domenica 22 dicembre 2013

Potage Parmentier

Cerchiamo di essere onesti: chiunque abbia iniziato a scrivere un blog di cucina negli ultimi anni ha quasi sicuramente visto il film "Julie&Julia" e/o letto il relativo libro. Io non faccio eccezione.
Circa un mese fa ho terminato di leggere il libro e poco tempo dopo mi è capitato per caso di rivedere il film...le bruschette, l'aspic, l'aragosta, boeuf bourguignonne, aumento incontrollato della salivazione. Eppure è mai possibile che fino ad ora non abbia mai provato nemmeno una delle ricette di Julia Child? Purtroppo è così ma fortunatamente si può facilmente porre rimedio a questa incresciosa situazione! Non ho i libri di Julia Child ma cercando in rete e, come Julie, ho deciso di iniziare dalla ricetta più semplice (anche se non necessariamente facile, come ci sugerisce nel libro): il Potage Parmentier, ovvero la zuppa di patate e porri.
...
E' strepitosa!!!
Non era certo la prima volta che preparavo una vellutata di patate e porri ma, che diamine, non c'è proprio paragone! Il trucco c'è e si vede: il burro e la panna NON sono opzionali ma assolutamente necessari per la buona riuscita. Personalmente ho sempre usato l'olio al posto del burro (e talvolta nemmeno quello) e poco latte al posto della panna ma quello che viene fuori è un piatto totalmente diverso. Il Potage Parmentier è un'altra cosa. Grazie all'aggiunta di questi deliziosi grassi il gusto è ovviamente molto ricco e corposo ma anche delicato allo stesso tempo; la consistenza è cremosa ma non perfettamente vellutata, riempie la bocca e riscalda (cosa non proprio disprezzabile in questo periodo). Certo, è una mazzata calorica ma posso garantire che dopo una ciotola di questa zuppa si è sazi e appagati! Poi se si appartiene alla schiera degli impenitenti mangiatori incalliti, come me e il mashio alfa, si può perfino fare il bis senza vergogna e sentirsi comunque al settimo cielo! Pur nella sua semplicità sono convinta che non sfigurerebbe sulla tavola delle feste che si avvicinano. Provatela!



POTAGE PARMENTIER

 Ingredienti (per 3-4 persone):
4 porri
500 g patate
40 g burro
100 ml panna fresca
500-600 ml di acqua calda (o brodo vegetale)
sale, pepe nero

Lavare i porri e affettarli a rondelle non troppo sottili fino a che le foglie non sono dure (si, si utilizza anche la parte verde, che è una cosa meravigliosa perchè si limita tantissimo lo spreco). Sbucciare e tagliare a dadini le patate e tenerle da parte. In una pentola sciogliere il burro a fiamma bassa, poi aggiungere i porri tagliati e soffriggerli alcuni minuti fino a che non sono appassiti a fiamma più vivace. Aggiungere le patate, mescolare e lasciare insaporire un paio di minuti. Salare e iniziare a versare l'acqua o il brodo caldo. Far prendere il bollore, incoperchiare parzialmente e lasciare cuocere a fiamma bassa per 30-40 minuti (le verdure devono essere talmente cotte da spappolarsi a contatto con il mestolo). A fine cottura utilizzare un mestolo o una forchetta per schiacciare le verdure e ottenere una zuppa densa ma non troppo omogenea: niente pimer, nè frullatori (almeno cosìdice nel libro "Julie&Julia" ed io ho eseguito alla lettera). Se dovesse risultare troppo liquida rimettere sul fuoco per far evaporare l'eccesso di liquido. Aggiungere la panna mentre la zuppa è ancora sul fuoco, pepare leggermente e mescolare. Servire calda.
N.B. Per come la vedo io non c'è bisogno di aggiungere altro, nè crostini di pane, nè prezzemolo o latre guarnizioni: è perfetta così!

