Ero una bambina di circa 7-8 anni. Frequentavo la scuola elementare e ogni anno una delle maestre partiva per un viaggio all'estero. Allora era abbastanza raro perciò la cosa aveva grande risonanza all'interno dell'istituto. Al suo rientro veniva dedicato un giorno di scuola per la visione delle diapositive delle foto scattate durante il viaggio. Ricordo le foto di Perù, Cile, Bolivia, Brasile ma sono state le foto dell'India che mi hanno stregato. Quei templi riccamente decorati, i colori, i fiori, la controversa storia del Paese, le religioni hanno catturato la mia speciale attenzione, scatenando la mia fantasia su viaggi e avventure esotiche. Forse è stato proprio lì, in quella piccola aula buia stipata di bambini, che è nata la mia voglia di viaggiare.
Prima di capire che cosa volessi fare nella mia vita sapevo che volevo andare in India, anche se ho sempre percepito questo desiderio come di improbabile realizzazione.
E ora invece sono qui, il passaporto in una mano, un biglietto aereo per Nuova Delhi nell'altra e ancora non riesco a capacitarmi che stia succedendo davvero.
Domani vado in India.
Nonostante tutto ciò che ho letto, studiato, sognato e immaginato non so davvero cosa aspettarmi, sono ancora incredula. So che sarà un'esperienza forte, ricca di contrasti, un sogno che diventa realtà.
Non posso che lasciare l'Italia con un classico della cucina indiana: il pollo tandoori. Lo preparo da anni, sempre secondo la stessa ricetta, che mi piace moltissimo, anche più di quello che mangio nei ristoranti etnici. In pratica si tratta di pezzi di pollo marinato in un mix di yoghurt e spezie e successivamente cotto nel tradizionale forno di terracotta, il tandoori, appunto, da cui prende il nome questo tipo di cottura. Con il tandoori si ottiene una cottura che è una via di mezzo tra il forno tradizionale e il barbecue. Ovviamente io non ho un tandoori in casa e mi sono arrangiata con il forno. Al mio ritorno saprò dire se sono riuscita a riprodurre quei sapori oppure no! ;-)
Intanto buon viaggio a me!
POLLO TANDOORI
Ingredienti (per circa 4 persone):
1 pollo a pezzi
300 ml di yoghurt bianco
3 cucchiaini di mix di spezie per tandoori
3 spicchi d'aglio
1 scalogno tritato
1 cucchiaio di paprica in polvere
1 cucchiaino di peperoncino in polvere
1 cucchiaio di ginger fresco tritato
1 cucchiaino di semi di senape
1 cucchiaio di semi di cumino
1 cucchiaino di curcuma
qualche grano di pepe bianco
2 cucchiaini di concentrato di pomodoro
succo di 1 limone
sale
Spellare il pollo e tagliarlo a pezzi incidendo un po' le carni. Massaggiare il pollo con il succo di limone e un cucchiaio di sale e lasciare riposare una decina di minuti.
Sbucciare l'aglio e pestarlo in un mortaio insieme ai semi di senape, di cumino e al pepe bianco fino ad ottenere una purea.
In una ciotola mescolare lo yoghurt, la purea di aglio e spezie, lo scalogno, il ginger, il concentrato di pomodoro, le altre spezie e un po' di sale (non troppo: la carne è già stata salata!), poi versare sul pollo in modo che sia tutto ben impregnato. Lasciare riposare in frigo tutta la notte. Trascorso il tempo di riposo disporre i pezzi di pollo sulla leccarda del forno e cuocere per 30-35 minuti a 200°C avendo cura di girare i pezzi a metà cottura. Alla fine le estremità del pollo dovranno essere appena abbrustolite.
Servire accompagnato da riso basmati bollito o da naan.
Buon appetito!
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mercoledì 25 novembre 2015
giovedì 19 novembre 2015
Senza parole (Cosci di tacchino porchettati)
Sono giorni che non ho il coraggio di pubblicare. Non ci riesco.
Mi vergogno a parlare di cibo e ricette quando fuori dalle mie quattro mura c'è un orrore e un odio che non riesco a concepire.
E ho paura. Ho paura per il futuro, ho paura perchè sembra che all'abbrutimento umano non ci sia mai fine, che dagli sbagli del passato non si sia imparato niente.
"Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi", così diceva un mio grande professore, citando Machiavelli, e non è altro che la triste realtà.
Nonostante tutto non riesco a provare rabbia, sento solo di essere infinitamente triste, di una tristezza che annichilisce.
