionamento delle porzioni) può effettivamente rimettermi in forma.
In questa ottica ho voluto provare una nuova vellutata, ispirata da una ricetta di Benedetta Parodi. Ammetto di non essere una sua grande fan ma ho trovato uno dei suoi libri, regalatomi a Natale da una carissima amica, molto carino, con ricette semplici, veloci e non banali...adatte per la cucina di tutti i giorni.
Questa zuppa mi ha attirata già dal nome (drenante) e dal fatto che non contiene nemmeno una goccia di olio o altri grassi; mi ha sorpresa per l'uso del peperone, ortaggio tipicamente estivo, in una preparazione prettamente invernale a cui regala un gusto e un profumo sorprendente. Ho sostituito il brodo di dado con quello vegetale (abbasso il glutammato!). L'aggiunta dell'uovo, del peperoncino e del prezzemolo sono idee mie: il primo consente di ottenere un ottimo piatto unico per la sera, i secondi danno più carattere alla zuppa.
Enjoy it!



ZUPPA DRENANTE ARRICCHITA


Ingredienti (per 4 persone):
1 porro
1/2 peperone (colore a piacere)
1/2 cavolo cappuccio
1 gambo di sedano
1 pomodoro rosso
1 uovo
peperoncino secco (facoltativo)
prezzemolo fresco tritato
brodo vegetale (facoltativo)
sale

Tagliare tutte le verdure a pezzettoni (tranne il prezzemolo) e metterle in una pentola. Per chi piace un gusto piccantino (secondo me ci sta molto bene) aggiungere anche un pezzo di peperoncino secco. Versare il brodo fino ad arrivare al livello delle verdure, salare e cuocere almeno 40 minuti con il coperchio. Se non si ha tempo e voglia di preparare il brodo vegetale usare semplicemente acqua. Quando tutte le verdure sono ben cotte e mordide togliere dal fuoco e frullare con un frullatore a immersione fino a ottenere una crema. Rimettere sul fuoco e aggiungere l'uovo, leggermente sbattuto, agitando bene il tutto con una frusta fino a che l'uovo non si è addensato, formando una crema grumosa (come quando si prepara la stracciatella). Aggiustare eventualmente di sale e servire la zuppa calda cosparsa da prezzemolo tritato.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest di Sale e coccole


mercoledì 6 febbraio 2013

Tradimento

Da ormai qualche mese è entrato nella mia vita e so già che non ne uscirà facilmente, anche se l'inizio è stato titubante. Ci ha fatto incontrare un'amica, sicura che ci saremmo piaciuti: entrambi timidi e sospettosi, entrambi amanti della cucina e dei carboidrati. Mesi per conoscerci, imparare ognuno i ritmi dell'altro e capire che la convivenza sarebbe stata piacevole, oltre che possibile. Sullo sfondo un povero maschio alfa, ignaro del fatto che potrebbe presto trasformarsi in "maschio beta" e perdere la supremazia in casa. Non so se sospetta già qualcosa anche se nella sua incoscienza di fatto incoraggia questo  mio adulterio. LUI è candido e cremoso, capace di rimanere tranquillo in disparte e di esplodere in un impeto di vivacità quando è chiamato in causa. LUI si chiama li.co.li. (all'anagrafe: lievito in coltura liquida) e sta diventando il mio fido compagno nella mia eterna lotta alla conquista dei lievitati!

Ecco quello che ho scoperto in 3-4 mesi di lavorazioni con il licoli:
1) è facile e poco impegnativo da conservare: sta bene in frigo dentro un barattolo di vetro (o ceramica o terracotta: l'importante è che il contenitore non sia di metallo, con cui reagirebbe). Un rinfresco al 20% ogni 15-20 giorni è più che sufficiente e occorrono 5 minuti per eseguire l'intera operazione.
2) Non ci vuole fretta: la lievitazione è molto lenta (inutile tentare di accelerare), specialmente in inverno, con basse temperature ambiente.
3) Funziona bene solo se prima si sono effettuati 3 rinfreschi distanziati fra loro di 8-12 ore (probabilmente in estate questi tempi si possono ridurre a 6 ore).