Buon appetito e buone feste a chiunque si troverà a passare da questo scalcinato blog!



domenica 8 dicembre 2013

All'improvviso...un gatto (Torta nera all'acqua)

Non è che non mi piacciano i gatti, anzi, li trovo adorabili senonchè averne uno in casa aumenta esponenzialmente il caos (già imperante, per quanto mi riguarda) e la quantità di lavoro domestico. Senza contare il fatto che le analisi hanno rivelato che sono leggermente allergica al pelo felino. Per tale motivo mi sono sempre opposta ai capricci del maschio alfa di adottare un altro animaletto domestico (ho già lui: mi basta e avanza). Purtroppo non avevo calcolato le iniziative personali. Una sera, circa 10 giorni fa, tornando a casa dopo essere stata in palestra, ho trovato il maschio alfa con gatto ignoto addosso che dormivano placidamente sul divano...
Il gatto (anzi, la gatta) è una trovatella, è piccola, niente più che un batuffolino di pelo, fuori era freddo e io non avevo voglia di discutere: ci siamo accordati che se ne occuperà totalmente il maschio alfa. Così, fregandosene bellamente della mia allergia e della mia opinione in merito, da allora abbiamo adottato la suddetta micetta.
Mi mancava solo un gatto da accarezzare per avviarmi definitivamente verso un destino da supercattivo in perfetto stile James Bond!
E' completamente nera, si chiama Kiki (a chi piace Miyazaki il nome suonerà familiare ;-)) e ho il vago sospetto che sia un vampiro, dato che non riesco a farle una foto in cui non sia una informe massa nera in movimento.
Una strega come me in compagnia della sua gatta-vampira nera....insieme domineremo il mondo!!!
A proposito di supercattivi: quella che sto per postare non è la ricetta per una mina anti-uomo, anche se è ciò che sembra dalla foto (no, io le foto continuo a non saperle fare!). Si tratta invece di una supertorta soffice e farcita con una ganache piccante al cioccolato fondente che metterà d'accordo buoni e cattivi. E poi è tutta nera e, proprio come Kiki, è un vero peperino e in foto viene da schifo!


La base della torta è una dark chocolate cake la cui ricetta originale ho ripreso da qui.
Ho seguito la ricetta alla lettera per essere sicura di non sbagliare niente.

TORTA NERA

Ingredienti (per la torta):
4 uova
250 ml olio di semi di girasole (o altro olio di semi)
350 g zucchero
250 g farina 00
8 g lievito per dolci
1 cucchiaino di bicarbonato
85 g cacao amaro
250 ml acqua bollente

per la ganache:
300 g cioccolato fondente al 70%
300 ml panna fresca
30 g burro
peperoncino piccante in polvere
zenzero in polvere

Nella planetaria impastare l'olio, le uova e lo zucchero per un paio di minuti usando la frusta a foglia. Miscelare la farina con il lievito e il bicarbonato e aggiungere tutto lentamente nella ciotola dell'impastatrice. Stemperare il cacao setacciato nell'acqua bollente e versarlo nella ciotola continuando a mescolare a media velocità. L'impasto risulterà molto liquido ma va bene così.
Imburrare e infarinare uno stampo a cerniera a bordi alti da 24 cm di diametro, poi versarvi l'impasto. Cuocere in forno caldo a 180°C per circa un'ora (controllare sempre facendo la prova stecchino) poi sfornare e lasciare intiepidire prima di togliere la torta dalla teglia. Lasciare raffreddare completamente prima di farcire.
Preparare la ganache portando ad ebollizione la panna in un pentolino. Spengere il fuoco e aggiungere il cioccolato spezzettato e il burro mescolando con una frusta fino a che non si ottiene una crema liscia e omogenea. Aggiungere un cucchiaino di zenzero in polvere e un cucchiaino di peperoncino in polvere (la quantità di peperoncino dipende comunque da gusti personali: si può anche diminuire!) e mescolare bene. Coprire con pellicola a contatto e lasciare raffreddare per almeno un paio d'ore.
Tagliare la torta in modo da ottenere 3 dischi grosso modo uguali. Farcire ogni disco con uno strato abbondane di ganache, poi sovrapporre. L'eventuale ganache avanzata può essere usataper spalmare anche l'esterno della torta. Decorare con chicchi di cioccolato (oppure no, visti i miei risultati!) e servire.
Si conserva bene in frigo per almeno un paio di giorni.
Buon appetito!




domenica 10 novembre 2013

Il tempo dei finocchi (Finocchi alla curcuma)