Eppure la vita deve continuare, la paura non può e non ci deve sopraffare. Anche se di questi tempi il cordoglio è purtroppo cosa quotidiana, non possiamo lasciarci andare ad esso. Mi rifiuto di cedere a questo clima di terrore.
In tanti sembrano avere facili soluzioni. Io non ne ho ma credo che non sia nascondendosi, nè facendo guerra che avremo pace e giustizia.
Intanto torno a scrivere, anche se so essere cose futili come del tacchino arrosto.
COSCI di TACCHINO PORCHETTATI
Ingredienti:
2 cosci di tacchino con la pelle
pancetta tesa (un paio di fette tagliate spesse)
4-5 spicchi di aglio
salvia
rosmarino
olio evo
sale
pepe nero
Preparare un trito abbondante con salvia, rosmarino e aglio, dopo unire sale e pepe nero a piacere. Lavare i cosci di tacchino e asciugarli bene. Praticare delle incisioni piccole ma profonde nella carne (circa 6-7 per ogni coscio). Ungere i cosci con poco olio, poi massaggiare la carne con un poco del trito preparato. Tagliare a pezzetti la pancetta: le dimensioni devono essere tali da entrare nei fori praticati nella carne. Infilare in ogni foro un pezzetto di pancetta e un po' del trito aromatico.
Porre il tacchino in una teglia da forno (magari insieme a delle patate!), ungere con poco olio e infornare a 180°C per circa un'ora. Girare i cosci a metà cottura. Per ottenere una pelle croccante gli ultimi 15 minuti alzare la temperatura del forno a 220°C, magari attivando la funzione grill.
Prima di servire controllare che la carne sia ben cotta: incidere dove la carne è più spessa e controllare che non sia rosa e non ci siano tracce di liquido rossastro. Nel caso proseguire ancora la cottura.
Buon appetito!
Mi vergogno a parlare di cibo e ricette quando fuori dalle mie quattro mura c'è un orrore e un odio che non riesco a concepire.
E ho paura. Ho paura per il futuro, ho paura perchè sembra che all'abbrutimento umano non ci sia mai fine, che dagli sbagli del passato non si sia imparato niente.
"Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi", così diceva un mio grande professore, citando Machiavelli, e non è altro che la triste realtà.
Nonostante tutto non riesco a provare rabbia, sento solo di essere infinitamente triste, di una tristezza che annichilisce.
Eppure la vita deve continuare, la paura non può e non ci deve sopraffare. Anche se di questi tempi il cordoglio è purtroppo cosa quotidiana, non possiamo lasciarci andare ad esso. Mi rifiuto di cedere a questo clima di terrore.
In tanti sembrano avere facili soluzioni. Io non ne ho ma credo che non sia nascondendosi, nè facendo guerra che avremo pace e giustizia.
Intanto torno a scrivere, anche se so essere cose futili come del tacchino arrosto.
COSCI di TACCHINO PORCHETTATI
Ingredienti:
2 cosci di tacchino con la pelle
pancetta tesa (un paio di fette tagliate spesse)
4-5 spicchi di aglio
salvia
rosmarino
olio evo
sale
pepe nero
Preparare un trito abbondante con salvia, rosmarino e aglio, dopo unire sale e pepe nero a piacere. Lavare i cosci di tacchino e asciugarli bene. Praticare delle incisioni piccole ma profonde nella carne (circa 6-7 per ogni coscio). Ungere i cosci con poco olio, poi massaggiare la carne con un poco del trito preparato. Tagliare a pezzetti la pancetta: le dimensioni devono essere tali da entrare nei fori praticati nella carne. Infilare in ogni foro un pezzetto di pancetta e un po' del trito aromatico.
Porre il tacchino in una teglia da forno (magari insieme a delle patate!), ungere con poco olio e infornare a 180°C per circa un'ora. Girare i cosci a metà cottura. Per ottenere una pelle croccante gli ultimi 15 minuti alzare la temperatura del forno a 220°C, magari attivando la funzione grill.
Prima di servire controllare che la carne sia ben cotta: incidere dove la carne è più spessa e controllare che non sia rosa e non ci siano tracce di liquido rossastro. Nel caso proseguire ancora la cottura.
Buon appetito!
venerdì 6 novembre 2015
Tradizione pistoiese (Carcerato)
Nata a Prato ma ormai pistoiese d'adozione, ho imparato che esistono deliziosi piatti tipici pistoiesi che nessuno conosce al di fuori della provincia, segreti ben custoditi dalle massaie e dai ristoratori locali.
