In casa del maschio alfa il sabato a pranzo è tradizione consolidata negli anni mangiare il pollo arrosto preso sempre dal solito, fidato pollivendolo, al mercato di paese. Io mi sono adeguata in fretta a questa abitudine: in fondo mi consente di riposarmi un po', stanca, dopo una settiman di lavoro, e di non dover ripulire la cucina dopo pranzo. L'unico inconveniente è che mangiare sempre la stessa pietanza, settimana dopo settimana, mi annoia tantissimo. E allora ho iniziato a variare i contorni: patatine, insalata, pomodori, carote.....però il pollo restava pur sempre lo stesso.
Oggi non ne avevo alcuna voglia ma la pigrizia mi ha fatto acconsentire al solito pollo, solo che stavolta mi faceva tristezza, lì da solo nel piatto, un po' rinsecchito e freddo. Lasciarlo per poi buttarlo? Opzione non contemplabile. E poi comunque avevo una fame!
Mi sono ingegnata. Ho aperto il frigo e ho recuperato alcuni rimasugli: una falda di peperone, un avanzo di salsa di yoghurt, le ultime foglie di insalata, una piadina precotta. Che cosa ne ho fatto? Ecco qua!
Un po' kebab, un po' taco, senza essere nessuno dei due! Se questo non è un modo spettacolare di riciclare il pollo non so più cosa inventarmi! Non sembrava nemmeno lo stesso: mi sono sentita un genio! (Piccole soddisfazioni)
RICICLO di POLLO ARROSTO
Ingredienti (per una persona):
Petto di pollo arrosto
1 cipollotto fresco
1 falda di peperone (rosso)
tabasco
alcune foglie di insalata
salsa di yoghurt
1 piadina precotta
Tagliare a listarelle il peperone e cuocerlo per una decina di minuti su una piastra aderente molto calda, senza olio. Durante la cottura irrorare con gocce di tabasco (quantità a piacere: io ne ho usato parecchio perchè mi piace il sapore piccante coi peperoni) mescolando continuamente. Scaldare la piadina su una piastra antiaderente calda, un minuto per lato. Tagliare a fettine sottili il cipollotto e sfilacciare il petto di pollo (o una qualunque altra parte di questo povero volatile). Farcire la piadina ancora calda spalmandola con un po' di salsa di yoghurt (io la preparo con yoghurt bianco magro, poco olio evo, sale, pepe nero, aglio ed erbette fresche tritate a piacere come erba cipollina, prezzemolo, basilico, mentuccia...), poi disporre qualche foglia di insalata, il pollo sfilacciato, il cipollotto e i peperoni piccanti. Abbondare eventualmente con salsa di yoghurt, arrotolare la piadina e mangiare immediatamente.
Buon appetito!
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sabato 29 giugno 2013
giovedì 27 giugno 2013
Estate (Kefta di manzo)
Finalmente. Dopo un interminabile inverno e una primavera a dir poco traballante, è arrivata. Per me è il periodo più bello dell'anno. Le giornate sono lunghe, c'è luce fino alle 9 di sera e io mi sento piena di energie: riesco a fare mille cose senza sentirmi stanca. E' tempo di mare, piscina, passeggiate, tornei di beach volley, vestiti leggeri, sandali e barbecue. Barbecue...una delle mie grandi passioni. Già altre volte ho professato il mio incondizionato amore per la rosticciana alla brace ma è pur vero che qualunque cosa, cucinata in questo modo, acquista più sapore, a partire dal semplice petto di pollo. E allora via con bruschette, verdure, bistecche, salsicce e chi più ne ha più ne metta! La cosa divertente sta proprio nel poter variare ogni volta gli ingredienti e l'odore che proviene dalla griglia, secondo me, è uno degli emblemi di questa magnifica stagione. Io e il maschio alfa sono già 3 settimane che nel weekend ci dedichiamo all'arte del barbecue in giardino!!!
La scorsa settimana mi sentivo in vena di sperimentare, così ho consultato un libro di ricette al barbecue regalatomi da una cara amica a Natale. Potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di un barbecue un po' etnico e speziato? Giammai!
Ecco da dove arriva l'idea di questi spiedini che sembrano salsicce ma sono speziati e a base di manzo: per un barbecue alternativo e, tra l'altro, anche piuttosto economico!
SPIEDINI di KEFTA di MANZO
Ingredienti (per 6-7 spiedini):
600 g macinato di manzo
1 cipolla rossa grande
2 spicchi d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo
1 peperoncino rosso (per me secco ma fresco penso sarebbe meglio)
1 pezzo di ginger
semi di cumino
semi di coriandolo
cannella in polvere
noce moscata
2 chiodi di garofano
olio evo
La scorsa settimana mi sentivo in vena di sperimentare, così ho consultato un libro di ricette al barbecue regalatomi da una cara amica a Natale. Potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di un barbecue un po' etnico e speziato? Giammai!