C'era una volta il tempo delle mele. Sophie Marceau. Le cotte adolescenziali. La torta di mele a merenda durante i cartoni animati.
Tempi passati e nostalgici, senza dubbio. Per me, adesso, è il tempo dei finocchi. Con la loro sofisticata dolcezza non sono certo amati da tutti i palati ma, attualmente, li preferisco di gran lunga alle mele. Per di più l'orto ne è pieno: dalla finestra riesco a vedere un sacco di rigogliosi ciuffetti verde chiaro crescere e nascondere questa candida verdura.
Anche il maschio alfa, uomo di larghe vedute come pochi altri, da qualche anno ha scoperto la croccantezza del finocchio (uno dei suoi tanti tabù alimentari che però è riuscito a superare) e riesce ad apprezzarlo sia crudo che cotto.
Data l'abbondanza ecco quindi che nasce la necessità di variare il più possibile il modo in cui gustarli, in particolar modo cotti, visto che le temperature stanno scendendo e si sente più la necessità di qualcosa di caldo e confortante.
Mi sono inventata questa ricetta che si prepara in un battibaleno e che sta diventando uno dei miei più frequenti pranzi da portare a lavoro. Trovo che sia molto allegra e solare grazie alla presenza della curcuma (ho scoperto di preferirla allo zafferano) che dona al tutto un meraviglioso color giallo e una delicata nota speziata, che non guasta mai.





FINOCCHI alla CURCUMA


Ingredienti:
1 finocchio (femmina, se si vuol essere pignoli, che è più adatto ad essere cotto)
1 spicchio di aglio
curcuma in polvere
olio evo
sale, pepe nero
ceci lessati (facoltativi)

Lavare bene il finocchio per eliminare il terriccio, poi tagliare via la parte verde e affettarlo abbastanza finemente. Sbucciare e tritare lo spicchio di aglio, poi soffriggerlo appena in una padella insieme a un paio di cucchiai di olio evo. Prima che l'aglio inizia bruciare e diventare marrone aggiungere il finocchio tagliato e spadellarlo a fiamma vivace un paio di minuti. Condire con una presa di sale, poco pepe nero e mezzo cucchaino di curcuma (ne basta poca perchè è veramente molto colorata! Non a caso contiene curcumina che in passato veniva usata anche come colorante per le stoffe) e lasciare cuocere a fiamma bassa per una decina di minuti mescolando ogni tanto. A me piace che il finocchio rimanga leggermente croccantino: se lo si preferisce più morbido basta aumentare di qualche minuto il tempo di cottura.
Per avere un piatto unico completo spesso aggiungo anche un po' di ceci già lessati (quantità a piacere secondo la disponibilità) un paio di minuti prima di spengere il fuoco, in modo che si insaporiscano.
Servire caldi.
Buon appetito!

domenica 27 ottobre 2013

Sindrome da lavagna vuota (Zuppa di cipolle e bietole alla birra)

Uno dei momenti peggiori dell'andare a scuola, almeno per quanto mi riguarda, era sicuramente essere chiamata alla lavagna per le interrogazioni: mi alzavo e mi dirigevo molto lentamente con faccia lugubre alla cattedra, manco camminasse nel braccio del morte. Arrivata alla cattedra mi veniva consegnato il gessetto bianco ed eccola lì, la mia nemica giurata, quell'enorme lavagna nera completamente a mia disposizione per mettere nero su bianco (anzi, bianco su nero) tutto il mio sapere. In quel momento mi sembrava che quel vuoto scuro fosse anche nella mia testa (nonostante studiassi come una matta e avessi voti altissimi) e non era infrequente che mi bloccassi. L'arte oratoria non è mai stata il mio forte.
In questo ultimo periodo, non so, sarà la stanchezza, sia  fisica che mentale, saranno i mille impegni ma quando mi siedo davanti al pc è come se fossi di nuovo davanti a quella maledetta lavagna: il vuoto cosmico!
Non è che non stia cucinando, anzi; è solo che non mi viene in mente niente di carino da scrivere. Passerà. Devo solo avere pazienza. Però non potevo aspettare l'ispirazione per pubblicare la prima zuppa d'autunno, calda e deliziosa come solo una zuppa sa essere, perchè è buona e perchè è tutta l'estate che aspettavo di provarla. Ho sudato sette camicie per mangiarla, non per prepararla, perchè se è vero che il calendario dice che siamo in autunno ormai inoltrato e le zuppe sarebbero il comfort food ideale per combattere il freddo incombente, è altrettanto vero che la maggior parte del tempo mi aggiro per casa e a lavoro in maglietta, accaldata. Pazienza, ancora. Tornerà anche il freddo, insieme all'ispirazione, e preparerò di nuovo questa zuppa semplicissima e veloce ma con quell'inaspettato tocco estroso dato dall'aggiunta di birra. Slurp!

