mercoledì 30 gennaio 2013

In the end

Eccomi alla fine. Ultimi giorni in Florida e ultimo post dedicato. Doveva succedere prima o poi. "Era l'ora!" penserà qualcuno. Ancora non eravamo ripartiti che già la nostalgia si faceva sentire: ogni palma, ogni raggio di sole parlava di tutto quello che non avrei più visto al rientro. Mentre cercavo di imprimere bene tutto nella memoria mancava solo una tappa per completare il viaggio, qualcosa che rientrava nella mia personalissima lista di "cose da fare prima di morire": vedere dal vivo una partita di basket NBA, uno degli sport-simbolo degli USA e che io adoro guardare. Caso vuole che la squadra dei Miami Heat sia attualmente considerata la più forte (anche se io sono una tifosa dei Los Angeles Lakers e di Kobe Bryant in particolare!), quella con i giocatori più forti e famosi, nonchè detentrice del titolo: come fare a resistere??? Così siamo andati all'American Airlines Arena per assistere ad uno spettacolo da cui noi italiani avremmo solo da imparare: un intero, enorme palazzetto gremito fino al soffitto (ne sono sicura visto che, per non spendere un occhio della testa, avevamo i posti talmente in alto che potevamo toccarne il soffitto, in senso letterale!), strapieno di allegre e festose famigliole americane educatamente sedute al loro posto per tutto il tempo della partita. I cori e il tifo sono pilotati dall'organizzazione e tutto si svolge in un clima allegro, rilassato ed educato: niente insulti, niente caos, niente barriere per proteggere atleti che sono indubbiamente tra i più pagati al mondo. Eppure è tutto molto civile, niente a che vedere con le scene apocalittiche a cui siamo abituati negli stadi di calcio italiani. Ecco una foto dell'American Airlines Arena fatta dalla nostra piccionaia prima dell'inizio della partita.

La partita? Uno spettacolo per chiunque sia un'appassionato di questo sport per nerboruti spilungoni!

La ricetta di oggi non c'entra niente con l'America dato che appena ho messo piede in aeroporto ormai mi sentivo già a casa. Per di più adesso siamo nei giorni della merla, è un freddo birbone e c'è bisogno di un bel comfort-food caldo e facile da preparare: in 15 minuti è pronto per la gioia del maschio alfa (che adora gli omogeneizzati, ops...volevo dire le vellutate!) e anche della mia che non devo spignattare 3 ore e sporcare 85 tegami per avere una cenetta deliziosa!




VELLUTATA di FAGIOLI ai FUNGHI

Ingredienti (per 3 persone):
400 g fagioli borlotti lessati
50 g pancetta stagionata a dadini
300 g funghi champignon freschi
1 rametto di rosmarino
2 foglie di salvia
1 spicchio d'aglio
brodo vegetale (facoltativo)
olio evo
sale, pepe nero

Lavare bene i funghi, asciugarli e tagliarli grossolanamente. In un padellino scaldare un paio di cucchiai di olio evo e lo spicchio d'aglio sbucciato e schiacciato. Eliminare l'aglio prima che diventi scuro e aggiungere la pancetta. Far rosolare un paio di minuti, poi aggiungere anche i funghi. Salare (poco), pepare a piacere e lasciare cuocere al massimo una decina di minuti (fino a che i funghi non sono cotti), poi spengere il fuoco.
In una casseruola scaldare 2-3 cucchiai di olio evo insieme alla salvia e al rosmarino: quando è caldo aggiungere i fagioli sgocciolati e lasciare insaporire alcuni minuti a fiamma vivace. Salare, pepare e aggiungere circa 400 ml di brodo caldo. Portare a ebollizione. Eliminare le foglie di salvia e il rametto di rosmarino e frullare con il pimer a immersione: ne deve risultare una crema piuttosto densa. Se la consistenza dovesse essere troppo soda aggiungere ancora brodo, se dovesse essere troppo liquida rimettere sul fuoco finoa che non raggiunge la densità desiderata. Servire calda gurnita con alcune cucchiaiate di funghi e pancetta.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest di Sale e coccole