Ecco da dove arriva l'idea di questi spiedini che sembrano salsicce ma sono speziati e a base di manzo: per un barbecue alternativo e, tra l'altro, anche piuttosto economico!
SPIEDINI di KEFTA di MANZO
Ingredienti (per 6-7 spiedini):
600 g macinato di manzo
1 cipolla rossa grande
2 spicchi d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo
1 peperoncino rosso (per me secco ma fresco penso sarebbe meglio)
1 pezzo di ginger
semi di cumino
semi di coriandolo
cannella in polvere
noce moscata
2 chiodi di garofano
olio evo
Amido di mais
sale, pepe nero
In un mortaio pestare bene fino a ridurre in polvere un cucchiaio di semi di cumino, un cucchiaino di semi di coriandolo e i chiodi di garofano. Tritare la cipolla sbucciata, l'aglio anch'esso sbucciato, il prezzemolo, il ginger (senza corteccia) e il peperoncino privato dei semi. Mescolare il trito con il macinato di manzo e le spezie pestate. Aggiungere anche una punta di cucchiaino di cannella in polvere e una generosa grattugiata di noce moscata. Personalmente non esagero con la cannella, che non amo molto nei piatti salati. Poi salare, pepare, aggiungere un cucchiaio abbondante di amido di mais (per rendere l'impasto più compatto) e impastare il composto per legare bene gli ingredienti. L'impasto può essere preparato anche con qualche ora di anticipo in modo che il tutto si insaporisca bene bene. Bagnare le mani e formare 6-7 salsicce, infilarle sugli spiedini e spennellare con olio evo. Meglio lasciarle almeno 30 minuti in frigo in modo che si rapprendano un pò. ATTENZIONE: per fare in modo che gli spiedini di legno non si brucino sulla brace, immergerli un paio d'ore nell'acqua prima di infilzarvi le salsicce.
Preparare il barbecue. Un consiglio: per accendere il fuoco su cui poi si dovrà cuocere la carne, meglio non utilizzare prodotti chimici (tipo diavolina) ma solo carta, cartone e legna non trattata, che non rilasciano cattivi odori e sostanze nocive.
Scaldare la griglia ad altezza media sulla fiamma e, quando le braci saranno vive ma senza fiamme, disporre gli spiedini. Lasciare cuocere 5 minuti, poi girarli (con attenzione: quando la carne non è ancora cotta è molto morbida e lo spiedino potrebbe fuoriuscire) e proseguire la cottura per altri 5 minuti. Sono pronti quando è rimasto impresso il segno della griglia bruciacchiato. Servire immediatamente.
Buon appetito!
sale, pepe nero
In un mortaio pestare bene fino a ridurre in polvere un cucchiaio di semi di cumino, un cucchiaino di semi di coriandolo e i chiodi di garofano. Tritare la cipolla sbucciata, l'aglio anch'esso sbucciato, il prezzemolo, il ginger (senza corteccia) e il peperoncino privato dei semi. Mescolare il trito con il macinato di manzo e le spezie pestate. Aggiungere anche una punta di cucchiaino di cannella in polvere e una generosa grattugiata di noce moscata. Personalmente non esagero con la cannella, che non amo molto nei piatti salati. Poi salare, pepare, aggiungere un cucchiaio abbondante di amido di mais (per rendere l'impasto più compatto) e impastare il composto per legare bene gli ingredienti. L'impasto può essere preparato anche con qualche ora di anticipo in modo che il tutto si insaporisca bene bene. Bagnare le mani e formare 6-7 salsicce, infilarle sugli spiedini e spennellare con olio evo. Meglio lasciarle almeno 30 minuti in frigo in modo che si rapprendano un pò. ATTENZIONE: per fare in modo che gli spiedini di legno non si brucino sulla brace, immergerli un paio d'ore nell'acqua prima di infilzarvi le salsicce.
Preparare il barbecue. Un consiglio: per accendere il fuoco su cui poi si dovrà cuocere la carne, meglio non utilizzare prodotti chimici (tipo diavolina) ma solo carta, cartone e legna non trattata, che non rilasciano cattivi odori e sostanze nocive.