Personalmente eseguo i rinfreschi utilizzando sempre manitoba, che è la farina più indicata per i lievitati, data l'alta percentuale di glutine presente al suo interno (circa il 15% di proteine contro l'8-9% delle farine 00). Ciò comporta una percentuale di idratazione del 130% (che significa che per effettuare il rinfresco del licoli occorre aggiungere 10 g di farina e 13 g di acqua ogni 10 g di licoli): usando altre farine le percentuali di idratazioni da rispettare sono diverse (per esempio, 90% per farina di grano tenero 00, 100% per farina di grano tenero 0).
Questo è il mio schema di rinfreschi prima di effettuare l'impasto vero e proprio, partendo da 10 o 15 g di licoli, secondo quanto ne occorre per eseguire la ricetta.

 

licoli (g)acqua (g)manitoba (g)%totale (g)
ore 8.0010131013033
ore 20.00334333130109
ore 8.00109109109100327

licoli (g)acqua (g)manitoba (g)%totale (g)
ore 8.0015201513050
ore 20.00506550130165
ore 8.00165165165100495

Si può notare come l'ultimo rinfresco sia effettuato sempre al 100% (pari peso di licoli, acqua e manitoba).

Il mio primo esperimento con il licoli sono stati i grissini stirati torinesi: impossibile che vengano male (anche perchè la ricetta è quella delle sorelle Simili che, a quanto si dice, di lievitati ne sanno a pacchi)! Sono veramente a prova di principiante! Li ho già preparati 3-4 volte e li ho serviti pure per il pranzo di Natale: uno snack scrocchiarello che piace sempre!



GRISSINI STIRATI TORINESI

500 g farina 00
175 g acqua tiepida
20 g burro fuso
350 g licoli rinfrescato 3 volte
2 cucchiai di olio evo
sale
farina di semola

Versare nella ciotola dell'impastatrice la farina e il licoli e iniziare a impastare a bassa velocità aggiungendo lentamente l'acqua tiepida. Aggiungere l'olio e il burro fuso e aumentare la velocità dell'impastatrice. Dopo alcuni minuti aggiungere anche un cucchiaino di sale e continuare a far impastare una decina di minuti. In alternativa, se non si ha un'impastatrice, lavorare tutto a mano vigorosamente per almeno 30 minuti (l'impasto deve risultare liscio ed elastico) rispettando la stessa sequenza di aggiunta degli ingredienti. Dopo aver impastato trasferire l'impasto su una spianatoia leggermente infarinata e lavorare a mano almeno altri 5 minuti, battendo di tanto in tanto l'impasto per aumentarne l'elasticità.
N.B. Picchiare selvaggiamente un ammasso di acqua e farina è un fantastico antistress quando il mondo sembra avercela con te: provare per credere!
Formare un rettangolo, spesso circa 2 cm, con l'impasto e spennellarne la superficie con poco olio evo, poi spolverizzare con la semola. Coprire con un canovaccio e lasciare lievitare almeno 2 ore.


Dopo il riposo ritagliare dal lato corto del rettangolo delle strisce di impasto larghe 1 cm. Tenere la striscia al centro con entrambe le mani e iniziare a tirare verso l'esterno torcendo l'impasto da un verso con una mano e nell'altro verso con l'altra mano fino a formare un lungo nastro ritorto. Tagliare i grissini della lunghezza desiderata (io ne ottengo 3 piuttosto lunghi da ogni striscia) ma non reimpastare gli avanzi! Poggiare i grissini su una grande teglia ricoperta di carta da forno e infornare a 200°C per 15-17 minuti (secondo lo spessore dei grissini ottenuti) fino a che non sono belli dorati. Sfornare, lasciare raffreddare e servire nel cestino del pane o avvolti con del prosciutto crudo.
Buon appetito!