ZUPPA di CIPOLLE e BIETOLINE alla BIRRA

Ingredienti (per 2-3 persone):
3 cipolle bianche secche
2 scalogni
1 mazzetto di bietolina fresca (circa 200 g)
2 foglie di alloro
200 ml di birra chiara
500-600 ml di brodo vegetale (o di pollo)
olio evo
sale, pepe nero
2 fette di pane toscano (facoltativo)
origano secco

Tagliare a fette abbastanza sottili le cipolle e gli scalogni (debitamente sbucciati) e stufare tutto una decina di minuti in una capace pentola con 3-4 cucchiai di olio evo e le foglie di alloro. Aggiungere le bietoline ben lavate e spezzettate grossolanamente e lasciarle appassire alcuni minuti insieme alle cipolle. Sfumare con la birra a fiamma alta, poi versare il brodo caldo (si può anche usare semplicemente acqua calda) e salare. Cuocere a fiamma bassa almeno mezz'ora dalla ripresa dell'ebollizione (le verdure devono essere molto morbide, praticamente sfatte).
Intanto ungere le fette di pane con un filo d'olio evo, salarle appena e cospargerle con origano secco. Disporle sulla placca del forno ben calda e farle tostare alcuni minuti.
Eliminare le foglie di alloro e servire la zuppa calda con una spolverizzata di pepe nero (se piace) e i crostini di pane tostato. Il maschio alfa suggerisce anche una manciata di parmigiano grattugiato che secondo lui ci sta bene!
Buon appetito!


domenica 20 ottobre 2013

Baba ganoush

La prima volta che l'ho sentito nominare da un amico siriano ho pensato che mi stesse prendendo per i fondelli: baba ganoush....e che roba è? Un nuovo tipo di babà napoletano? Una divinità indiana? Una parolaccia in milanese? Se lo si pronuncia più volte di fila diventa quasi uno scioglilingua: baba ganoush, baba ganoush, baba ganoush!
Poi la spiegazione: il babaganoush è simile all'hummus, solo che al posto dei ceci si usano le melanzane. Quindi una salsa di melanzane, fresca e speziata....mmm....buona! L'idea mi solleticava parecchio solo che non avevo la ricetta e improvvisare su quello che ho scoperto essere un classico della cucina medio-orientale non mi sembrava proprio il caso. Poi ho di nuovo poggiato gli occhi sul solito libro di cucina moresca (lo stesso delle ali di pollo al tahine), l'ho sfogliato ed eccola lì!
Mi è piaciuta talmente tanto che per tutta l'estate mi sono ingozzata di questa delizia spalmata sul pane o semplicemente gustata a cucchiaiate (c'è chi lo fa con la nutella ma io sono un po' anticonformista) come contorno.
Ovviamente le melanzane rientrano tra i tabù alimentari del maschio alfa, che si è tenuto a debita distanza da quella poltiglia color tortora. Ammetto che l'aspetto in sè non sia dei più invitanti ma basta ingentilire questa crema con una dadolata di pomodori maturi (con i quali si abbina a meraviglia) per avere un piatto gradevole da poter servire durante apericene o buffet.
Come al solito, provare per credere ma secondo me è da leccarsi i baffi!