giovedì 24 gennaio 2013

Regressione

Ci sono luoghi, oggetti, libri, profumi che hanno la capacità di scatenare l'immaginazione e farmi tornare bambina. Un esempio? I parchi di divertimenti. Io non mi immedesimo, io regredisco a un'età oscillante tra i 4 e i 10 anni. Epocale è il mio attacco di iperventilazione alla vista del castello della Bella Addormentata nel bosco a Eurodisney, per il quale il maschio alfa continua a prendermi in giro, anche a distanza di quasi 10 anni. D'altro canto come si fa a rimanere indifferenti di fronte ad un castello rosa??? Non a caso mi piace la letteratura fantasy, quella per ragazzi (lo ammetto!) e in particolar modo...Harry Potter! Ho divorato alla velocità della luce tutti i libri e quando è uscito l'ultimo capitolo ero tra quei pazzi che a mezzanotte si trovavano in libreria per poterne acquistare una copia al più presto.
Un siffatto concentrato di infantilità, abbinato alla passione per maghi, streghe e bacchette magiche poteva forse lasciarsi sfuggire l'occasione di visitare il regno della fantasia, la mecca dei parchi a tema? Qualcuno capisce dove voglio andare a parare?
Parchi divertimenti. Harry Potter. Florida......Universal Studios!!!!
Benchè il parco sia suddiviso in diverse aree tematiche (tutte fantastiche!) la meta principale è stata senza ombra di dubbio quella dedicata al maghetto.

 
Mentre mi aggiravo sognante per le vie di Hogsmeade, con i negozi di Olivander, Zonko, i 3 manici di scopa, mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie. Poi, all'improvviso, tra le casette innevate,si è aperto uno spiazzo ed è comparso il castello di Hogwarts....reazioni isteriche mie e di un amico (fortunatamente non immortalate), anch'egli ossessionato da Harry Potter.



Al suo interno, tutto quello che è familiare per chiunque ami questa saga: l'ufficio di Silente, i quadri parlanti, l'ingresso alla casa di Grifondoro, l'aula di incantesimi, il cappello parlante... da restare senza fiato!
Che posso farci? Ho sempre avuto un debole per maghi e incantesimi, per quegli enormi pentoloni fumanti riempiti con ingredienti improbabili per creare pozioni magiche.
Questa, invece, è la mia versione di pozione magica (da cucinare rigorosamente in un bel pentolone durante una sera buia e tempestosa): calda e fumante piace a tutti, grandi e piccini. E' colorata e divertente oltre ad essere una ricetta storica citata niente meno che dal mitico Pellegrino Artusi, praticamente l'Albus Silente della cucina! Una zuppa da re assolutamente da provare: è magica!




 ZUPPA IMPERIALE

 Ingredienti (per 10-12 persone):

brodo di pollo e verdure

Impasto bianco:
2 uova
40 g burro
40 g parmigiano grattugiato
60 g semolino
noce moscata in polvere
sale, pepe nero

Impasto rosso:
2 uova
40 g burro
40 g parmigiano  grattugiato
60 g semolino
2-3 cucchiai di concentrato di pomodoro
origano secco
sale, pepe nero

Impasto verde:
2 uova
40 g burro
40 g parmigiano grattugiato
60 g semolino
una manciata di spinaci lessati e tritati
noce moscata in polvere
sale