Dato che il mantenimento della memoria di antiche ricette è una ricchezza che non deve andare persa e che sento, nel mio piccolo, di voler portare avanti, ecco la mia proposta di oggi: il carcerato. Personalmente non ne avevo mai nemmeno sentito parlare e anche i miei amici fiorentini, che vantano una secolare cultura culinaria inerente le frattaglie, erano all'oscuro dell'esistenza di tale prelibatezza. Un piatto povero, anzi, poverissimo. Il pasto dei carcerati. Una zuppa. Pane secco e frattaglie varie, retaggio di un passato in cui i macelli si trovavano accanto al carcere di Santa Caterina in Brana. Si dice che i detenuti, vedendo passare nel fiumiciattolo, la Brana appunto, gli scarti della lavorazione della carne, avessero chiesto di potersene appropriare, per arricchire il loro pasto a base di pane e acqua. Così nacque il carcerato ed è anche facile capire perchè sia stato chiamato così.
Oggi, arricchito da pancetta e verdure, è diventato un piatto di una bontà disarmante, uno di quei comfort-food perfetti quando fuori fa freddo, nonostante la povera semplicità degli ingredienti.
Astenersi detrattori di trippa e affini!
CARCERATO
Ingredienti (per 3-4 persone):
250 g trippa
250 g lampredotto
250 centopelli
300 g pane raffermo
1,5 l circa brodo misto di carne e verdure
1 porro
1 scalogno
1 carota
1 costola di sedano
20 g pancetta tesa
3 bacche di ginepro
pepe nero in grani
1 foglia di alloro
olio evo
sale
Bollire in acqua per 5-10 minuti le frattaglie (trippa, lampredotto e centopelli), scolare e lasciare raffreddare a temperatura ambiente prima di tagliare tutto a listarelle. Preparare un trito con carota, sedano, scalogno e pancetta e far soffriggere insieme a 3-4 cucchiai di olio evo, la foglia d'alloro e le bacche di ginepro appena schiacciate a fuoco basso in una grossa pentola. Aggiungere anche il porro tagliato a rondelle. Quando le verdure si sono appassite aggiungere anche le frattaglie e lasciare insaporire alcuni minuti. Iniziare ad aggiungere il brodo caldo e il pane secco tagliato a tocchetti. Far prendere il bollore, incoperchiare e abbassare la fiamma al minimo. Lasciare cuocere molto lentamente per un paio d'ore, mescolando ogni tanto in modo che la zuppa non si attacchi al fondo. Il pane assorbirà molto brodo, perciò aggiungerne gradualmente, sempre caldo: la zuppa deve essere sempre umida. A fine cottura aggiustare di sale e servire calda.
Buon appetito!
Dato che il mantenimento della memoria di antiche ricette è una ricchezza che non deve andare persa e che sento, nel mio piccolo, di voler portare avanti, ecco la mia proposta di oggi: il carcerato. Personalmente non ne avevo mai nemmeno sentito parlare e anche i miei amici fiorentini, che vantano una secolare cultura culinaria inerente le frattaglie, erano all'oscuro dell'esistenza di tale prelibatezza. Un piatto povero, anzi, poverissimo. Il pasto dei carcerati. Una zuppa. Pane secco e frattaglie varie, retaggio di un passato in cui i macelli si trovavano accanto al carcere di Santa Caterina in Brana. Si dice che i detenuti, vedendo passare nel fiumiciattolo, la Brana appunto, gli scarti della lavorazione della carne, avessero chiesto di potersene appropriare, per arricchire il loro pasto a base di pane e acqua. Così nacque il carcerato ed è anche facile capire perchè sia stato chiamato così.
Oggi, arricchito da pancetta e verdure, è diventato un piatto di una bontà disarmante, uno di quei comfort-food perfetti quando fuori fa freddo, nonostante la povera semplicità degli ingredienti.
Astenersi detrattori di trippa e affini!
CARCERATO
Ingredienti (per 3-4 persone):
250 g trippa
250 g lampredotto
250 centopelli
300 g pane raffermo
1,5 l circa brodo misto di carne e verdure
1 porro
1 scalogno
1 carota
1 costola di sedano
20 g pancetta tesa
3 bacche di ginepro
pepe nero in grani
1 foglia di alloro
olio evo
sale
Bollire in acqua per 5-10 minuti le frattaglie (trippa, lampredotto e centopelli), scolare e lasciare raffreddare a temperatura ambiente prima di tagliare tutto a listarelle. Preparare un trito con carota, sedano, scalogno e pancetta e far soffriggere insieme a 3-4 cucchiai di olio evo, la foglia d'alloro e le bacche di ginepro appena schiacciate a fuoco basso in una grossa pentola. Aggiungere anche il porro tagliato a rondelle. Quando le verdure si sono appassite aggiungere anche le frattaglie e lasciare insaporire alcuni minuti. Iniziare ad aggiungere il brodo caldo e il pane secco tagliato a tocchetti. Far prendere il bollore, incoperchiare e abbassare la fiamma al minimo. Lasciare cuocere molto lentamente per un paio d'ore, mescolando ogni tanto in modo che la zuppa non si attacchi al fondo. Il pane assorbirà molto brodo, perciò aggiungerne gradualmente, sempre caldo: la zuppa deve essere sempre umida. A fine cottura aggiustare di sale e servire calda.