BABA GANOUSH

Ingredienti:
1 grossa melanzana (500-600 g)
succo di 1 limone
2 cucchiai di tahine
1 spicchio d'aglio
olio evo
sale, pepe nero
1 pomodoro maturo (facoltativo)

Bucherellare la melanzana con i rebbi di una forchetta (per evitare che scoppi), avvolgerla nella carta stagnola e infornarla a 220°C per circa un'ora, fino a che non saranno tenere all'interno. Quando saranno abbastanza fredde da essere maneggiate senza ustionarsi, tagliare via il picciolo e sbucciarle, recuperando anche la polpa che resta eventualmente attaccata alla buccia con l'aiuto di un coltello.
In un mortaio pestare lo spicchio d'aglio insieme a una presa di sale fino a ridurlo in una pasta, aggiungerlo alla polpa di melanzana insieme al succo di limone, il tahine, 3-4 cucchiai di olio e un poco di pepe nero. Spappolare e lavorare tutto con una forchetta fino a ottenere una crema densa  ma non del tutto liscia. Aggiustare eventualmente di sale e pepe. Servire cosparso con il pomodoro a dadini e accompagnare con fettine di pane preferibilmente tostato.
Buon appetito!

domenica 6 ottobre 2013

Marziani e venusiane (Cozze alla marinara)

Un famosissimo libro di qualche anno fa sostiene che "gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere". Personalmente non mi sento così aliena ma, anche se non ho letto il libro, so che non è altro che un modo per dire che uomini e donne, fondamentalmente, sono molto diversi fra loro,non solo fisicamente ma, soprattutto, mentalmente.
Perchè le donne sono attratte da borse e scarpe e gli uomini da calcio e auto?
Mi rendo conto che si tratta di una generalizzazione ma è tanto per fare un esempio. E comunque le differenze non si fermano certo qui: è indubbio che la tortuosità della mente femminile lascia l'uomo in stato confusionale e di fronte a tali acrobazie ormonali l'unico modo per limitare i danni è tacere o fuggire a gambe levate. Purtroppo la fuga non è sempre una via praticabile...povero maschio alfa!
L'uomo, invece, in linea generale è un essere semplice, talvolta primitivo, con un modo di pensare che mi piace definire "lineare come una cozza". Sia ben chiaro, non ho niente contro le cozze, anzi, mi piacciono tantissimo, solo che non mi sembrano capaci di pensieri troppo complicati. Sono semplici, dirette...come i maschi! Hanno fame? Mangiano. Vogliono guardare la tivù? Guardano la tivù. Non hanno voglia di vedere i parenti? Lo dicono chiaramente. Inutile sperare che capiscano ciò che una donna vorrebbe che loro facessero.
Tenendo a mente il principio della linearità della cozza mi sono risparmiata un bel po' di fastidi con il maschio alfa. Per esempio: se chiedo democraticamente un parere (tipo: "andiamo al cinema o a vedere la partita allo stadio?) nella speranza che venga scelto ciò che vorrei...è tempo perso. Il maschio alfa sceglierà sistemanticamente l'opzione sbagliata. Perchè succede questo? Perchè lui non pensa a ciò che vorrei io ma sceglie semplicemente ciò che lui preferisce, senza pensare alle nefaste conseguenze che ciò comporta.
Diciamo la verità: a chi non è mai successo?
Per limitare inutili battibecchi ho eliminato il libero arbitrio: basta con le opzioni di scelta, si fa quello che dico io e siamo tutti più contenti!
Non dico che sia giusto ma per il quieto vivere talvolta si fa questo e altro.
Meno male che le cozze sono buone, pazienti e sopportano di tutto, compreso essere messe in padella!

Per rimanere in tema oggi cozze, secondo la mia ricetta fatta e rifatta un sacco di volte, in bianco, senza pepe ma con il peperoncino, con il vino e un tocco di limone che non guasta.




COZZE alla MARINARA

Ingredienti:
2 kg cozze
1 limone
4-5 spicchi d'aglio
peperoncino fresco
250 ml vino bianco secco
olio evo
1 mazzetto di prezzemolo
sale