L'impasto di base si prepara allo stesso modo in tutti e tre i casi: sciogliere il burro (anche nel microonde) e, in una terrina, amalgamarlo con le uova, il parmigiano, il semolino e un pizzico di sale (non troppo dato che il parmigiano è già molto saporito). A questo punto aromatizzare gli impasti: il primo con noce moscata e pepe, il secondo con concentrato di pomodoro, origano e pepe, il terzo con gli spinaci e noce moscata.
Foderare con carta da forno uno stampo quadrato da circa 22 cm di lato (va bene anche di un'altra forma: l'importante è che una volta riempito con l'impasto questo raggiunga uno spessore di circa 1/2 cm) e riempire con uno degli impasti preparati. Livellare con una spatola e infornare a 200°C per 15 minuti. Sfornare, lasciare raffreddare e tagliare a dadolini da 1 cm di lato. Ripetere la procedura di cottura con gli altri due impasti.
In una pentola portare a ebollizione il brodo (indicativamente 1/2 l ogni 2 persone), salare appena e gettarvi dentro un mix di dadolini colorati (un paio di manciate a testa). Cuocere un paio di minuti e servire calda.
N.B. Se non consumati immediatamente i dadolini possono essere conservati nel congelatore. Al momento del loro utilizzo basta farli bollire un minuto in più nel brodo.
Buon appetito!

Con questa ricetta partecipo al contest sulle zuppe di Sale e coccole





giovedì 17 gennaio 2013

Il mio preferito

E' freddo e sento la pioggia scrosciare fuori dalle finestre. Chiudo gli occhi. Mi concentro. No, non è più la pioggia, è il fragore delle onde dell'oceano. Sento di nuovo il vento che mi scompiglia i capelli e il sole del mattino che mi accarezza il viso. E' mattino presto e il sole è ancora basso all'orizzonte. Vicino a me c'è il maschio alfa. E' novembre ma abbiamo i piedi nudi e l'acqua ci lambisce i piedi. Come è forte la risacca qui! Intorno a me una spiaggia ornata da alcune palme e qualche surfista mattiniero. Lo guardo controluce mentre corre incontro alle onde e mi sembra di essere in un telefilm. Sullo sfondo vedo il pontile in legno e dietro di esso, più in lontananza, l'edificio della Nasa.


 Si dice che Cocoa Beach sia la patria del surf della East Coast: non a caso Kelly Slater, considerato il più grande surfista di tutti i tempi, è originario proprio di questo piccolo paese di mare, praticamente una lingua di sabbia circondata dall'acqua che si affaccia sull'oceano atlantico, a est, e sul Banana River, a ovest.
Un posto da sogno. Probabilmente quello che più mi è rimasto nel cuore con la sua strada principale (praticamente l'unica strada) costeggiata da motel, ristorantini in legno, negozi di abbigliamento da surfista e le sue lunghissime spiagge. Sono in pace e voglio restare qui, su questa spiaggia, insieme ai gabbiani...


Riapro gli occhi e torno alla dura realtà: fuori continua a piovere e a fare freddo. Mi avvicino alla libreria dove su un piccolo piattino sono ordinatamente disposte le conchiglie che ho raccolto a Cocoa Beach e penso che, a volte, le cose sono così belle proprio perchè sono transitorie. E comunque basta qualche souvenir per ricordare! ;-)

Dato che Cocoa Beach è stata la mia tappa preferita del viaggio americano edè una località diu mare, non posso che parlare del mio piatto preferito, in assoluto, quello che potrei mangiare fino a scoppiare senza annoiarmi: l'astice alla catalana.
E' un piattto molto semplice, quasi banale, ma comunque sontuoso e adatto alle grandi occasioni. Di certo non è una pietanza per tutti i giorni. Come ho detto le cose belle (e buone) devono essere centellinate e probabilmente è anche questo che le rende così speciali.