Buon appetito!
lunedì 2 novembre 2015
Dolci scherzetti (Muffin zucca e cioccolato)
Cosa ha lasciato la notte di Halloween al maschio alfa? Dolcetto o scherzetto? E se fossero entrambi?
Sembrano innocui muffin al cioccolato questi qua sotto? Non lo sono. C'è l'ingrediente segreto. La zucca, che da brava strega, ammaliante e infida, ho spacciato al maschio alfa come carota, dato che sostiene di non amarla, la zucca.
E così da due giorni facciamo colazione con questi semplici, rustici muffin con zucca e cioccolato, con l'ignaro maschio alfa che li trangugia con somma soddisfazione. Sono buoni, molto cioccolatosi e la nota della zucca si percepisce appena. Soffici, nonostante non contengano burro, cosa che li rende pure leggeri e digeribili.
Diciamo la verità: ce ne fossero di streghe come me!
MUFFIN ZUCCA e CIOCCOLATO
Ingredienti (per 6 muffin):
80 g farina 00
80 g farina integrale
1 uovo
75 g zucchero di canna
100 g zucca sbucciata
60 ml olio di semi di girasole
40 ml latte
1/2 cucchiaino bicarbonato
un pizzico di sale
100 g cioccolato fondente
In una ciotola mescolare le farine, il bicarbonato e il sale. Tritare la zucca nel mixer.
Con l'aiuto di una frusta elettrica montare leggermente l'uovo con lo zucchero (meglio se di canna: dona un aroma particolare al muffin) e l'olio di semi. Aggiungere il latte e la zucca tritata continuando a mescolare.
Aggiungere le farine con il bicarbonato e il sale e amalgamare velocemente. Non impastare troppo a lungo altrimenti il dolce perde in sofficità. Spezzettare il cioccolato a scaglie, infarinarle leggermente (in modo che restino in sospensione nell'impasto) e incorporarle velocemente all'impasto. Riempire i pirottini da muffin per circa 2/3 e infornare a 190°C per 30 minuti. Fare comunque la prova stecchino prima di sfornare.
Lasciare raffreddare e gustare con una buona tazza di thè caldo.
Buon appetito!
Sembrano innocui muffin al cioccolato questi qua sotto? Non lo sono. C'è l'ingrediente segreto. La zucca, che da brava strega, ammaliante e infida, ho spacciato al maschio alfa come carota, dato che sostiene di non amarla, la zucca.
E così da due giorni facciamo colazione con questi semplici, rustici muffin con zucca e cioccolato, con l'ignaro maschio alfa che li trangugia con somma soddisfazione. Sono buoni, molto cioccolatosi e la nota della zucca si percepisce appena. Soffici, nonostante non contengano burro, cosa che li rende pure leggeri e digeribili.
Diciamo la verità: ce ne fossero di streghe come me!
MUFFIN ZUCCA e CIOCCOLATO
Ingredienti (per 6 muffin):
80 g farina 00
80 g farina integrale
1 uovo
75 g zucchero di canna
100 g zucca sbucciata
60 ml olio di semi di girasole
40 ml latte
1/2 cucchiaino bicarbonato
un pizzico di sale
100 g cioccolato fondente
In una ciotola mescolare le farine, il bicarbonato e il sale. Tritare la zucca nel mixer.
Con l'aiuto di una frusta elettrica montare leggermente l'uovo con lo zucchero (meglio se di canna: dona un aroma particolare al muffin) e l'olio di semi. Aggiungere il latte e la zucca tritata continuando a mescolare.
Aggiungere le farine con il bicarbonato e il sale e amalgamare velocemente. Non impastare troppo a lungo altrimenti il dolce perde in sofficità. Spezzettare il cioccolato a scaglie, infarinarle leggermente (in modo che restino in sospensione nell'impasto) e incorporarle velocemente all'impasto. Riempire i pirottini da muffin per circa 2/3 e infornare a 190°C per 30 minuti. Fare comunque la prova stecchino prima di sfornare.
Lasciare raffreddare e gustare con una buona tazza di thè caldo.
Buon appetito!