Scaldare la griglia ad altezza media sulla fiamma e, quando le braci saranno vive ma senza fiamme, disporre gli spiedini. Lasciare cuocere 5 minuti, poi girarli (con attenzione: quando la carne non è ancora cotta è molto morbida e lo spiedino potrebbe fuoriuscire) e proseguire la cottura per altri 5 minuti. Sono pronti quando è rimasto impresso il segno della griglia bruciacchiato. Servire immediatamente.
Buon appetito!
domenica 16 giugno 2013
Sushi a colazione (Rose intergrali con cipolla e ginger)
Dopo l'incazzatura dello scorso post torno a parlare del mio viaggio giapponese.
E' ovvio che per una fissata del cibo etnico, come me, la parte gastronomica ha costituito un'attrattiva irresistibile, tanto più che si tratta di una delle cucine più celebrate negli ultimi anni. Si sa che io sono una persona "di bocca buona", come si suole dire dalle mie parti: non mi tiro mai indietro, mi piace provare di tutto e, fino ad ora, non mi ero mai rifiutata di assaggiare qualcosa. Ho persino mangiato di gusto le uova sode nere dopo la cottura nelle acque sulfuree di Hakone!
Poi ci sono stati momenti esaltanti a base di ramen, tempura e sushi. Eccone alcuni esempi:
E poi notevoli esempi di cucina da strada come polpette di polpo,
e okonomiyaki, una sorta di frittata con noodles, cavolo, bacon, cipolla, uovo, le immancabili sfoglie di pesce essiccate e dio solo sa cos'altro (si vedono sempre nei cartoni animati: ricordo che le preparava il babbo di Kiss me Licia!)).
Ora, non per vantarmi (o un pochino magari si) ma il sushi era così buono e così a buon mercato che ne ho fatto delle incredibili scorpacciate, cosciente che in Italia non mi ricapiterà di mangiarne di così eccellente qualità (e quantità). Ne sono talmente ghiotta che, dopo l'imperdibile visita mattutina all'enorme e strabiliante mercato del pesce, dove ho visto cozze grandi quanto un tavolino da salotto (giuro che non sto esagerando!), pesci, molluschi e mitili di ogni forma e dimensione tanto che sembrava di essere finita a bordo del Nautilus, non ho potuto fare a meno di concedermi una lauta colazione a base di enormi maki, acquistati direttamente da una bancarella, come è in uso fare a Tokyo. Fantastico!
Poi ci sono stati altri momenti, decisamente meno esaltanti, in cui ho avuto la sensazione di essere finita nel film di Indiana Jones in cui deve mangiare serpenti e scarafaggi...beh, non eravamo proprio a quei livelli ma è tanto per rendere l'idea. Una sera ci siamo recati in un ristorantino molto tipico vicino al nostro albergo: si mangiava inginocchiati per terra, sulle stuoie di vimini (tatami), senza scarpe. Il locale era interamente rivestito di legno: tutto molto bello, molto caratteristico, molto giapponese. Unica pecca, il menù, che per i poveri sventurati forestieri, comprendeva solo pochi piatti, tutti a base di un ignoto pescetto chiamato Douzen (se qualcuno sa di che pesce si tratta, lo prego di farmelo sapere). In quel momento non mi sono preoccupata: a me il pesce piace. La situazione è decisamente cambiata quando è arrivato il primo piatto ordinato dal maschio alfa: pensava di aver ordinato dei pesciolini fritti e invece....si è trovato di fronte, si, un piatto di fritto, ma di lische di pesce!!! E la polpa del pesce che fine aveva fatto????
Alla vista delle lische fritte mi sono arresa: non riesco nemmeno a sopportare il pensiero di averle in bocca (anche se chi l'ha assaggiate ha detto che sono state la pietanza più buona della serata: sapevano di sardina fritta!) figuriamoci sgranocchiarle come fossero patatine! Il maschio alfa ha trangugiato tutto di gran gusto: la prossima volta che a casa si rifiuta di mangiare zucchine e melanzane gli ricorderò queta serata!
Ma non è finita qui. Finalmente arriva la pietanza principale: tutti hanno preso una sorta di frittata con questi famigerati filetti di pesce; io, avventurosa, mi sono vista servire (su un fantastico bracere di legno) un tegame pieno di pescetti. Erano piuttosto grandi, troppo grandi, interi e stavano ancora cuocendo. Noto che non sono eviscerati: ORRORE!!! Ho a mia disposizione solo un paio di bacchette: riesco solo a staccare la testa e a ingoiarli praticamente interi....Un saporaccio! Amari, grassi, nemmeno perfettamente cotti. Per i giapponesi potranno essere una prelibatezza (e l'afflusso di gente al risotrante lo confermava) ma per me erano rivoltanti!