ASTICE alla CATALANA

Ingredienti (per 2 persone):
2 astici freschi da circa 500 g ciascuno (preferibilmente vivi)
2-3 carote
2-3 coste di sedano
1 grosso finocchio
2-3 cipollotti freschi
10 ravanelli
10 pomodorini
1 peperone
1 arancia
(uva, chicchi di melograno, limone, mela)
olio evo
salsa di soia
aceto di vino
sale, pepe nero

Lavare tutta la verdura e la frutta e raschiare le carote. Tagliare carote, sedano cipollotti e peperone a listarelle (si possono fare anche a tocchetti ma io preferisco le listarelle), finocchi e ravanelli a fettine sottili, i pomodorini a metà e la frutta a spicchi sottili. I quantitativi e la varietà dipendono dal gusto personale: ad esempio io non posso aggiungere uva, mela e melograno perchè al maschio alfa non piacciono (ma ci stanno bene!). Riunire le verdure tagliate in una ciotola e condirle con sale, pepe nero, olio evo, un cucchiaio di aceto e abbondante salsa di soia.
Far bollire molta acqua in una pentola grande abbastanza da contenere i due astici. Immergere nell'acqua bollente per alcuni minuti gli astici ancora vivi, chiudendo la pentola con il coperchio (operazione che faccio eseguire da mio babbo perchè non riesco a uccidere quelle povere bestie, anche se deliziose.). Non aggiungo alcun aroma all'acqua di bollitura perchè preferisco sentire appieno il gusto dei crostacei. Scolare gli astici e disporli immediatamente sul piatto di portata. In alternativa la bollitura può essere eseguita anche il giorno precedente al consumo vero e proprio: basterà poi far raffreddare gli astici e conservarli in frigo. Prima di servirli riscaldarli al vapore per una decina di minuti: così manterranno le carni morbide e succulente.
Disporre le verdure condite sul fondo del piatto o del vassoio, adagiare sopra l'astice caldo e guarnire con la frutta. Servire immediatamente.
N.B. Si mangia rigorosamente con le mani, aiutandosi con trinciapolli o schiaccianoci per rompere il carapace.
Data la semplicità della preparazione è assolutamente fondamentale l'eccellente qualità degli ingredienti.
Buon appetito!


Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Sapori in valigia


domenica 6 gennaio 2013

Luna

Era il 16 luglio 1969 quando, con uno spaventoso rombo, il razzo Saturn V veniva lanciato da Cape Canaveral lasciando dietro di sé un'infuocata scia di fumo. Destinazione: la Luna. Era la missione Apollo 11, la quinta fra le missioni Apollo con a bordo degli esseri umani. Non posso sapere cosa deve essere stato trovarsi lì, sulle gradinate appositamente allestite al Kennedy Space Center, ad osservarne la partenza. Immagino il silenzio carico di preoccupazione e aspettative durante il countdown, e il boato dei motori al momento della partenza, la nuvola di fumo che si propaga a terra e il terreno che trema. Alzare lo sguardo e vedere scomparire il razzo nel blu del cielo. Avrei voluto esserci. Davvero.
4 giorni dopo, il 20 luglio 1969, il mondo intero assisteva, in un attonito silenzio, allo sbarco del primo uomo sulla Luna. Celebri sono le parole di Neil Armstrong nell'istante in cui il suo piede toccava per la prima volta il suolo lunare: "Questo è un piccolo passo per l'uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità".
Forse per la prima volta nella storia del mondo ci siamo sentiti uniti. Forse per la prima volta nella storia del mondo non sono esistiti confini e non ci sono stati italiani o americani o giapponesi o congolesi, semplicemente terrestri. Forse. Mi piace pensare che sia stato così.
53 anni e spiccioli dopo mi trovavo lì, a Cape Canaveral, davanti all'edificio che, nell'immaginario collettivo, da sempre rappresenta il futuribile. E mi sono sentita veramente emozionata.

Ammetto che quando mi sono trovata davanti agli originali e bruciacchiati cimeli delle missioni spaziali ho avuto qualche perplessità: ma davvero l'uomo è riuscito ad arrivare (e tornare) incolume sulla Luna con una tecnologia inferiore a quella delle attuali lavatrici?
Che sia stato tutto un bluff? Il mistero permane ma è fuori dubbio che si è trattato di uno dei momenti più esaltanti della storia umana.