Pulire le cozze sotto acqua corrente ed eliminare l'eventuale radichetta verde che fuoriesce dalle valve. Riempire per metà di acqua una grossa pentola e farla bollire, poi versarvi le cozze e mezzo limone. Lasciare cuocere fino a che l'acqua non riprende il bollore e le valve non si sono aperte (occorrono un paio di minuti), poi scolare tutto.
Tritare insieme gli spicchi d'aglio sbucciati e il  prezzemolo. In un tegame a bordi alti (o in uno wok) scaldare una quantità di olio evo tale da coprire abbondantemente il fondo del tegame in questione; quando è caldo aggiungere il trito di aglio e prezzemolo e il peperoncino a pezzi (quantità a piacere secondo al piccantezza che si desidera) e tenere il fuoco basso per un minuto in modo che tutto soffrigga ma non bruci.
Aggiungere anche le cozze, salare e sfumare con il vino dopo aver alzato la fiamma. Aggiungere anche il limone rimasto tagliato a fettine e mescolare continuamente in modo che tutte le cozze si insaporiscano in modo omogeneo. Cuocere finchè il fondo di cottura non si è ritirato di circa la metà (occorrono una decina di minuti). Servire immediatamente, magari spolverizzando con altro prezzemolo tritato e accompagnando con abbondante pane. Buon appetito!

sabato 21 settembre 2013

Una giornata no (Plumcake light con cocco e mirtilli)

Le persone deludono. Non è propriamente una opinione personale quanto un dato di fatto, qualcosa che viene dall'osservazione sperimentale della realtà. A quanto pare è una tara del genere umano. Prima o poi qualcuno farà qualcosa che mi farà letteralmente cadere le palle. Tanto più se si tratta di persone che si considera vicine e amiche.
Se mi fido di qualcuno va sempre a finire che prima o poi ci faccio la figura dell'idiota. Però se non mi fido sono cattiva!
Magari è solo la mia totale incapacità nel giudicare le persone. Magari è che la mia fiducia è mal riposta, visto che la fiducia altrui mai viene riposta in me.
Decidere che fare, come comportarmi, come cambiare (ancora) il mio punto di vista è una cosa che mi sfinisce solo col pensiero e mi rattrista.
Tant'è che oggi è proprio una brutta giornata, anche se è sabato e sono a casa e non lavoro e fuori c'è il sole.
Un dolce. Perchè in questi casi è praticamente obbligatorio per tirarsi un po' su.  Leggero però, perchè anche se gli zibidei frullano come le eliche di un elicottero non è un buon motivo per rovinarsi la linea. Ricetta copiata chissà dove e quando e mai provata fino a oggi.
Soffice, con i mirtilli freschi dell'Abetone, che profumano deliziosamente e il cocco, per salutare l'ultimo giorno d'estate. Abbinamento insolito. Forse. Ma da provare per capire che i 2 frutti si sposano a meraviglia.





PLUMCAKE LEGGERO ai MIRTILLI e COCCO


Ingredienti:
2 uova
150 g zucchero
200 g farina 00 + 2 cucchiai
125 g yoghurt bianco magro (1 vasetto)
50 g olio di semi di girasole
150 g mirtilli freschi (vanno bene anche surgelati)
3 cucchiai abbondanti di farina di cocco
8 g di lievito per dolci 
1 pizzico di sale

Con le fruste lavorare le uova con lo zucchero fino a che non sono chiare e gonfie. Continuando a montare con le fruste aggiungere l'olio a filo (io uso un olio di semi perchè l'olio evo ha un sapore troppo forte che coprirebbe quello dei frutti) e poi lo yoghurt. Aggiungere anche il sale e la farina di cocco continuando a mescolare. Miscelare la farina con il lievito e aggiungerla gradualmente al composto di uova mescolando più delicatamente con un cucchiaio di legno. Cospargere i mirtilli con 2 cucchiai di farina (in questo modo durante la cottura del dolce i mirtilli non si depositeranno tutti sul fondo ma resteranno "sospesi" nell'impasto, distribuendosi uniformemente) e aggiungerli molto delicatamente all'impasto.
Foderare uno stampo da plumcake con della carta da forno bagnata e strizzata e riempirlo con l'impasto ottenuto.
Cuocere in forno caldo a 180°C per 40-45 minuti (fare sempre la prova stecchino), poi sfornare e lasciare raffreddare completamente prima di toglierlo dallo stampo ed eliminare la carta da forno.
Buon appetito!

N.b.: se non avete lo yogurt bianco andrà benissimo anche uno yogurt alla frutta: banana, limone, fragola, albicocca....oppure anche alla vaniglia!

Con questa ricetta partecipo al contest di L'alveare delle delizie