Non parliamo poi dei dolci! Personalmente non condivido la passione per tutte quelle consistenze gelatinose e gommose, soprattutto se dadi di agar agar vengono nascosti nel gelato!
Insomma: la fame è una brutta bestia, che ti spinge a mangiare cose che non avresti immaginato. Adesso l'ho capito.
Per mettere pace tra Oriente e Occidente un po' di cucina "fusion": una italianissima focaccia con un pizzico orientale nella farcitura, preparata con il mio fidato licoli (anche se non ne parlo spesso siamo diventati amici) e apprezzata da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di assaggiarla. Da leccarsi anche le orecchie!
ROSE INTEGRALI con CIPOLLA e GINGER
Ingredienti:
2 grosse cipolle dorate
zenzero fresco (a piacere: per me un pezzo bello grosso)
160 g licoli (rinfrescato 3 volte)
250 g farina 00
200 g farina integrale
circa 200 ml acqua
olio evo
sale, pepe nero
Mettere il licoli nella ciotola dell'impastatrice insieme alle due farine e iniziare a impastare (io uso il gancio) a bassa velocità. Aggiungere l'acqua a poco a poco e un cucchiaino di sale. Impastare per 15-20 minuti. Secondo le farine che si usano l'impasto può risultare più o meno morbido: se è troppo morbido aggiungere poca farina, se troppo duro, pochissima acqua. L'impasto può essere preparato anche a mano ma decisamente ci vuole più olio di gomito e più tempo. Porre l'impasto in una ciotola, incidere a croce e far lievitare in luogo tiepido 2-3 ore (io tengo questi impasti nel forno spento con la luce accesa che scalda leggermente).
Affettare finemente le cipolle sbucciate, tritare lo zenzero e rosolare il tutto in una padella con 2 cucchiai di olio evo per una decina di minuti. Aggiustare di sale e pepe e lasciare raffreddare.
Stendere l'impasto su un piano infarinato a uno spessore di circa 2-3 mm e distribuirvi le cipolle allo zenzero, arrotolare e tagliare delle fette di circa 5 cm. Distribuire le fette ottenute in una tortiera unta precedentemente, a bordi alti e di circa 28 cm di diametro. Coprire con un panno e lasciare lievitare ancora per 6-8 (per me una notte intera) ore in luogo tiepido (il solito forno spento andrà benissimo). Cuocere in forno caldo a 190°C per circa 30 minuti (io aspetto fino a che la superficie non si colora leggermente). Lasciare raffreddare e servire. E' buonissima e si conserva soffice per diversi giorni!
Buon appetito!
E' ovvio che per una fissata del cibo etnico, come me, la parte gastronomica ha costituito un'attrattiva irresistibile, tanto più che si tratta di una delle cucine più celebrate negli ultimi anni. Si sa che io sono una persona "di bocca buona", come si suole dire dalle mie parti: non mi tiro mai indietro, mi piace provare di tutto e, fino ad ora, non mi ero mai rifiutata di assaggiare qualcosa. Ho persino mangiato di gusto le uova sode nere dopo la cottura nelle acque sulfuree di Hakone!
Poi ci sono stati momenti esaltanti a base di ramen, tempura e sushi. Eccone alcuni esempi:
E poi notevoli esempi di cucina da strada come polpette di polpo,
e okonomiyaki, una sorta di frittata con noodles, cavolo, bacon, cipolla, uovo, le immancabili sfoglie di pesce essiccate e dio solo sa cos'altro (si vedono sempre nei cartoni animati: ricordo che le preparava il babbo di Kiss me Licia!)).
Ora, non per vantarmi (o un pochino magari si) ma il sushi era così buono e così a buon mercato che ne ho fatto delle incredibili scorpacciate, cosciente che in Italia non mi ricapiterà di mangiarne di così eccellente qualità (e quantità). Ne sono talmente ghiotta che, dopo l'imperdibile visita mattutina all'enorme e strabiliante mercato del pesce, dove ho visto cozze grandi quanto un tavolino da salotto (giuro che non sto esagerando!), pesci, molluschi e mitili di ogni forma e dimensione tanto che sembrava di essere finita a bordo del Nautilus, non ho potuto fare a meno di concedermi una lauta colazione a base di enormi maki, acquistati direttamente da una bancarella, come è in uso fare a Tokyo. Fantastico!