Dato che questi impavidi astronauti hanno avuto il coraggio di andare nello spazio dentro dei cassonetti a motore, anche io, finalmente, ho trovato il coraggio di provare la pavlova, che ho sempre considerato off-limits nonostante sia una folle amante delle meringhe: ricordo che da piccola ne mangiavo talmente tante da farmi venire il mal di denti! E ora che ho imparato, chi mi fermerà più? E' deliziosa e il contrasto con la freschezza acidula del mirtillo è assolutamente perfetto.
Un dolce ricco e voluttuoso, candido come la luna di cui ricorda le morbide e tondeggianti fattezze, con semplici mirtilli a rappresentare quelle zone d'ombra e quelle imperfezioni della sua superficie che sono state motivo d'ispirazione non solo per poeti, pittori, scienziati e ingegneri ma anche per semplici sognatori.



MINI PAVLOVE ai MIRTILLI

Ingredienti (per 8-9 pavlove):
125 g albumi
125 g zucchero semolato
15 g maizena
1 cucchiaio di aceto di mele
110 g zucchero a velo
Farcitura:
500 ml panna fresca
200 g zucchero a velo
mirtilli

Montare con le fruste elettriche (o con una planetaria) gli albumi. Quando gli albumi iniziano a diventare bianchi aggiungere lo zucchero semolato, un cucchiaio alla volta. Poi aggiungere la maizena e l'aceto e continuare a montare fino a che non si ottiene una massa gonfia, bianchissima e setosa. A questo punto aggiungere anche lo zucchero a velo setacciato e amalgamarlo molto delicatamente usando una spatola con movimenti dal basso verso l'alto. Foderare una teglia con carta da forno e riempire una sac-a-poche (bocchetta tonda più grande possibile) con il composto di albumi. Con tale composto formare sulla carta da forno delle specie di cestini con diametro di circa 10 centimetri, formando prima la base e poi le "sponde" della ciotolina. Cuocere i cestini di meringa per un'ora in forno preriscaldato a 90-100°C (non di più altrimenti scuriscono). Sfornare e lasciare raffreddare.
Montare la panna con lo zucchero a velo e utilizzarla per farcire i cestini di meringa (anche in questo caso io ho usato la sac-a-poche). Guarnire le mini-pavlove con mirtilli freschi e servire.
Buon appetito!



Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Sapori in valigia

mercoledì 2 gennaio 2013

Ho visto cose che voi umani....

...non potreste immaginarvi. Torte alte 20 centimetri iperfarcite con qualunque cosa, e ho visto uomini fare shopping come e più di una shopaholic. Ma tutti quei momenti non andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia... perchè io li ho immortalati!!!!
Ebbene, dopo l'avventurosa esperienza delle Everglades, si è avvertito la necessità di sentirsi un po' più cittadini e glam, così via, verso l'elegante cittadina di Fort Lauderdale e il sesto outlet più grande degli States. Il risultato? Ecco qua!
Ci tengo a dire che non è una foto di repertorio presa da internet: si tratta veramente di una delle nostre auto caricata con il risultato di 2 ore e mezza di shopping. Chissà che sarebbe successo se fossimo rimasti più a lungo....
C'era da diventar matti tra outlet, mall, centri commerciali e in effetti c'è un sacco di gente che impazzisce per lo shopping; non solo noi donne italiane! Tanto per fare un esempio: il giorno successivo al Thanksgiving, detto Black Friday, vengono applicati ovunque sconti folli e i negozi aprono a mezzanotte. Giuro che se non l'avessi visto non ci crederei, ma posso assicurare che alle 11 di sera era presente, fuori dall'ennesimo centro commerciale vicino cui alloggiavamo quel giorno, una fila di persone in attesa che quasi usciva dal parcheggio. Ed era presumibile pensare che fossero lì già da tempo dato che c'era chi era attrezzato con tende canadesi o sdraio e plaid per non soffrire troppo il freddo e la stanchezza. Follia pura! Ci sarebbe piaciuto tanto partecipare a questo evento tipicamente americano ma, dopo aver visto cotale spettacolo, ce ne è mancato il coraggio. Ai maschietti-compagni di viaggio, invece, il coraggio non è mancato e hanno pensato bene di alzarsi alle 5 di mattina per fare una puntatina al mall senza dir niente a nessuno. Uomini che rinunciano a dormire per andar per negozi....se non è fantascienza questa!
Per ristorarci delle fatiche da shopping cosa può esserci di più tipicamente americano e lussurioso di una bella fetta di cheesecake? Niente a che vedere con le cheesecake che mi era capitato di mangiare fino a quel momento: queste sono esageratamente ricche, farcite e decisamente enormi. L'emblema di una nazione che ha fatto dell'esagerazione un marchio di fabbrica e in cui l'obesità è diffusa come in nessun altro Paese al mondo. Non ci credete? Ai posteri l'ardua sentenza:
La cheesecake che avevo scelto io ha vinto il premio pesantezza estrema. E' quella a sinistra: un tripudio di fudge, noccioline in pezzi, caramello, burro di noccioline, brownies, crema al formaggio, cioccolatini ripieni di burro di noccioline e glassa al cioccolato per un totale di almeno una decina di strati. Una vera, goduriosa, esagerata delizia. L'ho mangiata con gusto ma mi sento male a ripensarci tanto era pesante. Ho abbandonato la sfida solo di fronte alla montagnola di panna e al ricciolo di puro burro di noccioline: quello è stato troppo anche per me!

Oggi non potevo non parlare di una cheesecake, anche se non ha niente a che vedere con il grattacielo di calorie che ho ingurgitato a Fort Lauderdale. La ricetta proviene da una cara amica che sicuramente ne sa più di me in fatto di dolci ed è qualcosa che non avevo mai provato: la cheesecake cotta. Fantastica! La crema è saporita ma delicata (dato che non prevede l'utilizzo di Philadelphia) e il tutto viene cotto dentro un croccante guscio di biscotti aromatizzati alla cannella e miele per un dolce che va bene in qualunque stagione!



CHEESECAKE COTTA

Ingredienti:
250 g biscotti secchi (tipo marie)
90 g burro
350 g ricotta di mucca
200 g robiola
200 ml panna fresca
120 g yoghurt bianco intero
4 uova
200 g zucchero
1 bustina di vanillina
2 cucchiai di amido di mais
1 cucchiaio di miele
cannella in polvere
marmellata di fragole

Frullare finemente i biscotti nel mixer, poi mescolarli con un pizzico di cannella, il miele e il burro fuso. Rivestire uno stampo a cerniera con l'impasto di biscotti, partendo dai bordi fino al centro della teglia. Raffreddare il tutto in frigo per almeno 30 minuti.
Preparare la crema montando per alcuni minuti con le fruste elettriche le uova intere insieme allo zucchero e alla vanillina. Aggiungere la ricotta, la robiola, lo yoghurt  e la panna continuando a mescolare. Infine aggiungere l'amido di mais e amalgamare fino a ottenere un composto omogeneo. Tirare fuori dal frigo lo stampo con la base e i bordi di biscotti e riempirlo con la crema ottenuta e cuocere il tutto in forno preriscaldato a 160°C per 60 minuti. Gli ultimi 5 minuti tenere leggermente aperto lo sportello del forno per far fuoriuscire il vapore e asciugare la superficie della torta. Sfornare e lasciare raffreddare a temperatura ambiente 3-4 ore, poi riporre in frigo a riposare almeno 2-3 ore (meglio una nottata). Prima di servire aprire la cerniera e cospargere la superficie della torta con marmellata a piacere. Io ne ho scelta una ottima di fragole.
Buon appetito!



Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Sapori in valigia