Poi ci sono stati altri momenti, decisamente meno esaltanti, in cui ho avuto la sensazione di essere finita nel film di Indiana Jones in cui deve mangiare serpenti e scarafaggi...beh, non eravamo proprio a quei livelli ma è tanto per rendere l'idea. Una sera ci siamo recati in un ristorantino molto tipico vicino al nostro albergo: si mangiava inginocchiati per terra, sulle stuoie di vimini (tatami), senza scarpe. Il locale era interamente rivestito di legno: tutto molto bello, molto caratteristico, molto giapponese. Unica pecca, il menù, che per i poveri sventurati forestieri, comprendeva solo pochi piatti, tutti a base di un ignoto pescetto chiamato Douzen (se qualcuno sa di che pesce si tratta, lo prego di farmelo sapere). In quel momento non mi sono preoccupata: a me il pesce piace. La situazione è decisamente cambiata quando è arrivato il primo piatto ordinato dal maschio alfa: pensava di aver ordinato dei pesciolini fritti e invece....si è trovato di fronte, si, un piatto di fritto, ma di lische di pesce!!! E la polpa del pesce che fine aveva fatto????
Alla vista delle lische fritte mi sono arresa: non riesco nemmeno a sopportare il pensiero di averle in bocca (anche se chi l'ha assaggiate ha detto che sono state la pietanza più buona della serata: sapevano di sardina fritta!) figuriamoci sgranocchiarle come fossero patatine! Il maschio alfa ha trangugiato tutto di gran gusto: la prossima volta che a casa si rifiuta di mangiare zucchine e melanzane gli ricorderò queta serata!
Ma non è finita qui. Finalmente arriva la pietanza principale: tutti hanno preso una sorta di frittata con questi famigerati filetti di pesce; io, avventurosa, mi sono vista servire (su un fantastico bracere di legno) un tegame pieno di pescetti. Erano piuttosto grandi, troppo grandi, interi e stavano ancora cuocendo. Noto che non sono eviscerati: ORRORE!!! Ho a mia disposizione solo un paio di bacchette: riesco solo a staccare la testa e a ingoiarli praticamente interi....Un saporaccio! Amari, grassi, nemmeno perfettamente cotti. Per i giapponesi potranno essere una prelibatezza (e l'afflusso di gente al risotrante lo confermava) ma per me erano rivoltanti!
Non parliamo poi dei dolci! Personalmente non condivido la passione per tutte quelle consistenze gelatinose e gommose, soprattutto se dadi di agar agar vengono nascosti nel gelato!
Insomma: la fame è una brutta bestia, che ti spinge a mangiare cose che non avresti immaginato. Adesso l'ho capito.
Per mettere pace tra Oriente e Occidente un po' di cucina "fusion": una italianissima focaccia con un pizzico orientale nella farcitura, preparata con il mio fidato licoli (anche se non ne parlo spesso siamo diventati amici) e apprezzata da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di assaggiarla. Da leccarsi anche le orecchie!
ROSE INTEGRALI con CIPOLLA e GINGER
Ingredienti:
2 grosse cipolle dorate
zenzero fresco (a piacere: per me un pezzo bello grosso)
160 g licoli (rinfrescato 3 volte)
250 g farina 00
200 g farina integrale
circa 200 ml acqua
olio evo
sale, pepe nero
Mettere il licoli nella ciotola dell'impastatrice insieme alle due farine e iniziare a impastare (io uso il gancio) a bassa velocità. Aggiungere l'acqua a poco a poco e un cucchiaino di sale. Impastare per 15-20 minuti. Secondo le farine che si usano l'impasto può risultare più o meno morbido: se è troppo morbido aggiungere poca farina, se troppo duro, pochissima acqua. L'impasto può essere preparato anche a mano ma decisamente ci vuole più olio di gomito e più tempo. Porre l'impasto in una ciotola, incidere a croce e far lievitare in luogo tiepido 2-3 ore (io tengo questi impasti nel forno spento con la luce accesa che scalda leggermente).
Affettare finemente le cipolle sbucciate, tritare lo zenzero e rosolare il tutto in una padella con 2 cucchiai di olio evo per una decina di minuti. Aggiustare di sale e pepe e lasciare raffreddare.
Stendere l'impasto su un piano infarinato a uno spessore di circa 2-3 mm e distribuirvi le cipolle allo zenzero, arrotolare e tagliare delle fette di circa 5 cm. Distribuire le fette ottenute in una tortiera unta precedentemente, a bordi alti e di circa 28 cm di diametro. Coprire con un panno e lasciare lievitare ancora per 6-8 (per me una notte intera) ore in luogo tiepido (il solito forno spento andrà benissimo). Cuocere in forno caldo a 190°C per circa 30 minuti (io aspetto fino a che la superficie non si colora leggermente). Lasciare raffreddare e servire. E' buonissima e si conserva soffice per diversi giorni!
Buon appetito!